
Chiuse le indagini sul poliziotto ucciso a Palermo nell’89: la parte civile chiede ai pm di incriminare Aiello indicato dai pentiti come il killer dei Servizi e due boss
Gli approfondimenti ordinati nel giugno del 2015 dal giudice Maria Pino, che aveva rigettato la richiesta di archiviazione concedendo altri sei mesi di tempo per nuove verifiche, sono stati eseguiti. E ora i termini dell’indagine preliminare sull’uccisione dell’agente Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio, assassinati il 5 agosto 1989, sono scaduti. Ma la Procura di Palermo ancora non si muove. E così il difensore di parte civile, l’avvocato Fabio Repici, ha inviato una memoria ai pm Vittorio Teresi, Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia (gli stessi del pool Stato-mafia) sollecitandoli ad “assumere le determinazioni conclusive”. Cioè? “Esercitare l’azione penale nei confronti degli indagati, previa emissione dell’avviso di conclusione delle indagini”.
A 27 anni dal duplice delitto di Villagrazia di Carini, nel mirino delle indagini c’è l’ex poliziotto Giovanni Aiello, detto “Faccia di Mostro” e ci sono i mafiosi Gaetano Scotto e Salvino Madonia, boss di Resuttana. Proprio sul loro ruolo si sono concentrati i nuovi accertamenti espletati dai pm nell’ultimo anno: il pentito Vito Galatolo ha riscontrato il collaboratore Vito Lo Forte “sui rapporti tra Scotto ed esponenti della polizia di Stato e dei servizi di sicurezza”. Poi a febbraio scorso, in un confronto all’americana nell’aula bunker dell’Ucciardone, Vincenzo Agostino ha riconosciuto Aiello come l’uomo che venne in motocicletta a cercare suo figlio pochi giorni prima dell’omicidio. “È lui!”, ha urlato l’anziano padre, prima di perdere i sensi per un malore. E ora? Tutte le sollecitazioni investigative pronunciate dal gip, scrive Repici nella sua memoria, “hanno trovato conferma piena: non resta che procedere con la richiesta di un processo”.