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Stragi e Depistaggi: Il Filo Nero che Lega la Storia d’Italia

9/11/2025 – Si è tenuto il 7 novembre sera presso il Comune di Lacchiarella, grazie all’ospitalità della sindaca Antonella Violi e all’organizzazione dell’associazione Peppino Impastato Adriana Castelli di Milano, un incontro cruciale intitolato “Stragi e Depistaggi”.

Il dibattito, moderato da Angelo Garavaglia Fragetta del direttivo del Movimento delle Agende Rosse, ha messo in luce una realtà scomoda e costante nella storia italiana: l’inscindibile legame tra le stragi e le manovre di depistaggio. Ospiti d’eccezione, il Generale dei Carabinieri Michele Riccio (che preferisce essere ricordato come Colonnello) e Brizio Montinaro, fratello di Antonio Montinaro, vittima della strage di Capaci. Riccio e Montinaro hanno tracciato un percorso storico che smaschera l’esistenza di una “strategia parallela” e di uno “stato deviato”.

La Ricerca della Verità: Il Coordinamento dei Familiari

Brizio Montinaro non è solo un familiare di vittima, ma un instancabile ricercatore di verità. Ha evidenziato come le stragi italiane non siano episodi criminali isolati, ma siano tutte collegate da un “filo nero”.

Per la prima volta nella storia, le famiglie delle vittime si sono unite in un coordinamento storico che include, tra gli altri, i parenti delle stragi di Capaci, Via D’Amelio, Piazza della Loggia, Bologna, Brescia, Georgofili e dei treni Italicus e Rapido 904, dove il comune denominatore è la presenza dello stato deviato. Montinaro ha sottolineato con amarezza che, nonostante la rilevanza storica, questo coordinamento abbia ricevuto poca attenzione mediatica e sia rimasto inascoltato da istituzioni come la Commissione Antimafia e il Presidente Mattarella.

Montinaro ha approfondito il contesto storico delle deviazioni, partendo da lontano:

  1. Le Radici Geopolitiche: La madre di tutte le stragi, Portella della Ginestra (1947), avvenuta subito dopo la Costituzione, fu un momento critico in cui la vittoria della sinistra in Sicilia non era tollerata a livello geopolitico. Questo scenario era stato preparato anni prima con il “The Sicily Project” (1942), guidato dal Generale Donovan (OSS – Office of Strategic Services / CIA – Central Intelligence Agency), che tirò fuori di prigione Lucky Luciano per preparare il terreno politico in Sicilia.
  2. La Falange Armata: Montinaro fa parte anche dell’associazione dei familiari delle vittime della Falange Armata, un fenomeno complesso che produsse circa 1500 comunicati tra il 1990 e il 1994. I suoi membri sono soggetti trasversali provenienti in parte dai servizi e dalle forze armate, definiti “orfani dell’abbattimento del muro di Berlino”. La sua nascita coincide con l’omicidio di Umberto Mormile (1990), ucciso dopo aver scoperto che i servizi segreti contattavano detenuti all’interno delle struttura carcerarie. La nascita della Falange Armata coincide con la dichiarazione dell’esistenza di Gladio da parte dall’allora Capo del Governo Giulio Andreotti. Montinaro ha specificato che in parallelo a Gladio esisteva anche un’altra struttura chiamata “L’Anello”.
  3. Salvatore Giuliano e l’OSS: Montinaro ha menzionato la convinzione, supportata da documenti desecretati, che il bandito Salvatore Giuliano fosse in realtà un uomo dell’OSS, addestrato dai servizi.
  4. Piano Caos: Montinaro ha citato il manuale del “Piano Caos” (Generale Westmoreland, 1963), trovato nella valigetta della figlia di Licio Gelli nel 1981. Questo manuale descrive la strategia per attivare una “guerra non ortodossa” nei paesi occidentali, infiltrandosi in gruppi terroristici di destra e, se necessario, anche in quelli di estrema sinistra, dimostrando che gli eventi apparivano come fatti singoli ma erano in realtà pianificati.
  5. Consorzio Mafioso e Piazza Fontana: Montinaro ha ricordato che il primo consorzio tra le varie strutture mafiose in Italia fu strutturato nel 1969 a Montalto, in Calabria, in concomitanza con la strage di Piazza Fontana.

La Strategia Parallela e il Tradimento dello Stato

Il Generale Michele Riccio, protagonista della lotta al terrorismo e coautore assieme ad Anna Vinci del libro La strategia parallela, ha raccontato la sua esperienza sul campo, che lo ha portato a scontrarsi con il tradimento di una parte dello Stato.

Riccio, formatosi con il culto dello Stato, ha subito un profondo trauma emotivo e professionale nel rendersi conto che alcuni settori della sua stessa Arma erano vicina ad ambienti dell’eversione di destra e che persone che dovevano essere fedeli alle istituzioni avevano in realtà “altri interessi”. La sua carriera lo ha portato a toccare con mano l’esistenza di un progetto duraturo, che ha condizionato la vita italiana, rendendola succube della politica americana.

Secondo Riccio, gli interessi americani hanno risvegliato la Massoneria americana (con logge madri in Italia come P2 e Camea) per penetrare il tessuto nazionale e assicurare una politica fedele. Le stragi (come quelle della Strategia della Tensione negli anni ’70) servivano a creare terrore, a destabilizzare per stabilizzare, e a consolidare chi governava in quel momento in linea con gli interessi d’oltreoceano.

I Depistaggi Strategici

Il convegno ha toccato esempi concreti di manipolazione della verità:

  • Il Caso Avola: Si è discusso del pentito Maurizio Avola, la cui testimonianza sulla strage di Via D’Amelio (recentemente ritenuta non credibile dal GIP di Caltanissetta Santi Bologna) serviva ad allontanare i sospetti dai veri artificieri. Montinaro ha trovato particolarmente grave e “scandaloso” che un giornalista navigato come Michele Santoro si sia attivato per pubblicare un libro basato sulle dichiarazioni di Maurizio Avola.
  • La Morte di Moro: Riccio ha rivelato come le Brigate Rosse fossero già infiltrate dal SID (Servizio Informazioni Difesa). La morte di Aldo Moro fu voluta per un “ok americano”, poiché Moro aveva iniziato a dialogare con gli estremisti palestinesi. Durante il ritrovamento del memoriale di Moro nel covo di Monte Nevoso, parti cruciali del documento (circa 50 pagine su Gladio) furono fatte sparire da uomini dei servizi segreti (come il Colonnello Marrocco). Queste pagine furono ritrovate solo anni dopo, nascoste dietro un termosifone.
  • La Gestione di Ilardo e Provenzano: il caso più drammatico è quello di Luigi Ilardo, un mafioso di altissimo livello e deciso a collaborare. Ilardo avrebbe potuto essere potenzialmente un collaboratore più devastante di Buscetta, avendo operato ai vertici di Cosa Nostra dal 1972. Ilardo confermò a Riccio che la strategia di deviazione coinvolgeva servizi segreti, massoneria, politici e destra eversiva. In un momento drammatico, Ilardo accusò direttamente l’allora colonnello Mori: “Certi attentati che noi abbiamo commesso in realtà siete stati voi a farceli commettere”. Nonostante la sua potenzialità (aveva fornito informazioni fondamentali che portarono all’arresto di importanti capi mafiosi), l’operazione per catturare Bernardo Provenzano tramite Ilardo (usando un tracciatore GPS) fu bloccata da Mori. Poco dopo, Ilardo fu ucciso, dopo che il ROS (Reparto Operativo Speciale dei Carabinieri) fece recapitare il suo differimento pena a casa della cugina, moglie del boss Madonia, anziché nell’abitazione usuale. Ciò accadde nei giorni stessi in cui era stata messa in giro la voce che c’era una talpa all’interno dell’organizzazione. Riccio ha testimoniato poi che le sue relazioni di servizio (20 documenti con nomi e dettagli sulla politica, inclusi contatti tra Cosa Nostra e Forza Italia) furono fatte sparire dal ROS, ma furono salvate grazie a copie di backup.
  • Capaci e Via D’Amelio: le stragi del ’92 furono caratterizzate da depistaggi, come l’episodio delle “cicche” a Capaci, ideate per confondere il luogo esatto di attivazione della bomba, e il depistaggio di Vincenzo Scarantino, perpetrato per anni da uomini dello Stato. Si è anche discusso del ruolo di Stefano Delle Chiaie (rappresentante dell’eversione di destra), la cui presenza in Sicilia prima di Capaci fu riferita al giudice Paolo Borsellino dal pentito Alberto Lo Cicero.

Il Generale Riccio ha concluso ricordando che l’azione investigativa in Italia è stata troppo spesso inquinata, condizionata e controllata per impedire che determinate verità venissero scoperte o per gestirle a piacimento di chi si è arrogato il diritto di essere lo Stato. Montinaro ha sottolineato che l’oggettività storica dei fatti è spesso tradita dalla verità giuridica, lasciando un pesante strascico di solitudine e dolore nelle famiglie delle vittime, costrette a subire una “tragedia nella tragedia”.

Questo sistema di stragi, depistaggi e ingerenze esterne, in cui le verità scompaiono o vengono gestite, può essere visto come una matrioska di menzogne: ogni volta che si apre una bambola, credendo di aver raggiunto la verità, se ne trova un’altra più piccola e ingannevole all’interno, orchestrata da mani invisibili che controllano il gioco dall’alto.

Ha voluto concludere Montinaro leggendo alcune righe del libro di Riccio:
Sarebbe stato tempo perduto se non avessimo accumulato esperienze, se non avessimo vissuto, se non avessimo fatto qualcosa, come abbiamo tentato di fare, Anna e io, anche con questo libro. Si dice che alle volte sia un bene dimenticare, ma io non ne sono convinto, credo che sia invece importante ricordare quello che è accaduto per impedire che altri per convenienza tentino di modificare la realtà. Tutto ciò è parte di un’esistenza responsabile”

Movimento Agende Rosse