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Salvatore Borsellino: ‘Paolo fu ucciso perché non potesse dire più niente’

25 febbraio 2025 – Salvatore Borsellino, presidente del Movimento Agende Rosse, sarà il prossimo 13 marzo a Siena (sala Italo Calvino del Santa Maria della Scala) per partecipare alla rassegna “Pagine di legalità”, l’evento patrocinato dal Comune di Siena con i protagonisti della lotta alle Mafie. I principali protagonisti (magistrati, giornalisti, scrittori) incontreranno la cittadinanza senese presentando i loro libri e portando la loro esperienza e testimonianza. Un contributo fondamentale per aiutare a fare chiarezza su tematiche troppo spesso non sufficientemente trattate dalla stessa stampa, o fatte addirittura oggetto di mistificazione: “Iniziative come la rassegna senese – ha detto Borsellino in esclusiva al Corriere di Siena – hanno un valore importantissimo. E’ fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo al tema della mafia e della criminalità organizzata. Purtroppo, si spendono molte parole su questi argomenti, ma la realtà sembra andare in direzione opposta. Negli ultimi anni ci sono state molte iniziative volte a contrastare la malavita comune, ma non si è prestata la stessa attenzione alla grande criminalità, quella delle mafie. Contro la corruzione, gli abusi di potere, la penetrazione nei meccanismi del potere si tende ormai a spuntare le armi della magistratura che sono state date dall’opera di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.

Come?

Ad esempio attraverso la riforma dell’ergastolo ostativo oppure il 41 bis che è a rischio per l’affollamento delle carceri. I politici a parole si ispirano a Borsellino, invece tutta la struttura per contrastare la mafia viene demolita a poco a poco.

Il procuratore Tescaroli, proprio a Siena, ha detto che è necessario estendere agli stranieri le norme dei collaboratori di giustizia e che oggi le mafie si avvalgono di cinesi, albanesi, nigeriani. Insomma, ci troviamo di fronte ad una criminalità diversa da quella delle stragi di Capaci e via D’Amelio?

E’ vero quello che sostiene il procuratore Tescaroli ed è vero che la mafia è cambiata. La spinta a collaborare come accaduto con Brusca ed altri si sta annullando. Nel momento in cui è stato smantellato l’ergastolo ostativo tutto è cambiato. Oggi i mafiosi godono di permessi premio senza dichiarare la volontà di collaborare con la giustizia. Si stanno smussando le armi e nel contempo vengono limitate le possibilità per la magistratura, ad esempio le intercettazioni che sono sempre state fondamentali.

Cosa serve?

A mio avviso è necessario ripristinare i dispositivi del decreto Falcone e poi affrontare la lotta alla criminalità organizzata che oggi si avvale di strumenti nuovi. La mafia non è più quella di trent’anni fa, è vero. Prima era limitata al sud del nostro Paese, oggi non c’è regione in Italia che non sia stata colonizzata dalla grande criminalità attraverso strumenti sofisticati di penetrazione.

Se la mafia è cambiata, non servono altri strumenti di contrasto oltre al decreto Falcone?

Certo, ma assistiamo a poco a poco allo smantellamento dei dispositivi del decreto Falcone. Quel sistema di norme è ancora importante ed efficace. Ricordiamoci che il decreto Falcone venne presentato solo dopo la strage di Capaci e approvato solo dopo la strage di via D’Amelio grazie alla reazione pubblica e alla parte sana della politica. Dietro c’è un grande valore.

Poche settimane fa è nato il Coordinamento nazionale delle Associazioni delle vittime del terrorismo. Perché?

Il Coordinamento è una struttura su cui mi sono impegnato particolarmente molto perché ho sempre ritenuto che fosse necessario per avere e dare una voce comune, penetrante, decisa a tutte le associazioni e ai singoli familiari delle vittime legate al terrorismo e alle mafie. Sono ormai queste associazioni le uniche a combattere per arrivare a quella giustizia che ci è sempre stata negata e occultata. Avere una voce comune vuol dire essere più forti contro chi tende a banalizzare queste stragi che a mio avviso hanno tutte un’unica matrice. Il Coordinamento svolgerà una attività di divulgazione e informazione, a vigilare contro depistaggi, falsificazioni, mistificazioni. Lo faremo tutti insieme perché ripeto, la cronaca dello stragismo presenta chiari nessi e interconnessioni, rivelando come, in ogni episodio, taluni settori dello Stato abbiano frequentemente avuto un ruolo attivo in depistaggi, attività illecite e alterazioni delle prove.

Le manca suo fratello Paolo? Se oggi fosse qui cosa le direbbe?

Mio fratello mi manca tantissimo e soffro quando penso che fu ucciso perché non potesse più dire niente e che il suo messaggio venisse travisato. Anche oggi accade questo. Se lo avessi davanti gli chiederei scusa per non essere riuscito a ottenere quella verità e giustizia che non è mai arrivata e che nell’ultimo periodo si è purtroppo ancor più allontanata.

 

 

 

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