Proprio ieri la procura generale di Palermo ha chiesto il processo per i boss Antonino Madonia e Gaetano Scotto, e per Francesco Paolo Rizzuto accusato di favoreggiamento aggravato, quali esecutori materiali dell’omicidio di Nino Agostino, di sua moglie Ida Castelluccio e del figlio che aspettavano.
E la giornata del primo luglio coincide con il 31esimo anniversario di matrimonio di Nino e Ida. «Una coincidenza che fa venire un bel sorriso! – ha commentato l’avvocato Repici, legale della famiglia Agostino – La distanza dall’omicidio, 31 anni tra poco più di un mese, è invece il precipitato di una mole imponente di ‘depistaggi’ posti in essere da importanti esponenti istituzionali che hanno giocato contro la verità, la giustizia e la memoria di Nino e Ida».
Depistaggi che sono partiti da lontano. «Il primo – ha ricordato il legale – è avvenuto con la distruzione da parte dell’ispettore Paolilli degli appunti riservati del poliziotto Agostino. Successivamente il depistaggio assunse dimensioni enormi e scandalose con l’informativa di Arnaldo La Barbera che, a un mese dal duplice omicidio, lo classificò come ‘delitto passionale’».
L’avvocato ha poi ricordato che «i due boss imputati quali killer, Antonino Madonia e Gaetano Scotto, sono personaggi importantissimi nelle gerarchie di Cosa Nostra a causa del loro ruolo anfibio a metà tra mafia e apparati deviati dello Stato».
«La loro partecipazione al delitto – ha detto ancora i legale – è la prova che l’omicidio del poliziotto Agostino e della moglie è stato compiuto a mezzadria da Cosa Nostra e da infedeli rappresentanti istituzionali».
Un delitto, a parere di Repici, «marchiato da nefandezze commesse nel 1989, ma anche negli anni precedenti e successivi da settori della Polizia di Stato e del Sisde».
A dimostrare questa tesi, ha spiegato ancora il legale, è il nome che manca tra gli imputati. «Quello dell’ex poliziotto Giovanni Aiello, – ha detto – arruolato informalmente nei servizi segreti, e che manca solo a causa della sua morte».
«La celebrazione del processo è un bene prezioso donato dalla famiglia Agostino con i suoi sforzi a beneficio dell’intera nazione», ha concluso poi Repici.
Fonte: AGI
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