Di recente, nell’ambito di una rassegna fiorentina sull’archeologia, ho avuto occasione di fare una conferenza sui Musei accoglienti e inclusivi e sui progetti realizzati per abbattere tutte quelle barriere, architettoniche, cognitive, sensoriali, emozionali, che impediscono ad alcune persone, di accedere alla struttura, di fruirne gli spazi, di sentirsi parte attiva e pienamente rappresentati.
Partendo dal presupposto che il Museo ha una responsabilità educativa e sociale, mi sono sentita di fare una riflessione su ciò che è accaduto a Pisa e Firenze, con cariche e manganellate agli studenti, pochi giorni fa. Inclusione è la capacità di vivere insieme e rispettare e ascoltare le differenze, ma ha senso soltanto se non rimane una parola vuota. E qua per fortuna ci viene in aiuto il nostro faro, la Costituzione italiana, la quale, scritta in un momento in cui l’Italia era rasa al suolo dai bombardamenti, appena uscita dal fascismo e doveva essere ricostruita, sceglie di redigere l’art. 9 e ci ricorda che la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica; tutela il paesaggio e il patrimonio artistico e architettonico.
Poche parole scritte dai padri costituenti quando non si intendeva per cultura l’intrattenimento, il divertimento, lo svago ma si aveva consapevolezza che la cultura in una democrazia servisse a esercitare pienamente la cittadinanza e che in assenza di cultura tale diritto non fosse esercitabile; la cultura doveva essere al tempo stesso strumento di emancipazione popolare e strumento di liberazione personale. Proviamo a pensare alla definizione che ben conosciamo, di “tempo libero”, come tempo di liberazione e di costruzione del pensiero critico. Ed ecco che studenti che manifestano liberamente il proprio dissenso senza spranghe, senza caschi, senza passamontagna stanno esercitando non solo il diritto sancito dalla Costituzione all’art. 21 (diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero appunto), non solo l’art. 11 che ricorda che l’Italia ripudia la guerra, ma proprio e soprattutto l’articolo 9, quello che parla della cultura. E questo perché la cultura, insieme alla scuola che questi ragazzi frequentano, è uno spazio di costruzione del pensiero, che rende liberi e consapevoli di essere cittadini sovrani.
Riflettiamo sul fatto che l’unico segno di reattività democratica proviene dal mondo della scuola e, tuttavia, l’esercizio del diritto di manifestare viene ostacolato e soffocato con la violenza. Senza la cultura, senza la conoscenza, non si può esercitare il pensiero critico, non può migliorare la qualità della nostra vita. E allora, senza la libera circolazione del pensiero e del dissenso, la democrazia si assottiglia, si ammala.
Torniamo a far valere il progetto della Costituzione che ha all’interno già tutte le risposte. La Repubblica è fondata sull’istruzione, sulla cultura, per tutti, e quindi anche sul pensiero critico, sul dissenso, tale da impedire che il fascismo riparta. Quel concetto è stato tradito, la democrazia è in pericolo.
Francesca Bertini
Gruppo Agostino Catalano – Maremma