Alla Casa di Paolo è stato festeggiato il 4° compleanno della Casa mercoledì 17 luglio 2019
Riportiamo di seguito l’intervento tenuto da Salvatore Borsellino
di Redazione 19luglio1992.com
Roberta:
Alla Casa di Paolo ce ne sono tanti altri bambini. Quest’anno siamo arrivati alla cifra notevole di 42 bambini iscritti ai nostri laboratori. È un grande, grande traguardo. Dicevo poco fa a mio zio che la Casa di Paolo comincia a diventare un po’ piccolina. Dovremmo trovare il modo di allargarci perché di no non si dice a nessuno. Chiunque si presenti qui, qualunque bambino, deve essere accolto. È un grande traguardo e va sempre meglio, nel senso che cominciamo a sentirci sempre più parte integrante del tessuto sociale di questo quartiere. Infatti oggi, questa festa di compleanno è il modo per dire grazie a questo quartiere che ci ha “adottati” e ci fa sentire ogni giorno parte di loro.
Io vorrei che Salvatore venisse qui a dire due parole, ma prima di farlo venire qui lo volevo personalmente ringraziare perché lui mi ha fatto un regalo grandissimo, che è quello di avermi permesso, occupandomi di questo posto, di poter fare qualcosa per mio zio e poterlo fare con il sorriso. Perché questo è un posto felice. E io, grazie a lui, sono tornata a essere felice.
Salvatore:
Ma io sono felice anch’io di questa atmosfera di festa che c’è qui oggi in questa Casa. Perché di solito la festa la facciamo un altro giorno, la facciamo il 19 gennaio. Perché il 19 gennaio festeggiamo il compleanno di Paolo. Siccome invece purtroppo il 19 luglio dobbiamo lottare per la memoria di Paolo. Perché non è un giorno di ricordo. Il 19 luglio è un giorno di memoria e per me memoria ha il significato di lotta. Lotta perché a 27 anni di distanza ancora non c’è né verità né giustizia. Per questa verità e giustizia non solo per quello che riguarda Paolo Borsellino, ma per quello che riguarda Giovanni Falcone, per quello che riguarda i ragazzi morti insieme a Paolo, Agostino, Claudio, Emanuela, Vincenzo, Eddie Walter. Per tutti loro noi cerchiamo giustizia. Quei morti non avranno pace finché non ci sarà verità e giustizia. E io mi sono prefisso di combattere per questo.
La strada è lunga e difficile. Ma, vedete, io di una cosa sono felice. Di vedere che anche a distanza di 10 anni da quando scrissi quella prima lettera da cui nasce poi il Movimento delle Agende Rosse, quella lettera intitolata “19 luglio 1992: una strage di stato”, quando ancora di trattativa non parlava nessuno, quando ancora a parlare di trattativa si veniva presi per pazzi, si veniva accusati di raccontare storie, di essere dei sovversivi, perché anche questo ho dovuto passare. Adesso, a 27 anni di distanza, c’è finalmente un barlume di luce, un barlume di verità, quello a cui hanno portato i processi di Palermo, il Borsellino quater. Ci sono voluti quattro processi per arrivare a un barlume di verità e per arrivare a sapere che cosa? Che c’è stato un depistaggio, e che è stato un depistaggio di Stato, che è servito proprio per allontanare il corso della verità e il corso della giustizia.
Però oggi non voglio parlare di questo. Oggi qui vedo intorno a me tante facce che ormai per me sono diventati come se fossero dei miei fratelli. Sono compagni che mi accompagnano in questa lotta da 10 anni e se ne aggiungono sempre di nuovi. Io qui vedo facce che ho cominciato a vedere per la prima volta veramente dieci anni fa, ma ce ne sono di nuove. Il nostro Movimento continua a vivere perché, continuerà a vivere, continueremo a lottare fino a quando non ci sarà verità e giustizia. E continueremo anche dopo. Perché io tra qualche anno non sarò più qui, e quindi sono venuto a vedere quello che gli altri, quelli che vengono dopo di me sono in grado di fare.
E sono convinto che (a Roberta)… inutile che fai questa faccia perché è così…a me sembra di vedere che quando io non avrò più forza di gridare… domani forse non ce la farò a fare quella “acchianata”, forse dovrò fermarmi a metà strada. Ma non importa. Io comincerò a camminare. Vedrò dove riesco ad arrivare. E quando io mi fermerò, ci saranno altri che continueranno a camminare e arriveranno fino alla fine del Castello Utveggio. Quello è importante. Che ci sia qualcuno che continua a camminare, che ci sia qualcuno che continua ad alzare l’agenda rossa, che ci sia qualcuno che continua a chiedere verità e giustizia.
Perché non ci siano altre mamme che devono morire, che se ne devono andare senza avere né l’una né l’altra, né verità, né giustizia. Tante mamme di quelle che io ho conosciuto dei ragazzi morti insieme a Paolo se ne sono andate senza avere questa verità e questa giustizia. E allora dobbiamo lottare anche per loro. Perché loro anche da… io non so, non ho la fede di mio fratello… non so se ci sia un’altra vita… ma so che l’amore che ha lasciato Paolo continua a vivere. Per me la vita eterna è quella. L’amore che noi lasciamo agli altri e che continua a vivere anche quando noi non ci siamo più. E in questa Casa di Paolo io ho voluto, e penso di esserci riuscito, e non soltanto grazie a me, ma grazie a Roberta, grazie a tutti i volontari di questa Casa, a fare continuare a vivere l’amore di Paolo. Ecco, di questo sono veramente felice e vi ringrazio tutti.
E anche questi bambini a cui dovete far fare un po’ di scuola di recitazione. Sai, anche io quando mia mamma per la prima volta mi disse: “Tu adesso devi andare dovunque a parlare di Paolo”, io un microfono in mano non l’avevo tenuto mai. Non avevo mai parlato davanti alla gente. Improvvisamente anche io, come voi oggi, mi sono trovato davanti a centinaia di persone, a dover parlare. Se vogliamo, ci riusciamo a fare le cose. Io sono sicuro che se continuerete a frequentare questa Casa, a vivere dentro l’amore di questa Casa, ci riuscirete anche voi. Grazie di esserci!
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