di David Marceddu – 17 gennaio 2017
Si è alzato da dietro le sbarre dove da 10 mesi segue il processo e ha letto una richiesta rivolta al giudice Francesco Maria Caruso, a nome anche degli altri 140 imputati: “Signor presidente, i sottoscritti imputati detenuti chiedono di voler procedere affinché il processo si svolga a porte chiuse. Da quando è iniziato stiamo assistendo a un linciaggio mediatico”. E poi una richiesta raramente udita in un’aula di giustizia: “Il tribunale acquisisca e verifichi gli articoli del giorno dopo il dibattimento. E prenda dei provvedimenti. La libertà di stampa significa non distorcere i fatti”.
A parlare è Sergio Bolognino, come gli altri imputati in carcere da quando a gennaio di due anni fa la Direzione distrettuale antimafia di Bologna fece partire l’operazione Aemilia. Operazione che portò allo smantellamento di quella che secondo l’accusa è una vera e propria associazione ‘ndranghetista radicata nel Reggiano e legata alla cosca Grande Aracri di Cutro, in Calabria. In abbreviato ci sono già state 58 condanne in primo grado, numerose delle quali per il reato di associazione mafiosa. Il dibattimento invece, iniziato a marzo del 2016, va avanti a ritmo di due udienze a settimana e proseguirà almeno per tutto il 2017.