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Lettera aperta al Presidente Mattarella sui delitti Agostino e Piazza

di Giuseppe Giordano – 26 novembre 2016

Esimio signor Presidente,
mi perdoni se mi permetto di scriverLe, ma dopo aver letto il contenuto di questa lettera, sono certo che Ella capirà il mio stato d’animo. Innanzitutto come ex poliziotto e per giunta palermitano come Lei, signor Presidente, sono particolarmente amareggiato nel non veder trionfare la verità sulla morte di due fedeli servitori dello Stato, i poliziotti Antonino Agostino e Emanuele Piazza. Nonché della moglie di Agostino, Ida Castelluccio, incinta di cinque mesi. Le chiedo, signor Presidente, d’esaminare l’opportunità di nominare una Commissione d’inchiesta tendente a scrivere finalmente la verità. Parimenti, penso sia doveroso dare risposte ai familiari che da 27 anni aspettano giustizia. Signor Presidente, mi riesce davvero difficile comprendere che un Paese come il nostro non sia grado di dare giustizia.
Con deferente ossequio, Le porgo distinti saluti.
Giuseppe Giordano

Ecco i fatti:
“Il 21 giugno del 1989 all’Addaura vi fu il fallito attentato contro il dottor Giovanni Falcone. Sembra che nel teatro del fallito attentato gli agenti di polizia Antonino Agostino ed Emanuele Piazza fossero presenti. Dopo un mese e 15 giorni l’agente Antonino Agostino fu barbaramente assassinato insieme alla moglie Ida Castelluccio incinta di 5 mesi. Altro episodio certo è la scomparsa dell’altro agente, Emanuele Piazza, avvenuta il 16 marzo 1990. Attraverso il reo confesso Francesco “Ciccio” Onorato si seppe poi che Emanuele Piazza fu strangolato e sciolto nell’acido dal medesimo Onorato. Giova ricordare che poco prima del duplice omicidio di Antonino e della moglie, due individui si presentarono a Vincenzo Agostino, padre di Antonino. I due dichiararono di essere poliziotti e Vincenzo, dopo la morte del figlio, fece un’accurata descrizione evidenziando un particolare lapalissiano, ovvero definì uno dei due uomini “faccia da mostro”. Nel duplice omicidio si ipotizza che Ida Castelluccio conoscesse i killer, circostanza che ne decretò la morte. Poi, c’è la storia dell’agente di Polizia Paolilli, appartenente alla Squadra mobile di Palermo ed amico di Antonino Agostino, che nel corso di una intercettazione ambientale, ammette al figlio di aver fatto sparire una “freca” di documenti dall’armadio di Agostino. E’ doveroso evidenziare che immediatamente dopo la morte del figlio, Vincenzo Agostino rinvenne nel portafoglio del figlio Nino un biglietto con scritto: “Se mi succede qualcosa, guardate nel mio armadio”.
La cronaca di questi giorni ci dice che, nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Nino Agostino, la Procura di Palermo ha avanzato richiesta di archiviazione nei confronti dei tre indagati Nino Madonia, Gaetano Scotto e Giovanni Aiello. Quest’ultimo è un ex poliziotto già appartenente alla squadra mobile di Palermo ed è stato identificato come il soggetto indicato da Vincenzo Agostino con l’appellativo ‘faccia da mostro’. “L’attività di indagine svolta in esecuzione dell’ordinanza del gip – si legge nella richiesta di archiviazione presentata dalla procura di Palermo nei confronti di Nino Madonia, Gaetano Scotto e Giovanni Aiello – non ha consentito di acquisire quegli auspicati riscontri individualizzanti in termini di certezza probatoria sufficiente a esercitare proficuamente l’azione penale e, successivamente, a resistere all’eventuale vaglio dibattimentale che si intendesse instaurare nei confronti dei tre indagati”.
Non ho letto le “carte” relative all’uccisione di Agostino, Castelluccio e Piazza. Tuttavia, a prima vista desumo omissioni e incongruenze nell’attività investigativa. E quindi mi chiedo se TUTTA “la freca” di documenti rinvenuti nell’armadio di Antonino Agostino fu messa a disposizione della magistratura. Mi chiedo perchè “faccia da mostro” non sia stato immediatamente identificato, ritengo infatti che risultasse facile la sua identificazione, viste le minuziose dichiarazioni di Vincenzo Agostino. Mi chiedo, altresì, perchè non fu convocato Francesco Onorato, noto mafioso, per essere interrogato nell’ambito della scomparsa di Emanuele Piazza, visto che il suo nome compariva nell’agenda di Piazza. Come ho ricordato prima, fu proprio Onorato ad ammettere di aver ucciso Emanuele Piazza. E anche per quest’ultimo, come del resto per Antonino Agostino, fu fatta circolare la voce “cose di fimmini fu”: remake di un film già visto.

Pippo Giordano

 

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