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16 maggio 2021, celebriamo la vita di Agostino Catalano

Alessandro, il ragazzo salvato da Agostino Catalano il 16 maggio 1992 al mare di Mondello, piangendo sulla bara di Agostino diceva: “Agostino tu mi hai salvato la vita, ma io per te non ho potuto far nulla…”. Queste parole interrogano anche noi in questo giorno in cui celebriamo la vita di Agostino, quella offerta proprio in questa via, tra le case della sua città, offerta ancora prima che gli venisse strappata. La sua scelta fu quella di servire lo Stato, comprese quelle persone che lo Stato lo stavano tradendo.

Siamo abituati a sentire applausi per imprese da poco, gli agenti come Agostino sanno che il loro agire riceve l’applauso quando anche una sola persona sceglie la giustizia anziché la violenza.

Noi vogliamo essere quell’applauso che non ha ricevuto in vita, certi se non altro di saldarlo alla sua memoria. Mamma Emilia si rammaricava di quanto non fatto, ubbidendo all’inarrivabile misura di un cuore di madre, spesso senza misura.

Una madre così, che dice: “La mia vita è cambiata moltissimo in questi 15 anni anche grazie alla morte di mio figlio” non ci lascia a mani vuote. Queste parole, specchiate nella sua vita, ci consegnano un testimone. Oggi siamo qui, ed ogni parola spesa diventa un impegno che prendiamo, idealmente sotto i rami di questo ulivo che proteggono dal sole così come gli agenti proteggevano Paolo Borsellino.

Mamma Emilia ci ricorda che avrebbe combattuto la battaglia non violenta contro la mafia (così come ha fatto la mamma di Peppino Impastato, quando con  quel perentorio: “Non voglio vendetta” cambiò prospettiva alla lotta alla mafia) “Finché avrò la forza nelle mie gambe e mio figlio e mio marito nel cuore”. Vogliamo unire i cuori, per averne uno così grande da contenere il sacrificio di tanti lottatori per la giustizia, testimoni disposti a giocarsi tutto.

Questo albero è una cattedra silenziosa che, con la sola forza del fare memoria (riportare al cuore la testimonianza), ci invita a dar seguito alla lotta per la giustizia che ai ritmi della storia sta crescendo.

Sono finiti i tempi delle grandi e sporadiche manifestazioni, ora è il tempo della lotta quotidiana, che faccia maturare un popolo più unito, che vinca la paura di denunciare e trovi ragioni solide per testimoniare, le gambe e il cuore di Mamma Emilia.

L’ulivo di via D’Amelio e la sua crescita sono il segno vivente che il sangue dei martiri si trasforma in una sorgente di legalità. I sei morti di questa strage sono il seme fecondo che oggi mostra a tutti quante spighe ha prodotto. In questi mesi tanti volti entrano ed entreranno nelle case di chi incrocia questo albero, foglie viventi che sicuramente, là dove vivono, portano la forza, la fiducia e la speranza che non si piega.

Ci piace questa lotta alla mafia che non si serve del sangue dei suoi testimoni per presentare libri  nei salotti di chi non si sporca mai le mani, ma che serve gratuitamente la giustizia nella faticosa testimonianza feriale.

A Grosseto sono  profondi i segni lasciati dalla testimonianza di Giuseppa e Tommaso Catalano,  Francesco “Ciccio” Mongiovì e Angelo Corbo, dove passa il profumo della verità siamo tutti più decisi a cercare la giustizia.

Grazie a Salvatore per questa iniziativa così silenziosa e incisiva, lascerà a tutti la gioia dell’incontro e la scoperta di quanta bellezza è nascosta tra le pieghe ferite delle nostre città.

Marcello Campomori – Gruppo Agostino Catalano – Maremma

Grosseto, 16 maggio 2021

 

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