Press "Enter" to skip to content

Omicidio Mormile, i fatti non possono essere archiviati

9 febbraio 2022 – L’undici febbraio 2022 sarà una giornata importante non solo perché in quel giorno cadrà il XVIII anniversario della morte di Attilio Manca, ma anche perché in quella data il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di Milano si pronuncerà sulla richiesta di archiviazione presentata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) milanese relativamente al fascicolo a carico di ignoti per il reato di concorso in omicidio dell’educatore Umberto Mormile, ucciso a Carpiano l’undici aprile 1990.

Stefano Mormile, fratello di Umberto e difeso dall’avvocato Fabio Repici, si è opposto alla richiesta di archiviazione e chiede alla DDA milanese di proseguire le indagini alla luce dei fatti emersi già dal lontano 2004, anno della collaborazione con la giustizia di Antonino Cuzzola, reo confesso dell’omicidio assieme ad Antonio Schettini. Oltre ai due esecutori materiali dell’omicidio Mormile, sono stati condannati, in qualità di mandanti del delitto, i boss della ‘ndrangheta Domenico Papalia, Antonio Papalia e Franco Coco Trovato. Tuttavia, dal 2004 ad oggi, sono emersi numerosi indizi e fatti che fanno chiaramente comprendere come manchino ancora diversi nomi alla lista di chi concorse a deliberare ed eseguire l’omicidio.

Salvatore Pace, uno dei luogotenenti del ‘Consorzio’ (un coordinamento di organizzazioni criminali operative nel nord Italia tra metà anni ottanta e metà anni novanta), ha dichiarato nel 2018, durante il dibattimento del processo calabrese ‘Ndrangheta stragista, di aver fornito le moto per commettere l’omicidio Mormile. ‘Dell’omicidio di Umberto Mormile – ha dichiarato Pace – mi parlò… anzi, io fornii loro le moto per partecipare all’omicidio, e me lo prospettò Antonio Papalia a me questo omicidio, insieme a Franco Coco Trovato e a Schettini (Antonio, ndr)’. Sempre nello stesso dibattimento, Vittorio Foschini, un altro membro del ‘Consorzio’, ha dichiarato che vi furono delle riunioni a cui presero parte i vertici del ‘Consorzio’ ed in cui si discusse espressamente del ‘problema’ Mormile.E allora – ha dichiarato Foschini -, ci furono delle riunioni, tra Franco Coco Trovato, Antonio Schettini, Antonio Papalia, Diego Rechichi, io, Domenico Paviglianiti, Carmine di Stefano, Giuseppe Di Stefano, che c’era un problema: allora, l’educatore di Opera, quello che si diceva a tavola, che se n’era accorto che Domenico Papalia aveva i contatti con la ‘Ndrangheta, cioè quando usciva, quando si esce in permesso, un detenuto diciamo non deve… lui aveva delle prove che Domenico Papalia aveva… praticamente dice: “Tu non sei cambiato, per me tu ci hai ancora i contatti con la ‘Ndrangheta. Tu sei ancora quello che sei”. E dei rapporti che faceva lui all’istituto o ai Tribunali di Sorveglianza, era negativo, gli diceva negativo. Allora, una volta noi… l’educatore è stato bloccato, è andato Antonio Schettini, Diego Rechichi a offrirgli trenta milioni: se la chiudeva ‘sta storia e la finiva. Lui si rifiutò, si rifiutò e Antonio Papalia dice: “Questo…”, e Franco Coco Trovato, e quelli che ho nominato, dice: “Questo bisogna ammazzarlo”. Però, c’era un “però”: che l’ordine, dottore, non lo poteva dare Antonio Papalia da quella parte là, perché… cioè l’ordine doveva arrivare per forza da Domenico, per fare ammazzare a questo educatore, perché c’era il problema che poi potevano pensare, dice: “Ma non è che…”, cioè, a toccarlo, perché Antonio Papalia si era arrabbiato, dice: “Io lo ammazzo, e non se ne parla più”. Invece, poi, si parlò con Domenico Papalia, Antonio Papalia diede l’ordine, dice: “Guarda, ha detto mio fratello che questo bisogna ammazzarlo, bisogna ammazzarlo perché mette i rapporti negativi”. E così è stato deciso che Nino Cuzzola e Antonio Schettini, con una moto lo bloccano a un semaforo vicino Pavia, e lo hanno ammazzato, dottore. Però l’ordine è partito da Domenico Pa… e non era corrotto, gli spiego: non era un corrotto, è morto perché non si è voluto corrompere’.

Antonino Cuzzola ha ribadito nel 2018 le sue dichiarazioni del 2004, indicando chiaramente il movente che spinse Domenico Papalia e dare mandato al fratello Antonio Papalia di far uccidere l’educatore carcerario. ‘… E abbiamo dovuto stringere i tempi – ha dichiarato Cuzzola -, e andar lì e eliminare l’educatore, perché aveva messo la voce in giro che lui conosceva che ‘sto Domenico Papalia, a Parma, faceva i colloqui con ‘sti servizi (di sicurezza, ndr)’. ‘Mormile è stato ucciso – ha aggiunto Cuzzola – … lo Schettini racconta un mare di palle, trenta milioni, venti milioni. Mormile è stato ucciso solo ed esclusivamente perché si è confidato con quel detenuto, che era amico dei Papalia, che ha esternato dalla sua bocca dicendo che Domenico Papalia aveva i permessi con l’appoggio dei servizi… Lui è morto solo per quel motivo lì’.

Alle affermazioni di Cuzzola, si aggiungono le dichiarazioni del 2015 di Vittorio Foschini in merito alle fase deliberativa dell’omicidio e alla rivendicazione a nome della sigla ‘Falange Armata’, rivendicazione avvenuta il 27 ottobre 1990.Preciso che secondo il racconto fatto a me da Antonio Papalia – ha dichiarato Foschini –, lo stesso Domenico Papalia, che disse che, secondo lui, Mormile andava ucciso, precisò anche che bisognava parlare con chi di dovere e cioè con i servizi vista l’allusione che era stata fatta e visto che non si doveva sospettare di loro (cioè dei Papalia). Ne seguì che Antonio Papalia, come ci disse (a me, a Flachi, a Cuzzola, a Coco Trovato ed altri) parlò con i servizi che, dando il nulla osta all’omicidio Mormile si raccomandarono di rivendicarlo con una ben precisa sigla terroristica che loro stesso indicarono. Ecco la risposta alla domanda che mi avete fatto (Pubblici Ministeri Francesco Curcio e Giuseppe Lombardo, ndr) con riferimento alla rivendicazione “falange armata” dell’omicidio Mormile. Fu Antonio Papalia allora che ordinò a Brusca Totò (persona che comunque potrei riconoscere) di telefonare ad un giornale e fare la rivendicazione a nome di questa presunta organizzazione terroristica. Ciò avvenne sotto i miei occhi addirittura prima dell’omicidio. Il Papalia Antonio, infatti, disse a questo Brusca che appena eseguito l’omicidio, lui doveva fare la telefonata di rivendicazione’.

Le indagini avviate nel 2018 dalla DDA di Milano in seguito ad un esposto presentato da Stefano Mormile hanno permesso di trovare numerosi riscontri agli elementi emersi negli anni precedenti. Non solo Salvatore Pace ha confermato di essersi attivato per fornire una moto per l’esecuzione dell’omicidio, ma sono anche stati individuati riscontri in merito ad accessi di appartenenti ai servizi di sicurezza civili (Sisde) all’interno del carcere di Opera all’epoca del delitto Mormile.

Alle dichiarazioni rilasciate da Pace, Foschini e Cuzzola durante il procedimento ‘Ndragheta stragista e alle indagini condotte dalla DDA di Milano, sono da aggiungere nuovi elementi sintetizzati in un’informativa sulla Falange Armata depositata recentemente nel processo di appello ‘Ndrangheta stragista dal Pubblico Ministero Giuseppe Lombardo. L’informativa tratta in modo specifico della cosca di ‘ndrangheta Papalia, dell’omicidio Mormile e della Falange Armata. Sulla base di queste nuove indagini, il PM Lombardo ha chiesto ed ottenuto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale nel corso della quale saranno ascoltati i collaboratori di giustizia Antonio Schettini, Annunziato Romeo ed Antonio Parisi.

Alla luce di questi fatti, sussistono già i presupposti che impongono l’iscrizione della notizia di reato dell’omicidio Mormile a carico di Salvatore Pace nell’ambito del fascicolo aperto presso la DDA di Milano per l’omicidio dell’educatore carcerario. Ulteriori nomi sono da individuare fra i mandanti del delitto e, allo stesso tempo, tutti i nuovi elementi raccolti e sviluppati dall’Autorità Giudiziaria di Reggio Calabria sull’omicidio devono essere acquisiti al fascicolo aperto presso la DDA di Milano.

E’ giunto il momento che l’enorme mole di fatti idonei ad individuare una possibile responsabilità penale e mai entrati in un processo sull’omicidio Mormile siano definitivamente approfonditi ed entrino in un dibattimento. E’ una sofferenza capire quante conoscenze sull’omicidio di Umberto Mormile siano già oggi di pubblico dominio senza aver mai trovato cittadinanza in un’aula di giustizia.

Marco Bertelli

Stefano Mormile, oltre a combattere affinché i fatti non siano archiviati dalla Magistratura, sta facendo tantissimo affinché Buccinasco, uno dei paesi storicamente più infiltrato dalla ‘ndrangheta, ‘diventi finalmente una città liberata’ e conosca le ragioni profonde di un potere mafioso che si perpetua da decenni. Grazie all’iniziativa di diverse associazioni ed istituzioni locali lombarde, sarà possibile incontrare Stefano e conoscere la storia di Umberto Mormile in due occasioni, il 15 febbraio a Bollate ed il 16 febbraio a Milano. Tutti i cittadini sono calorosamente invitati a partecipare.

 

LINK

‘Quattro chiacchere con… Stefano Mormile, fratello di Umberto’, Bollate (MI), 15 febbraio 2022

‘Depistaggi possibili e amori impossibili’, Milano, 16 febbraio 2022

Gli impuniti di Buccinasco, il fortino milanese della Quinta mafia, L’Espresso, 24 novembre 2021

Omicidio Mormile, la necessità di approfondire le indagini per arrivare a un nuovo dibattimento, Marco Bertelli, www.19luglio1992.com, 10 aprile 2021

La Repubblica delle stragi, a cura di Salvatore Borsellino, Antonella Beccaria, Federica Fabbretti, Giuseppe Lo Bianco, Nunzia Mormile, Stefano Mormile, Fabio Repici e Giovanni Spinosa (Paper First, 2018)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Comments are closed.

WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com