di Giuseppe Pipitone e Silvia Bellotti – 6 luglio 2014
“Invito la stampa a fare il proprio dovere, questo Paese ne ha bisogno”. E’ uno sfogo amaro quello di Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino e genero del magistrato assassinato in via D’Amelio, intervenuto alla presentazione e del libro Dalla Parte Sbagliata (Castelvecchi Editore), di Rosalba Di Gregorio e Dina Lauricella. “Per quanto riguarda i magistrati, invece – ha proseguito Trizzino – il problema è la gestione delle dichiarazioni dei pentiti. Perché se parla Scarantino, parla Candura, un magistrato serio deve andare a riscontrare queste cose”. A margine della presentazione è intervenuto anche Vincenzo Agostino, padre del poliziotto Antonino, assassinato il 5 agosto 1989. “Un giorno quasi a metà agosto mi presentano delle fotografie di Scarantino. Io ero andato per riconoscere Faccia da Mostro, e mi dicevano: ma può essere che è questo? Già nel 1989 in pratica Scarantino me lo volevano impupare a me”. Un dato inquietante, che dimostra come Vincenzo Scarantino, il falso pentito che depistò le indagini sulla strage di via d’Amelio, fosse già nel database delle forze dell’ordine negli anni precedenti. Un “pupo” perfetto da utilizzare per ogni inchiesta da depistare.
“Invito la stampa a fare il proprio dovere, questo Paese ne ha bisogno”. E’ uno sfogo amaro quello di Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino e genero del magistrato assassinato in via D’Amelio, intervenuto alla presentazione e del libro Dalla Parte Sbagliata (Castelvecchi Editore), di Rosalba Di Gregorio e Dina Lauricella. “Per quanto riguarda i magistrati, invece – ha proseguito Trizzino – il problema è la gestione delle dichiarazioni dei pentiti. Perché se parla Scarantino, parla Candura, un magistrato serio deve andare a riscontrare queste cose”. A margine della presentazione è intervenuto anche Vincenzo Agostino, padre del poliziotto Antonino, assassinato il 5 agosto 1989. “Un giorno quasi a metà agosto mi presentano delle fotografie di Scarantino. Io ero andato per riconoscere Faccia da Mostro, e mi dicevano: ma può essere che è questo? Già nel 1989 in pratica Scarantino me lo volevano impupare a me”. Un dato inquietante, che dimostra come Vincenzo Scarantino, il falso pentito che depistò le indagini sulla strage di via d’Amelio, fosse già nel database delle forze dell’ordine negli anni precedenti. Un “pupo” perfetto da utilizzare per ogni inchiesta da depistare.
Giuseppe Pipitone e Silvia Bellotti (ilfattoquotidiano.it)
Be First to Comment