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Vergogna!

“La più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale.”
(Amnesty International)

È stata questa l’espressione utilizzata dall’ “Amnesty International”, per definire gli episodi di sconvolgente violenza che caratterizzarono il G8 di Genova nel 2001.

Migliaia di pacifisti si erano riuniti a Genova per protestare, per protestare contro un fenomeno sempre più in crescita, per protestare contro un sistema malato e credendo ai loro principi, ai loro valori, si battevano per un mondo migliore. Nessuno sapeva che quei giorni sarebbero stati il loro incubo, il loro inferno, con cui avrebbero dovuto fare i conti per il resto della loro vita, svegliarsi ogni giorno e tornare a vivere quell’inferno, quell’inferno che ha segnato e cambiato la vita di tutti coloro che ancora riuscivano a sperare ed a credere in qualcosa.

Quello che è accaduto in quei giorni di Luglio, è qualcosa di indescrivibile. Giovani di ogni età e sesso, giornalisti, medici, pestati a sangue dalle forze dell’ordine, da quei stessi dipendenti dello Stato da cui noi liberi ed onesti cittadini dovremmo sentirci tutelati.

Non possiamo scordare quanto accaduto all’ interno della scuola “Diaz”, una vera e propria “macelleria”.

All’interno della scuola, c’erano decine e decine di ragazzi che stavano dormendo, svegliati da selvagge manganellate, del tutto confusi, inermi, impauriti, disperati, doloranti. Muri e pavimenti ricoperti di sangue, ed una ragazza a terra con la testa immersa in una pozza di questo fardello, mentre tutto ciò che si riusciva a sentire intorno erano urla e grida di dolore, pianti soffocati, e la disperazione, si percepiva, si toccava, si sentiva.

Ancora più sconvolgenti però, furono le torture di Bolzaneto inumane e degradanti. Dita spezzate, pugni, calci, manganellate, bruciature con accendini e mozziconi di sigaretta, bastonate alle piante dei piedi, teste sbattute contro i muri, taglio dei capelli, volti spinti nella tazza del water e poi marchiati, insulti, botte, umiliazioni. Questo è quello che accadde nel “carcere del G8”.

E purtroppo questo è quello che rimarrà impunito…

Per chi lo avesse dimenticato, in questo quadro di orrore, un giovane attivista pieno di ideali, in Via Tolemaide, nel quartiere Foce di Genova, il 20 Luglio 2001, perse le vita. Questo giovane si chiamava Carlo Giuliani, e a spegnere la sua vita è stato il colpo di una pistola, la pistola del carabiniere Mario Placanica, (assolto il 5 Maggio 2003).

Ed oggi, dopo 7 anni, quel che resta di questa terribile e traumatizzante vicenda, è solo tanta rabbia, tanta delusione, delusione nei confronti di una giustizia che non ha svolto fino in fondo il suo compito, una giustizia che ha preferito proteggere uno sporco boicottaggio di Stato e rendere impuniti tutto questo odio, questa violenza, questa crudeltà gratuita.

La sentenza è stata accolta con parole di vergogna, da parte delle vittime dei pestaggi: soltanto 13 condanne, 13 condanne con pene assolutamente insignificanti!

Vergogna per chi non ha avuto giustizia, vergogna per il dolore di un padre cui è stata strappata la vita del figlio, vergogna per i danni permanenti tanto fisici quanto psicologi delle vittime pestate, vergogna per lo scandaloso boicottaggio, vergogna per quelle forze dell’ordine che con la loro crudeltà hanno infangato quelle poche che ancora svolgono il loro mestiere valorosamente lontani dalla corruzione, vergogna per tutta quella classe politica che ancora difende tale crudeltà, vergogna per chi oggi dopo 7 anni ha il coraggio di dire “manifestanti? Mettiamo degli infiltrati e pestiamoli a sangue”, VERGOGNA!


Sono stata io a scrivere l’ articolo “Vergogna”, e ci terrei a fare delle precisazioni, in quanto dai commenti letti credo di non essere stata molto chiara.
Forse nel mio articolo è mancata una premessa a dir poco fondamentale: io personalmente non credo nel modo più assoluto che le forze dell’ ordine siano tutte rappresentate da coloro che erano presenti quei giorni a Genova, credo piuttosto che il comportamento vergpgnoso e scandaloso di quelle forze dell’ ordine a Genova abbia infangato il nome di tutti quei poliziotti che rischiano la loro vita ogni giorno con il loro mestiere, e mi dispiace se le mie parole siano state fraintese, soprattutto perchè ho massimo rispetto per queste forze dell’ ordine.
Quanto a Carlo Giuliani, credo che ognuno abbia le proprie teorie, criticabili o meno, ma indipendentemente da ideologie politiche, ci tengo a chiarire la mia posizione in merito: sicuramente non è paragonabile la vicenda di questo giovane con quanto accadde nella diaz e a Bolzaneto, ma credo anche che se si vuole parlare dell’ estintore di Carlo Giuliani, si debba parlare anche della stessa camionetta che era stata circondata dopo aver investito altri manifestanti, credo che si debba parlare anche delle motivazioni che hanno spinto questo ragazzo ad un gesto tanto forte. Sicuramente Carlo Giuliani ha le sue colpe, questo è fuori discussione a mio parere, ma da valutare è anche tutto il contesto, e soprattutto da ricordare l’ avvenimento successivo alla morte di Carlo Giuliani, quando un poliziotto prese di forza la testa di un manifestante che stava lì, spingendola verso il cadavere con atteggiamento intimidatorio, inoltre da valutare sono anche quelle che furono le indignitose battute a Bolzaneto fatte ai manifestanti arrestati proprio sulla morte di Carlo Giuliani.
Ci terrei inoltre a fare un ulteriore precisazione: credo che ogni genitore davanti ad un dolore talmente grande, quale comporta la morte di un figlio, non sia opinionabile, ognuno ha reazioni differenti, e personalmente non mi sento di colpevolizzare il padre di Carlo Giuliani per l’ atteggiamento avuto nell’ intervista, nè tanto meno di giudicare il suo ruolo da padre, in quanto non lo conosco affatto.
Inoltre concordo con Salvatore Borsellino, perchè il mio titolo era proprio riferito alle vicende dlla Diaz e di Bolzaneto, e lo ringrazio infinitamente per aver pubblicato il mio articolo. Spero con tale intervento di aver chiarito le mie parole.
Francesca Polici

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