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Uno Stato in ostaggio

Se Berlusconi che i giudici li ha sempre accusati di essere dei malati mentali, li ha fatti corrompere dai suoi amici, li ha applauditi quando hanno emesso sentenze a lui favorevoli e li ha esecrati ed additati al pubblico disprezzo quando hanno emesso sentenze a lui sfavorevoli,non avesse usato il concetto a suo uso e consumo e in maniera distorta, e lo avesse quindi svilito, mi verrebbe da esprimere un giudizio.

Cioe’ che  a Santa Maria Capua Vetere, senza bisogno di andare fino a Berlino, abbiamo finalmente trovato un giudice, un “Giudice di Berlino”, come quello che un mugnaio voleva andare a cercare fino in quella lontana citta’ perche’ gli rendesse giustizia a fronte dei soprusi del Re di Prussia.

Un giudice che, senza lasciarsi intimidire da prospettive di inchieste punitive, da richieste di trasferimento e gogne mediatiche come quelle toccate a Luigi De Magistris e Clementina Forleo, si e’ ispirato al tante volte disatteso Articolo 3 della Costituzione.

Quel fondamentale articolo che afferma che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali e, ci sarebbe da aggiungere, anche “di casta.

A fronte delle dimissioni di Mastella dalla carica che occupava indegnamente, dimissioni da lui stesso piu’ volte minacciate a scopo di ricatto verso il governo e  purtroppo attuate solo nel momento in cui anche sua moglie e’ stata colta in flagrante reato, la solidarieta’ di Berlusconi e del suo partito era attesa e ovvia.

Si tratta infatti di una “solidarieta’ di scambio”, indispensabile tra i membri di un Parlamento in cui tra prescritti, inquisiti, gia’ condannati nei primi gradi di giudizio, graziati da leggi “ad personam” e via andando, pochi sono quelli a cui non convenga procurarsi, ad uso futuro, una gratitudine dai colleghi. 

Anche la solidarieta’ di Prodi era scontata. Mastella gli ha fatto infatti finora da testa di ariete  nell’opera di attacco e diimbavagliamento della magistratura che ha radici e motivi profonde, cioe’ la ferita ancora aperta dell’azzeramento della classe politica, logica conseguenza delle inchieste della magistratura ai tempi ormai lontani di “Mani pulte”, e la necessita’ di far si che una stagione del genere non possa piu’ ripetersi.

Ci sono poi necessita’ più recenti, cioè quella di insabbiare indagini
che coinvolgono l’ormai ex ministro “di Grazia ed Indulto” e che potrebbero coinvolgere  lo stesso, ormai anche lui ex, capo di quel governo i cui componenti, così come indistintamente quelli di tutto il parlamento, si affrettano oggi, con l’unica voce dissidente di Antonio Di Pietro, ad esprimere solidarieta’ al Signor Mastella.

Il quale nelle sue dichiarazioni tenta di contrabbandare la difesa degli interessi della sua famiglia con l’amore familiare, per la moglie in particolare,tanto da arrivare a dichiarare che questa sarebbe stata presa in “ostaggio” dalla Magistratura.

Ottenendo subito l’eco riconoscente da parte di Dini la cui moglie sarebbe anche lei oggi in galera se non fosse arrivato in tempo il provvidenziale indulto da parte dello stesso Mastella suo degno compagno di merende.

Immagino che lo stesso sviscerato amore Mastella debba nutrire per il consuocero, il signor Camilleri, che risulterebbe essere il principale regista delle operazioni di concussione, pilotaggio di concorsi, accaparramento di finanziamenti e di appalti, che ha portato nelle carceri piu’ di 20 compnenti dello stesso partito, tanto da far titolare a Beppe Grillo la notizia in un pezzo del suo blog “Arrestato l’UDEUR”.

Per non dividere i due coniugi potrebbe a breve essere necessario allestire una cella comune per tutta la famiglia ovviamente munita di ogni confort del caso per rispetto al rango dell’ex ministro ed allestire  un intero braccio nemmeno tanto grande vista l’esiguità del seguito del partitoper tutti gli altri personaggi coinvolti

A sua volta Mastella mutuando lo stile dagli ambienti camorristici con i quali gode evidentemente di una empatia non comune, si affretta gia’ a lanciare velate minacce con affermazioni del tipo :

Mi dimetto sapendo che un’ ingiustizia enorme e’ la fonte inquinata di un provvedimento perseguito con ostinazione da un procuratore  che l’ordinamento giudiziario manda a casa per limiti di mandato, e di questo mi addebita la colpa. Colpa che invece non ravvisa nell’ esercizio domestico delle sue funzioni per altre vicende che lambiscono suoi stretti parenti e delle quali e’ bene che il Csm e altri si occupino” .

Dichiarazioni che da sole bastano a far trasparire la (scarsa) statura morale di questo individuo.

Ma non basta, nel suo discorso alla Camera, quando un giornalista gli ha detto che molti a Ceppaloni, il suo regno, ammettono di votare Udeur in cambio di favori, lo stesso Mastella ha risposto: “Vado incontro ai bisogni della gente. La politica si fa così, tutti la fanno così. Se vogliamo cambiarla, cambiamola. Ma adesso questo è”.

E a questo punto tutto il parlamento si e’ prodotto nell’ultimo applauso, il piu’ lungo.

Ecco signor Mastella, è proprio questa maniera di fare politica che noi vogliamo cambiare, sono proprio questi indegni pseudo rappresentanti del popolo che cosi’ appassionatamente la applaudono che noi vogliamo far ritornare nelle loro tane, se possibile senza neanche quelle pingui pensioni con le quali dovremo continuare a mantenerli per tutto il resto della loro vita.

Mi chiedo cosa debbano pensare gli Italiani di un ministro della Giustizia che ha un tale concetto della Giustizia stessa da non accettarne preventivamente il giudizio, sdegnando di rimettersi, come dovrebbero fare tutti i cittadini, alle indagini della Magistratura, ma che anzi sulla Magistratura stessa cerca, dallo scranno di cui dispone, di gettare fango, evocando oscure persecuzioni e trame contro di lui.

L’unica trama che a mio giudizio sembra fino a questo momento essersi delineata e’ quella per l’imbavagliamento della Magistratura e il suo asservimento da parte della casta dei poltici, cioe’ quella “missione storica” per compiere la quale il signor Mastella, come da lui stesso dichiarato, dopo i dubbi iniziali e su consiglio di Andreotti e di Cossiga, accetto’ di “occupare” il ministero di Grazia e Giustizia.

Per dare una ulteriore prova della confusuione che fa tra “politica” e “interessi personali” il sig. Mastella, poche ore prima di dimettersi dalla sua carica di ministro ha emesso il provvedimento di avvio della Scuola della Magistarura indicando come sede principale  di questa scuola non Roma o Napoli ma il suo feudo Benevento e ne ha designato i membri del Comitato Direttivo

Questi somo ovviamente il Preside della Facoltà di Giurisprudenza di Benevento, l’avvocato di famiglia di Mastella  e, probabilmente a scopo di cooptazione nel suo entourage,uno dei Sostituti Procuratori di Santa Maria Capua Vetere, lo stesso ufficio che sta procedendo nei confronti suoi e della sua famiglia 

Ancora una volta mi  sento in dovere di ringraziare l’ ex ministro Mastella: forse i suoi spudorati eccessi nella gestione del potere, il suo aver tenuto un Governo in ostaggio per due anni fino all’ultimo ricatto sulla richiesta di una solidarieta totale e incondizionata relativamente ai suoi affari privati, la inevitabile e conseguente caduta del Governo determinata dall’essersi venduto al capo dell’oppozizione, faranno forse si che la sopportazione dell’opinione pubblica raggiunga il limite e che la reazione della coscienza civile riesca a spazzare via questa casta che occupa indegnamente il potere e le stesse Istituzioni.

Noi non sentiremo certo alcun rimpiano per scioglimento di un parlamento ormai delegittimato nel quale siedono personaggi eletti non dal popolo ma tramite liste imposte dalla segreterie dei partiti sulle quali non e’ neppure possibile apporre preferenze per scegliere tra i nominativi proposti quello delle persone piu’ oneste, sempre che sia possibile trovarne.

Personaggi che una volta eletti profondono tutte le loro energie nella gestione non dello Stato ma del potere e nella difesa tenace dei loro privilegi e di quelli della casta di intioccabili cui ritengono di appartenere.

Salvatore Borsellino

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