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Salvatore Borsellino ospite d’eccezione

 Salvatore Borsellino, ospite d’eccezione al convegno promosso a Trapani dal “Cesvop” e “Insieme si può” : «Opponiamoci a questo Governo che ci sta consegnando un paese senza futuro»

Salvatore Borsellino, lascia a Trapani una drammatica testimonianza sul fratello, Paolo, e sui presunti legami che Dell’Utri e Berlusconi avrebbero avuto con la strage in cui morì il magistrato. Parole forti, piene di rabbia, quelle pronunciate dal fratello del giudice ucciso nell’eccidio di via D’Amelio, a Palermo, assieme agli uomini della sua scorta. Le ha pronunciate in occasione del convegno dibattito organizzato dal Cesvop e dall’associazione “Insieme si può”, guidata da Nino Sugameli, “Giovani protagonisti del nostro futuro…. Lotta alla criminalità organizzata”. Tantissimi gli studenti presenti, che con molta attenzione hanno ascoltato le parole dei relatori.


“Grazie ai tanti giovani presenti – ha urlato Borsellino – essere qui per me oggi è già una conquista. Di solito mi negano di parlare in pubblico, in quanto mi considerano un sovversivo, uno che la gente la fa arrabbiare. Io vi dico che la gente non voglio farla arrabbiare ma indignare. Quell’indignazione – ha subito spiegato – che tutti dovrebbero avere nel vedere il baratro in cui stanno facendo precipitare il nostro Paese . Paolo stava compiendo indagini pericolose, per questo motivo doveva essere eliminato. Già due mesi prima di morire – racconta – due giorni prima della strage di Capaci, in cui perse la vita Giovanni Falcone, un suo caro amico, Paolo rilasciò un’ intervista a dei giornalisti francesi, in cui parlava delle sue indagini su Vittorio Mangano, lo stalliere di Berlusconi, (che il premier ha definito un eroe), e ha accennato più di una volta anche ai rapporti tra Berlusconi ,Dell’Utri e la mafia. Quell’intervista fece il giro del mondo ma in Italia fu trasmessa solo una volta e in seconda serata, molto dopo alla trasmissione Annozero. In seguito, poi nel 2001, due mesi prima delle elezioni vinte da Berlusconi, il giornalista Marco Travaglio, rilascia un’ intervista alla trasmissione Satyricon, all’epoca condotta da Daniele Luttazzi”. Borsellino è un vulcano in piena, e le sue parole, cariche di rabbia, hanno rimbombato in tutta l’aula Magna del Polo Universitario. “Travaglio fece riferimento al coinvolgimento di Berlusconi e dell’Utri con le stragi di Capaci e Via D’Amelio dicendo che se non altro, suggerirono la tempistica degli attentati e che, secondo alcuni giudici, Totò Riina li aveva incontrati prima degli attentati. Vinte le lezioni – sottolinea Borsellino – Berlusconi fece cacciare Luttazzi dalla Rai e querelò Travaglio che fu poi assolto. E non solo – chiosa il fratello del magistrato ucciso – i compari Berlusconi e Dell’Utri, secondo gli inquirenti erano coinvolti anche nelle stragi del 1993 a Firenze, Roma, Milano, avrebbero avuto rapporti con Provengano e si scambiarono favori politici. Oggi, diciassette anni dopo gli attentati Paolo e Giovanni Falcone,sono diventati dei ricordi sfocati, Berlusconi è presidente del consiglio e Dell’Utri è senatore del suo partito”. E proprio con un video dedicato alla memoria dei due magistrati uccisi dalla ferocia di Cosa Nostra, realizzato da una studentessa al primo anno nella facoltà di giurisprudenza, Valentina Culcasi, si è aperto il convegno, a cui hanno preso parte, tra gli altri, il sostituto procuratore Andrea Tarondo e il capo della squadra mobile di Trapani, Giuseppe Linares. “Quelle immagini – ha sottolineato Borsellino – vorrei che venissero proiettate ogni giorno in televisione. Perché la gente, ma soprattutto voi giovani, vi rendeste conto di qual’e il sangue sul quale si fonda questa disgraziata seconda repubblica. Rivedendo le immagini di quelle stragi, mi viene in mente una cosa che mi disse Gioacchino Genchi, arrivato sul luogo della strage due ore dopo. Io seppi della morte di mio fratello cinque ore dopo. Ci fu un uomo però un certo Contrada che lo seppe ottanta secondi dopo. E io vorrei, io chiedo, io grido: voglio che queste cose vadano a finire nelle aule di giustizia! Che ci siano dei processi per queste complicità che ci sono state all’interno dello Stato! Ecco i motivi reali per i quali vogliono impedire le intercettazioni. Perché certe cose non dobbiamo, non possiamo sentirle. Se no ci rendiamo conto di quella che è la classe politica che ci governa. Il più grande vilipendio alle istituzioni è che queste persone indegne di occupare quei posti occupino le istituzioni. Genchi mi raccontò di aver conosciuto Emanuela Loi, una ragazza che non era stata addestrata per fare la scorta ad un magistrato in pericolo di vita come Paolo Borsellino, eppure quel giorno era lì, a difendere con il suo corpo e nient’altro mio fratello. Questi sono i veri eroi. Questo purtroppo è lo Stato che ha contribuito a fare ammazzare mio fratello. Non vi racconto queste cose per commuovervi, per farvi piangere. Non è più tempo di piangere. E’ tempo di reagire, di lottare, di opporsi a questo governo che ci sta consegnando un Paese senza futuro. E la colpa è nostra che abbiamo permesso che ciò accadesse”.


PAMELA GIACOMARRO

Articolo pubblicato in “L’Isola” e “L’Alcamese”, quindicinali del Trapanese – 13 marzo 2009

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