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Ricordo del 19 luglio 1992

 

 
Mi sono spesso chiesta rivedendo le immagini di quel tragico pomeriggio del 19 luglio 1992 che cosa avessero provato i palermitani dinnanzi a tanto orrore, che cosa avessero sentito in quel momento: forse la fine di un’epoca in cui la mafia sembrava aver perso la sua guerra, forse la fine della  speranza che le cose potessero cambiare o l’amara consapevolezza di aver perduto”ciò che di raro e onesto” la loro terra gli aveva donato.
Ho conosciuto per caso Leonardo Pizzuto e poichè a volte il caso sa essere davvero sorprendente, ha voluto che a scrivermi fosse un uomo, oggi 47enne, all’epoca dei fatti un giovane di 31 anni ritornato nella sua città dopo un breve periodo di vacanza, ritornato nella sua Palermo, nella sua casa o meglio in quello che rimaneva della sua casa in Via Mariano D’Amelio.
Di seguito la lettera di Leonardo.

30 novembre 2008


      Questo cara Desiree non è un racconto; di solito accostiamo il termine racconto a qualcosa di piacevole, ai bambini si dice spesso “adesso ti racconto una favola…”, in questo caso non userò il termine racconto ma “TESTIMONIANZA”. La testimonianza di un episodio che ha cambiato il corso della mia vita e di tante altre persone che il 19.07.1992 abitavano (molti forse ancora ci abitano) a Palermo in via Mariano D’Amelio. Una strada divisa allora in 2 tronconi da un giardino, ora credo ci sia un parcheggio o un deposito qualcosa di simile non ricordo bene, la parte che sbocca su via Autonomia Siciliana dal lunedì al sabato è sempre stata più movimentata, c’era qualche deposito merci, le abitazioni e addirittura un asilo nido che anche mio figlio ha frequentato, proprio al piano terra dello stabile dove abitava la mamma del giudice Borsellino.

     Premetto che io non sapevo assolutamente, prima dell’attentato, che proprio di fronte casa mia abitasse la famiglia Borsellino, dopo aver visto le foto sui giornali mi sono ricordato della sig.ra Rita e di tutte le volte che l’ho incrociata sotto casa.
Io e la mia famiglia abitavamo al civico 68 al primo piano, ad una distanza di circa 40 metri dal punto in cui fu parcheggiata la Fiat 126 imbottita di tritolo, una distanza praticamente quasi inesistente per una potente onda d’urto che è rimbalzata come una palla da tennis fra i 2 palazzoni svariate volte, saranno stati attimi terribili!! Già saranno stati, perché per quel destino a cui tu Desiree accennavi in una nostra conversazione a distanza, e per rispetto invece di tutti i vicini che in quel momento erano in casa, è giusto che sottolinei il fatto che noi ci trovavamo fuori Palermo per trascorrere un breve periodo di ferie. Quel pomeriggio di domenica 19.07.1992, arriva una chiamata al telefono: è mia madre, dal tono della voce capisco subito che non si tratta della solita telefonata per sapere come stiamo: Leonardo, accendi la TV è successo qualcosa a casa vostra. Così ho fatto, in quel momento passavano delle immagini in diretta di via D’Amelio subito dopo l’esplosione: agghiacciante la scena delle auto del giudice e della scorta in fiamme, le tracce di fuoco sull’asfalto per il carburante fuoriuscito dalle auto dei residenti  ribaltate e distrutte dall’esplosione, i vigili del fuoco che si davano un gran da fare per spegnere gli incendi, e soprattutto le abitazioni sventrate un’immagine impressionante; in quel momento nella mia mente scorrevano i volti dei miei vicini di casa, ho cercato subito di mettermi in contatto con la mia amica ed ex collega di lavoro Laura, abitavamo nello stesso condominio, un’affettuosa amicizia ostacolata ormai da anni dal mio trasferimento da Palermo, sono stato felicissimo di sentirla al telefono, anche lei quel pomeriggio non era in casa. Non me la sono sentita di partire subito, prima di tutto perché avevo accusato il colpo e poi a 2 ore di macchina di distanza sarei arrivato col buio. Così ho raggiunto Palermo la mattina seguente di buon’ora: lo scenario che si presenta ai miei occhi è quasi surreale, mi sono fermato per qualche minuto proprio all’entrata di via d’Amelio delimitata dalle forze dell’ordine con il famoso nastro bianco e rosso, quindi mi sono seduto sul marciapiedi in preda ad un profondo abbattimento, qualche conoscente mi ha avvicinato e accennato alle scene di dolore vissute subito dopo l’esplosione, gente che stava trascorrendo tranquillamente la domenica si è ritrovata in un attimo con il muro esterno distrutto e brandelli di carne umana sparsi per casa.
     Ho avuto qualche problema con i poliziotti di guardia, i quali, facendo il loro dovere, mi impedivano di accedere alla zona delimitata per poter salire a casa, ma dopo aver dimostrato di essere un residente mi hanno lasciato passare; non ho dovuto usare le chiavi come si fa normalmente per entrare, perché la porta non c’era più, le imposte delle finestre e del balcone divelte, e conficcate nelle pareti schegge di vetro che sarebbero state dei veri e propri proiettili per noi se ci fossimo trovati in casa;il destino come ti dicevo ha voluto che non fosse così.
 
     Il giorno successivo ancora, durante un ulteriore sopralluogo tra quello che restava dell’appartamento, suona il telefono, si proprio il telefono di casa in mezzo a quello scenario di distruzione lui era funzionante, era un mio ex compagno di liceo “Antonio Scalia” che in lacrime mi chiedeva se stavo bene, l’ho subito tranquillizzato. Sapeva che abitavo in via d’Amelio perché ci siamo incontrati allo stadio e chiacchierando gli avevo dato il mio indirizzo e numero telefonico; mi ha molto commosso la sua chiamata e soprattutto lo stato d’animo con cui mi ha parlato, da allora non l’ho più sentito.
 
 
    Oggi a distanza di 16 anni il mio pensiero va spesso a quel giorno soprattutto, ma anche al 23 Maggio dello stesso anno, e non posso fare a meno di ricordare  tutti gli eroi che hanno perso la vita lavorando con coraggio e determinazione per migliorare la nostra Sicilia: PAOLO BORSELLINO, GIOVANNI FALCONE, FRANCESCA MORVILLO, AGOSTINO CATALANO, EMANUELA LOI, VINCENZO LI MULI, WALTER EDDIE COSINA, CLAUDIO TRAINA, VITO SCHIFANI, ANTONIO MONTINARO, ROCCO DI CILLO. E naturalmente un abbraccio per coloro che il destino ha risparmiato e sono sopravvissuti alle 2 stragi: ANTONINO VULLO, GIUSEPPE COSTANZA, PAOLO CAPUZZO, GASPARE CERVELLO e ANGELO CORBO.

Leonardo Pizzuto

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