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“E’ il nuovo capomafia di Palermo”. Arrestato un insospettabile architetto

Giuseppe Liga, ex segretario nazionale del movimento cristiano lavoratori, è stato arrestato dai finanzieri perché ritenuto l’erede di Salvatore Lo Piccolo. Lo accusano quattro pentiti e le intercettazioni. È stato fotografato mentre entra nel palazzo della presidenza della Regione siciliana in campagna elettorale

C’è una svolta inaspettata nelle storie di mafia. Un insospettabile architetto, molto stimato dalle gerarchie ecclesiali, avrebbe preso il posto di Salvatore Lo Piccolo, l’ultimo grande padrino latitante finito in manette nel novembre 2007. La Procura di Palermo ritiene di averne trovato le prove. Giuseppe Liga, 59 anni, reggente regionale del Movimento cristiano lavoratori, è stato arrestato all’alba dai finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria del capoluogo siciliano. Gli vengono contestate le accuse di associazione mafiosa ed estorsione: Liga avrebbe continuato a gestire il tesoro di Lo Piccolo, il boss di Tommaso Natale che fra il 2006 e il 2007 aveva esteso il suo potere su tutta la città stringendo i commercianti e gli imprenditori nella morsa del racket.


Assieme all’architetto i finanzieri hanno arrestato anche Giovanni Angelo Mannino, 57 anni, il cognato di Salvatore Inzerillo, uno dei padrini della vecchia guardia che fu ucciso nel 1981, all’inizio della guerra di mafia. L’arresto di Mannino conferma quanto ormai da mesi sta drammaticamente emergendo dalle indagini: dopo gli arresti e i processi che sembrano aver fiaccato i corleonesi di Riina e Provenzano, ai vertici di Cosa nostra sono tornati i “palermitani”, i mafiosi della vecchia guardia che negli ultimi vent’anni sono apparentemente rimasti ai margini dell’organizzazione, ma in realtà hanno curato lucrosi affari con gli Stati Uniti. Anche Mannino era comunque, a modo suo, un insospettabile: dopo l’assoluzione nel processo “Iron Tower” dall’accusa di traffico internazionale di droga (nel 1992), era diventato lo stimato gestore del ristorante “Lo Sparviero” di via Sperlinga. Gli ultimi pentiti lo definiscono adesso “uomo d’onore della famiglia di Torretta”.

Ma nella nuova Cosa nostra non si chiamano più “uomini d’onore”. Piuttosto,  “angeli” . L’architetto Liga è stato intercettato mentre dice a Mannino: “Penso a quel discorso che ti ho detto di trovare personaggi per fare, hai capito… angeli”. Il professionista e l’imprenditore stavano riorganizzando le fila di Cosa nostra.

Nel blitz di questa notte sono finite in manette altre due persone su ordine del gip Silvana Saguto: Agostino Carollo, 45 anni, e Amedeo Sorvillo, 57, due imprenditori palermitani che avrebbero fatto da prestanome a Liga nella società “Eu. te. co”, Euro tecnica delle costruzioni.

Le indagini, condotte dai sostituti procuratori Francesco Del Bene, Gaetano Paci, Annamaria Picozzi e Marcello Viola nonché dall’aggiunto Antonio Ingroia, erano partite quasi per caso, dopo alcune intercettazioni. Le voci che arrivavano dai segreti di Cosa nostra citavano un misterioso “architetto”. Poi, altri spunti sono arrivati dai pizzini ritrovati al momento dell’arresto di Lo Piccolo: si faceva ancora riferimento all’architetto e ad alcuni passaggi di denaro con i vertici della cosca di Tommaso Natale. Il mistero dell’architetto l’hanno svelato quattro pentiti: Isidoro Cracolici, Francesco Franzese, Gaspare Pulizzi e Marcello Trapani. I primi tre, uomini della cosca Lo Piccolo. L’ultimo, è il suo ex avvocato, che da mesi sta collaborando con la giustizia dopo essere finito in manette.

Giuseppe Liga è stato pedinato a lungo, i suoi incontri riservati con i fedelissimi di Lo Piccolo sono stati anche intercettati. Intanto, l’architetto proseguiva la sua vita da insospettabile professionista e soprattutto da cattolico impegnato. Il 2 giugno 2009, durante la campagna elettorale per le Europee, al suo telefono arrivò una telefonata dalla segreteria del presidente della Regione Raffaele Lombardo.  Erano le 11,25. Alle 14,50, l’architetto fu fotografato dai finanzieri mentre entrava a palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione, in piazza Indipendenza. Si trattenne fino alle 15,25.

Scrivono i magistrati della Direzione distrettuale antimafia: “Le indagini hanno accertato che nel periodo in cui l’indagato aveva acquisito il ruolo di reggente del mandamento di Tommaso Natale-San Lorenzo, Liga non ha trascurato il suo impegno politico pubblico con il Movimento cristiano dei lavoratori, dimostrando così la capacità di infiltrazione dell’organizzazione mafiosa nelle istituzioni”.

Il 3 giugno, Liga fu intercettato mentre parlava dell’incontro col presidente della Regione a Marco Belluardo, assessore comunale di Catania e consigliere nazionale dell’Mcl: “Si, i fac-simili li avevo e… lui mi ha dato il resto….”, così diceva. Il 19 giugno, Liga fu intercettato al telefono mentre parlava con Carlo Costalli, rappresentante legale dell’Mcl. Disse: “Anche perché io ho avuto dei contatto con Raffaele… durante la campagna elettorale… ci sono alcune cose in movimento… vorrei parlartene riservatamente… “.

I misteri dell’architetto sono ancora tanti. Questa notte i finanzieri hanno perquisito anche la sede del Movimento cristiano lavoratori, in via Cerda, a Palermo. Numerosi documenti e alcuni computer dell’architetto Liga sono stati sequestrati.


Salvo Palazzolo (
la Repubblica, 22 marzo 2010)


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