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“Attenti alla zona grigia” – Intervista a Manfredi Borsellino

Poi, a Palermo, ci sono quelli del “però” e dei puntini di sospensione. Quelli che: “Falcone e Borsellino erano degli eroi”. Però… Quelli che sono onesti e illibatissimi. Epperò devono fare affari, ovviamente costretti, con gente di ogni risma. Devono insudiciarsi la giacca. Però…
Anni fa, Manfredi Borsellino, funzionario di polizia, figlio di Paolo Borsellino, lo scrisse a chiare lettere in una missiva a cuore aperto: “Non bisogna avere paura, soprattutto in questa città, di non intrattenere rapporti con uomini di potere, con persone importanti, poichè e agli occhi di tutti che la Palermo bene è inquinata”. Un inquinamento che ammorba sottovoce, con una puzza moderata. Eppure si sente a naso, eccome. I salotti regnano, vigiliano, proteggono. Lassù, talvolta, ci sono avvocati, ingegneri, professionisti, più o meno compromessi col grigiore, con l’illecito vestito con eleganza, col favore, con la contingenza del momento…
Poi, a Palermo, arrestano un architetto, un colletto bianco, anzi candido, che sarebbe, addirittura, il capo della mafia. E quelli che lo conoscevano, all’improvviso, non lo conoscono più. Giuseppe Liga, l’uomo venuto da un altro pianeta. E chi avrebbe mai potuto immaginare che…

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Manfredi Borsellino, salotti, mafia e architetti. Aveva visto giusto.
“Ai tempi, con la mia lettera, ho soltanto cristallizzato ciò che molti pensano circa la buona borghesia di questa città. Ma che nessuno dice. Palermo è una città difficile, colma di insidie. Bisogna stare attenti alle amicizie e alle conoscenze, per non precipitare in contesti strani”.


Cioè?

“Viviamo in una zona paludosa. Nemmeno io ho il know how e posso sapere se sia il caso di stringere la mano a una data persona”.


Doppia cautela la sua.

“Per il mio ruolo di funzionario di polizia e per il nome che porto. Seleziono gli amici e perfino le saltuarie frequentazioni”.


Come suo padre.

“Mio padre fece il vuoto intorno a sè. Con dolore, lasciò amici di infanzia per un sospetto o un’inchiesta. Voleva essere libero da condizionamenti di sorta. E nei suoi ultimi giorni gli amici fidati si contarono sulle dita di una mano”.


Furono tutti d’accordo con la sua presa di posizione?

“Moltissimi sì. Qualcuno mi disse: hai ragione, però tu hai uno stipendio, sei garantito. Pensa che c’è gente che deve campare”.


Però… Aveva torto quella voce di parziale dissenso?

“Sì. Io mi riferivo alla borghesia dei salotti e delle professioni. A quel livello è sempre possibile scegliere”.

Roberto Puglisi (livesicilia.it, 25 marzo 2010)

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