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Premio Paolo Borsellino

Il 19 luglio di quest’anno alcune centinaia di giovani e non, convenuti a Palermo a proprie spese da ogni parte d’Italia, armati soltanto di un’Agenda Rossa, della loro rabbia e della loro voglia di Verità e di Giustizia hanno impedito che in Via D’Amelio, in quel luogo reso sacro dal sacrificio di Paolo, di Antonino, di Claudio, di Emanuela di Vincenzo e di Wallter ci venissero imposti per l’ennesima volta quei funerali di Stato che la famiglia Borsellino aveva rifiutato 17 anni fa nella consapevolezza che, se non altro, lo Stato aveva omesso di proteggere in maniera adeguata il Giudice Paolo Borsellino e la sua scorta.
E’ bastata la notizia che quelle persone avrebbero presidiato sin dalla mattina di quel giorno Via D’Amelio per far si che, per la prima volta in 17 anni, nessuno degli avvoltoi che usavano, il 19 luglio, volteggiare sul luogo di quella strage si presentasse con le sue ipocrite corone di fiori, le sue finte lacrime e i suoi falsi discorsi di circostanza, a profanare ancora una volta Via D’Amelio.

In quella via era stata preparata da uno di quei giovani la riproduzione di una lapide a Vittorio Mangano, l’eroe di questa disgraziata seconda repubblica, proclamato tale da Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi, per indirizzare su questa lapide eventuali rappresentanti delle Istituzioni che avessero tentato di deporre i loro simboli di morte davanti all’olivo che, come simbolo di pace e di speranza, la mamma di Paolo ha fatto piantare nel luogo della strage.
Per la prima volta in 17 anni quei politici che oggi governano il nostro paese grazie agli equilibri politici nati dal sangue delle stragi del ’92 e del ’93 hanno avuto forse vergogna di se stessi oltre che paura della rabbia di poche centinaia di persone, anche se armate solo di Agende Rosse, e nessuno di loro ha avuto il coraggio di presentarsi in Via D’Amelio.
Quelle poche centinai di giovani sono diventati migliaia il 26 settembre a Roma in una manifestazione che, benché occultata dai quasi tutti i mezzi di informazione, ha riempito le vie di Roma, da Piazza Bocca della Verità a Piazza Navona, di migliaia di Agende Rosse levate in alto al grido ripetuto ed assordante di “Fuori la mafia dallo Strato”.
Scacciati da Via D’Amelio quei politici vogliono domani, 2 Novembre, sfruttare la possibilità offerta loro da un premio intitolato a Palo Borsellino per andare a Pescara a lustrare la loro squallida immagine accostandola a quella di un nome che non sono degni neanche di pronunciare.
Oggi sappiamo che non di mancata protezione si è trattato 17 anni fa in Via D’Amelio ma di una vera e propria strage di Stato, purtroppo l’ennesima nel nostro paese. Strage organizzata da pezzi deviati dello Stato stesso per eliminare quel magistrato che si era opposto a quella scellerata trattava avviata tra lo Stato e l’antistato che oggi le rivelazioni di collaboratori di giustizia e la impovvisata ritrovata memoria di membri delle Istituzioni, che mi auguro siano chiamati a rendere conto del loro prolungato silenzio, stanno in maniera sempre più chiara portando alla luce grazie all’opera di magistrati coraggiosi che finalmente stanno per squarciare il velo che per anni ha coperto i veri responsabili di quella strage.
Io e tutto il Popolo delle Agende Rosse che mi sostiene nella mia lotta di RESISTENZA per la Verità e la Giustizia, abbiamo appoggiato quella manifestazione a Roma, inserita nell’ambito dello stesso premio, in cui è stato conferito il premio ad una persona come Giovanna Maggiani Chelli, della Associazione Nazionale Familiari delle Vittime di via dei Georgofili, che di un premio intitolato a Paolo è sicuramente degna. Due ragazze, membri del nostro movimento, hanno personalmente consegnato il premio alla Sig.ra Maggiani Chelli.
Contesteremo però nella maniera più dura chi vorrà strumentalizzare il nome di Paolo Borsellino utilizzando un premio a lui intitolato per tentare di ripulire al propria immagine mentre nei discorsi e nelle azioni quotidiane legate alle proprie responsabilità di parlamentare o di membro del del governo contribuisce, attaccando anche e demonizzando la magistratura allo scopo di tutelare gli interessi del proprio padrone, ad alimentare il puzzo del compromesso morale, della contiguità e della complicità che ammorba l’aria del nostro paese.
Clemente Mastella ha già avuto la decenza di rinunciare a partecipare all’incontro previsto nell’ambito del premio, lo stesso chiediamo che facciano altri rappresentanti delle Istituzioni, quali Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa, altrimenti non potremo fare a meno di contestare la loro partecipazione a questo premio levando in alto le nostra Agende Rosse e gridando la nostra rabbia e la nostra indignazione.
Rivolgo personalmente a Leo Nodari, che mi risulta essere tra gli organizzatori nel Premio e con il quale ho partecipato in passato a incontri per la Legalità e per la Giustizia a non volere, per il futuro inseguire riconoscimenti da parte delle Istituzioni mescolando per questo il sacro con il profano.
Dove si ricorda, si commemora o si onora il nome di Paolo Borsellino vogliamo che si possa sentire solo un “fresco profumo di libertà” e niente altro.


Salvatore Borsellino

 

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