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Omicidio Mormile: gip, no ad archiviazione, nuove indagini

7 marzo 2022, AGI – Nuove indagini sull’omicidio di Umberto Mormile, educatore del carcere milanese di Opera ucciso a Carpiano l’11 aprile del 1990.

Il giudice ha respinto dunque la richiesta di archiviazione della Dda di Milano disponendo l’iscrizione sul registro degli indagati di due collaboratori di giustizia, Salvatore Pace e Vittorio Foschini.

Una iscrizione “necessaria e preliminare a qualunque altro sviluppo”, scrive il giudice nelle 3 pagine con cui si è opposto alla richiesta di archiviazione dei pm. 

Il gip suggerisce inoltre di interrogare Antonino Fiume e “acquisire gli atti” di ‘Ndrangheta Stragista’, pendente davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria e, in particolare, gli esami dei collaboratori di giustizia Annunziato Romeo e Schettini.

Proprio Antonio Schettini è tra i condannati per l’omicidio Mormile. Insieme a lui anche Antonino Cuzzola, reo confesso. Oltre ai due esecutori materiali dell’omicidio Mormile, sono stati condannati, in qualità di mandanti del delitto, i boss della ‘Ndrangheta Domenico Papalia, Antonio Papalia e Franco Coco Trovato.     

L’obiettivo delle nuove indagini sarà dunque quello di ‘approfondire’ le dichiarazioni di Schettini sulla così chiamata ‘Falange Armata’ come nodo centrale sulla causale del delitto Mormile.

Una vittoria per Stefano Mormile e per l’avvocato Repici che chiedevano, nella denuncia presentata il 1 agosto 2018 alla Dda di Milano, di indagare sulla ‘Falange Armata’ – un gruppo che comparirà anche in attentati mafiosi e nei delitti della Uno bianca – e su un possibile coinvolgimento di uomini dei Servizi Segreti come mandanti dell’omicidio dell’educatore carcerario. Allo stato, secondo il giudice, non sono emersi “concreti elementi tali da lumeggiare l’ipotesi ed ulteriormente direzionare le indagini stesse”.

“Con la decisione del gip si prospetta finalmente un nuovo processo sull’omicidio Mormile: con questa decisione possiamo spazzare via il fango per decenni gettato sulla figura di Umberto Mormile così che anche a Milano, come già avvenuto a Reggio Calabria, si potrà arrivare alla conclusione che Mormile è stato ucciso perché aveva scoperto i legami occulti di Domenico Papalia con apparati deviati dello Stato”, spiega all’AGI l’avvocato Repici, legale del fratello della vittima.     

“Sono felice e in parte me lo aspettavo, sono stato a Milano e nell’udienza ero rimasto perplesso dall’atteggiamento della procura che tentava di sconfessare le evidenze processuali emerse a Reggio Calabria”, dice all’AGI Stefano Mormile, fratello di Umberto.

“L’avvocato Repici aveva contestato in quella sede le parole della procura, io ho osservato l’atteggiamento della gip che, pur non conoscendo tutte le carte, era allibita dalle parole del pm ed era rimasta impressionata dalle parole del mio avvocato – aggiunge -. Le indagini ora proseguono, ma purtroppo sono lasciate alla stessa procura che voleva archiviare, questo mi lascia perplesso, ma si andrà probabilmente a un processo per Pace e Foschini e lì potranno essere decisivi gli atti provenienti da Reggio Calabria”.

AGI

 

I rapporti tra ‘ndrangheta e servizi, il gip dice no all’archiviazione sull’omicidio Mormile: “Riaprire indagini pure sulla Falange Armata”

Riaprire le indagini sull’omicidio di Umberto Mormile, l’educatore del carcere milanese di Opera ucciso a Carpiano l’11 aprile del 1990. E’ quello che ha ordinato il gip del capoluogo lombardo, Natalia Imarisio. La procura aveva chiesto l’archiviazione, ma il fratello della vittima, Stefano Mormile (nella foto, ndr), si è opposto, assistito dall’avvocato Fabio Repici. Il giudice ha ordinato l’iscrizione sul registro degli indagati di due collaboratori di giustizia, Salvatore Pace e Vittorio Foschini. Una iscrizione “necessaria e preliminare a qualunque altro sviluppo”, scrive il giudice nel suo provvedimento di tre pagine. Il giudice ha inoltre ordinato di acquisire dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria sul processo ‘Ndrangheta stragista. E’ il procedimento che ha visto condannare in primo grado il boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, per l’omicidio di due carabinieri in Calabria.

Durante il dibattimento, però, sono emerse anche alcune novità sulla Falange Armata, l’oscura sigla del terrore che ha rivendicato tutte le stragi di mafia del 1992 e 1993. Ma che era nata prima nel nord Italia. L’esordio della Falange Armata, infatti, avviene proprio per rivendicare l’omicidio Mormile, anche se all’epoca la voce che chiama all’Ansa di Bologna si firma come “Falange Armata Carceraria“. In seguito quell’oscura sigla sarà utilizzata per rivendicare i vari delitti compiuti dalla Banda della Uno Bianca in Emilia Romagna e infine comparirà in Sicilia, a Enna, dove nell’inverno del 1991 Totò Riina raduna i suoi generali per pianificare le stragi della primavera successiva. Il capo dei capi ordina ai suoi di rivendicare gli omicidi con quell’oscura sigla, Falange Armata: e in effetti sarà così che saranno firmate le eliminazioni di Salvo LimaGiovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma chi è che la suggerisce a Riina? Al momento non è dato sapere.

Saranno, magari, le nuove indagini sull’omicidio Mormile a rivelarlo. Sull’omicidio dell’educatore carcerario sono state emesse due sentenze, entrambe definitive. Oltre a quella sugli esecutori materiali Antonio Schettini e Antonino Cuzzola – entrambi collaboratori di giustizia, seppur con condotte differenti – quella sui mandanti, indicati nei fratelli Antonio e Domenico Papalia, boss della ‘ndrangheta molto potenti nell’hinterland di Milano. Nella denuncia presentata in procura nel 2018 dall’avvocato Repici, Schettini viene indicato “protagonista di un depistaggio”. Dopo aver portato a processo Antonio Papalia, scelse il giudizio abbreviato, mentre nel processo ordinario si avvalse della facoltà di non rispondere. Cuzzola, invece, legò il movente dell’esecuzione “alla volontà di Domenico Papalia di sopprimere colui che nel penitenziario di Parma era stato testimone di propri incontri abusivi con i servizi segreti”. In effetti già nel 2006 la procura di Reggio Calabria aveva ricostruito le relazioni tra Domenico Papalia e appartenenti ai servizi segreti.

La riapertura delle indagini è una vittoria per Stefano Mormile e l’avvocato Repici che dal 2018 chiedevano di indagare “su un possibile coinvolgimento di uomini dei servizi segreti come mandanti dell’omicidio dell’educatore carcerario”. Allo stato, secondo il giudice, non sono emersi “concreti elementi tali da lumeggiare l’ipotesi ed ulteriormente direzionare le indagini stesse”. “Con la decisione del gip si prospetta finalmente un nuovo processo sull’omicidio Mormile: con questa decisione possiamo spazzare via il fango per decenni gettato sulla figura di Umberto Mormile così’ che anche a Milano, come già avvenuto a Reggio Calabria, si potrà arrivare alla conclusione che Mormile è stato ucciso perchè aveva scoperto i legami occulti di Domenico Papalia con apparati deviati dello Stato”, spiega all’agenzia Agi l’avvocato Repici, legale del fratello della vittima.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

 

Omicidio Mormile: respinta richiesta di archiviazione, sì a nuove indagini

Nuove indagini sull’omicidio di Umberto Mormile, educatore del carcere milanese di Opera ucciso da due killer a Carpiano l’11 aprile del 1990 mentre si stava recando al lavoro. È quanto deciso dal gip del tribunale di Milano, Natalia Imarisio, dopo l’opposizione alla richiesta di archiviazione della procura avanzata dal fratello della vittima, Stefano Mormile, assistito dall’avvocato Fabio Repici (nella foto, ndr). La richiesta di archiviazione della Dda di Milano è stata dunque respinta dal giudice il quale ha disposto l’iscrizione sul registro degli indagati di due collaboratori di giustizia, Salvatore Pace e Vittorio Foschini. Una iscrizione “necessaria e preliminare a qualunque altro sviluppo” scrive il giudice nelle 3 pagine con cui si è opposto alla richiesta di archiviazione dei pm.

Natalia Imarisio, inoltre, suggerisce di interrogare Antonino Fiume e “acquisire gli atti” del processo ’Ndrangheta Stragista, pendente davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria e anche gli esami dei collaboratori di giustizia Annunziato Romeo e Schettini. Antonio Schettini è tra i condannati per l’omicidio Mormile. Insieme a lui anche Antonino Cuzzola, reo confesso. In qualità di mandanti per l’omicidio Mormile sono stati condannati i boss della ‘Ndrangheta Domenico PapaliaAntonio Papalia e Franco Coco Trovato.

Per la famiglia Mormile, nonché per la procura di Reggio Calabria che sta approfondendo la vicenda con un’informativa depositata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo sulla Falange Armata al processo ‘Ndrangheta Stragista, Umberto Mormile venne ammazzato perché testimone di una versione forse ante litteram del Protocollo Farfalla, una sorta di accordo tra servizi segreti e l’amministrazione penitenziaria per poter entrare in carcere e parlare con i boss al 41 bis senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria.

L’obiettivo delle nuove indagini sarà dunque quello di “approfondire” le dichiarazioni di Schettini sulla Falange Armata come nodo centrale sulla causale del delitto dell’educatore carcerario.

Le nuove indagini sono una vittoria
Sono molto contento. È un ottimo inizioci dice al telefono Stefano Mormile. Per lui e per l’avvocato Fabio Repici si tratta di una vittoria. I due, infatti, nella denuncia presentata il 1° agosto 2018 alla Dda di Milano, chiedevano di compiere indagini sulla Falange Armata – sigla che comparve in attentati mafiosi e nei delitti della Uno bianca – e su un possibile coinvolgimento di uomini dei Servizi Segreti come mandanti dell’omicidio dell’educatore carcerario. “In un primo momento ho anche sottovalutato la reale portata della notizia, ma poi Fabio (Repici, ndrmi ha aiutato a comprendere”, dice il fratello di Umberto MormileProseguono le indagini, il che non era pensabile dato che la gip stessa rimase interdetta dinnanzi all’atteggiamento della procura – continua –. Le indagini saranno comunque svolte dalla stessa procura che non ci crede, ok. Ma la svolta potrebbe essere il probabile rinvio a giudizio di Foschini e Pace che sono reo confessi: il che preluderebbe ad un nuovo processo. E in quel caso si mette in gioco tutto”. Continua dunque la ricerca di verità e giustizia che per Stefano Mormile è legata “al ricordo di UmbertoSarebbe davvero bello che venisse riabilitato come merita in maniera ufficiale. Ma c’è anche un altro aspettoquello di provare a scuotere questo Paese ormai finito”, conclude.

Fabio Repici: “Si sgombera il campo dai depistaggi compiuti e consumati”
Finalmente sono stati superati gli ostacoli frapposti dai tanti che per ragioni inconfessabili hanno finora intralciato la celebrazione di un nuovo processo che possa finalmente certificare la verità sull’omicidio Mormile – ci dice Fabio Repici al telefono –. Si sgombera il campo dai depistaggi compiuti e consumati, tra l’altro con un cortocircuito della nostra giurisdizione perché il paradosso è che la posizione della Dda di Milano, anche con l’ultima memoria depositata all’ultimo momento in udienza lo scorso 11 febbraio, fa la guerra alle ricostruzioni fatte nel processo ’Ndrangheta Stragista’ dal dottor Giuseppe Lombardo ma anche dalla sentenza di primo grado, quindi convalidate dai giudici”.

L’avvocato Repici, inoltre, non è intimorito dal fatto che le indagini proseguono nella stessa procura che voleva archiviarle. “Ormai sono abituato a dover cercare la verità anche contro i pubblici ministeri. Sarà un problema loro, non mio”. E ancora: “Ci sono tanti elementi e ne porterò altri, a partire dall’ultima iniziativa epistolare del boss Domenico Papalia che dalle carceri continua a cercare di depistare e di ostacolare il cammino della verità. “Saranno i pubblici ministeri a dover fare ammenda dei gravissimi errori finora compiuti”, sottolinea l’avvocato.

Il quadro reale delle cose è il seguente – precisa Repici –: Pace e Foschini, come riconosciuto dal gip, sono rei confessi. In quanto tali non occorrono riscontri (al di là del fatto che ci sono pure i riscontri agli atti) e quindi la procura di Milano è obbligata a chiedere il rinvio a giudizio di Foschini e Pace, e quindi obbligata a celebrare un processo. Obbligata, perché non celebrare il processo sarebbe un’omissione”.

Jamil El Sadi (AntimafiaDuemila)

 

Grazie Stefano e Fabio, un gran bel regalo per Armida. Domani sarà un bell’otto marzo per lei, il primo dopo lungo tempo

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