Press "Enter" to skip to content

Mafia, Natale Mondo, l’agente ucciso due volte

Fu il quinto poliziotto ad essere ucciso della mitica squadra investigativa di Cassara’ e Montana. Dai successi nelle indagini alle amarezze per le accuse, poi rivelate infondate, di essere stata la ‘talpa’ dell’omicidio Cassara’. Il ricordo di un collega che lavoro’ con lui fianco e fianco: ”qualcun altro ha sulla coscienza la morte di Cassara’ e Antiochia, spero che un giorno racconti la verita”’. 
di Pippo Giordano* 

Domani ricorre il 24esimo anniversario della morte di un onesto e leale servitore dello Stato: il poliziotto Natale Mondo della Squadra mobile di Palermo, ucciso dalla mafia.
Quel giorno, 14 gennaio del ’88 ero appena giunto alla stazione Centrale di Palermo, proveniente dal Nord, quando seppi da un parente ch’era stato ucciso il mio collega Natale Mondo. In quel preciso istante se qualcuno m’avesse tagliato le vene, credo che una goccia di sangue non sarebbe sgorgata. Rabbia e impotenza s’impadronirono della mia mente. Natale, era il quinto collega della mia sezione investigativa di Ninni Cassarà, ad essere assassinato: il primo fu Lillo Zucchetto, poi Beppe Montana, lo stesso Ninni Cassarà e Roberto Antiochia. Io sarei dovuto essere, secondo il racconto del pentito-killer, il sesto, ma una serie di circostanze fortunose, impedirono l’evento.
Natale Mondo, in passato era solito venire a far visita a Ninni Cassarà, suo ex dirigente: entrambi erano in servizio alla Squadra mobile di Trapani e mentre Ninni, fu trasferito a Palermo, perché aveva osato ”toccare” i poteri forti di Trapani, Natale era rimasto in quella sede. Ogni volta che faceva capolino nei nostri uffici, noi tutti gli tributavano calore e simpatia perché Natale era davvero un ragazzo che ispirava fiducia. Il suoi lineamenti fisici erano lo specchio della bontà. Dal suo sguardo dolce e mite si notava l’anima onesta e sincera. Insomma, un bravissimo ragazzo siciliano.
Dopo un breve periodo anche Natale fu trasferito da Trapani e venne assegnato alla nostra Sezione ed iniziò, così, l’opera di contrasto a Cosa nostra. Siccome tra me e Ninni Cassarà c’era stima e fiducia, ciò consentì a Natale di avere con me un rapporto privilegiato. Nacque una stretta collaborazione fondata sulla reciproca fiducia, tant’è, che fui subito informato sui rapporti che lo stesso Natale aveva avviato con un “confidente”: contatti, peraltro, autorizzati da Giovanni Falcone e che erano finalizzati a contrastare la famiglia mafiosa dei Fidanzati-Galatolo, oltre alla cattura di latitanti di Cosa nostra. Io stesso, in poche occasioni, insieme a Natale e il confidente, feci dei sopralluoghi ed appostamenti, Purtroppo, per motivi di sicurezza, io fui repentinamente allontanato da Palermo, e trasferito in una località del Nord. Ma, ciononostante continuavo riservatamente ad indagare sul territorio palermitano. Le sole persone che conoscevano i miei spostamenti in Sicilia, erano Montana, Cassarà e Mondo. E, l’ultima volta che tutti e quattro c’incontrammo fu nel nel mese di maggio del ’85 a conclusione di una delicata indagine. Poi, come noto a luglio ed agosto dello stesso anno, furono assassinati Montana, Cassarà e Antiochia. Natale, durante l’agguato di via Croce Rossa, contro Cassarà, si salvò riparandosi sotto l’auto di servizio.
Mondo, fu ingiustamente accusato d’essere la talpa che avrebbe comunicato ai killers gli spostamenti di Cassarà e per questo suo presunto doppio gioco i sicari gli avrebbero risparmiato la vita. Falso! Qualcun altro ha sulla coscienza la morte di Cassarà e Antiochia e spero che un giorno, prima di lasciare questa vita terrena, si ravveda e racconti la verità. Tuttavia, quello delle false verità era il metodo ampiamente collaudato da Totò Riina, usato anche nell’omicidio di Lillo Zucchetto, oltre che nei vari omicidi di uomini d’onore,
Successivamente, a causa dei rapporti col “confidente”, Natale fu arrestato ed io mi misi in contatto con la Mobile di Palermo, chiedendo d’essere interrogato dal PM Domenico Signorino, titolare dell’inchiesta. Il mio intento era chiarire i rapporti tra Cassarà, Natale e il confidente. Il magistrato, poi morto suicida a causa delle accuse di favoreggiamento a Cosa nostra, fatte dal pentito Gaspare Mutolo, non ritenne opportuno ascoltare le mie dichiarazioni. Quindi, mi recai ugualmente a Palermo e andai, nonostante il divieto, a trovare Natale ch’era agli arresti domiciliari. Lo trovai provato, spaventato e drammaticamente solo; la calunnia l’aveva ucciso. Non accettava l’accusa di essere il traditore di Cassarà. L’incontro fu emozionante, Natale aveva davvero bisogno di sentire il mio calore e la mia vicinanza, ma soprattutto, aveva bisogno di sentire parole di stima e fiducia. Ci riuscii perché lo lasciai col sorriso.
Natale, come gli altri, perse la vita per l’alto senso del dovere e perché credeva ciecamente nella totale sconfitta di Cosa nostra. Le motivazioni del suo arresto, anche l’accusa di droga, caddero miseramente nel vuoto e fu prosciolto.
E, Natale Mondo, un uomo perbene, un altro siciliano onesto, fu ucciso due volte: la prima per le false accuse e la seconda in un marciapiede palermitano, crivellato di colpi.
E lo Stato? Come le stelle… stava a guardare!

*Ex sottufficiale della Squadra Mobile di Palermo e della Dia

da: IQuadernidelora.it

 

Be First to Comment

Lascia un commento

WP Twitter Auto Publish Powered By : XYZScripts.com