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Lettera di Martina a Paolo

Ciao Paolo,
non è la prima volta che ti scrivo e non lo sto facendo per dirti che mi arrendo.
Ti sto scrivendo perchè a volte la tentazione di arrendersi è forte, come oggi, perchè certe notizie sarebbe meglio non apprenderle, sarebbe meglio non sapere certe cose.
Oggi un’ANSA delle 14.32 ha dato a noi “giustizialisti” una scossa poco piacevole. Bruno Contrada finirà i suoi giorni a Palermo, nella tua terra, perchè preferisco considerarla tua piuttosto che sua, nel disinteresse generale, nell’ignoranza più totale di chi non sa o finge di non sapere quello che che questo “grande servitore dello stato” ha fatto per onorare la sua patria.
Perchè tu devi sapere che noi italiani paghiamo i nostri servizi segreti (SISDE) affinchè contribuiscano a far saltare in aria i più grandi uomini di Stato che questo paese di merda abbia mai avuto e meritato, li paghiamo per aiutare i mafiosi, per servire il loro stato perverso, per ricordarci che non dobbiamo essere orgogliosi di appartenere a questo paese.
Sono senza cuore, non ho pietà per questo povero vecchio stanco e malato che ha scontato solo 5 dei 10 anni che sarebbe dovuto restare in carcere.
Purtroppo questi uomini che hanno compassione per i vecchi come Contrada, dimenticano che quelli come te non hanno potuto godere le gioie (nel tuo caso sarebbe stata gioia, PERCHE’ AVREBBE SIGNIFICATO VIVERE) di diventare vecchi e malati.
Sicuramente adesso gli alti servigi di Contrada alla patria sono stati ben ripagati, ma non dall’Italia, ma da coloro che ne hanno direttamente beneficiato.
Vorrei chiedere a questi autorevoli esperti del diritto, della politica e della moralità se ora che sono riusciti a far tornare a casa Contrada, possono dedicarsi a trovare anche il modo di farti uscire dalla tomba (possibilmente VIVO).
Vorrei ricordare alla gente che stasera sentirà al telegiornale il romanzato racconto del povero vecchio che finalmente torna a casa nella sua Palermo, che 52 anni sono veramente pochi per morire, che non si puo’ essere fatti a pezzi per non aver mai smesso di fare il proprio dovere, fino in fondo, fino alla fine, in nome dello Stato (quello vero!) e della Giustizia.
Vorrei ricordare alla gente che Contrada doveva finire i suoi giorni in carcere per una condanna a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa (altissimo servigio allo stato che oggi lo ricompensa).
Che l’esplosivo usato per farti a pezzi è quello comunemente usato dai mafiosi? Ma quando mai! Noi le cose le facciamo per bene, la mafia la dotiamo di Semtex, l’esplosivo utilizzato in genere dai servizi segreti, li facciamo a pezzi per bene questi giudici, non lasciamo niente al caso.
C’è un castello a Palermo, si chiama Castello Utveggio e forse lo demoliranno (non si sa mai…) per non far sapere all’opinione pubblica che il vicequestore e consulente informatico delle procure Gioacchino Genchi, ci ha gentilmente informato che il 19 luglio 1992 l’edificio ha ospitato il SISDE di Bruno Contrada per visualizzare meglio il teatro della strage, per godersi lo spettacolo ed è molto probabile che il pulsante del telecomando che ha azionato il tritolo sia stato premuto da quella postazione strategica.
Ah! Dimenticavo di mettere al corrente gli italiani della modifica apportata oggi (per l’occasione) alla Costituzione: art.1 L’Italia è una Repubblica, neanche più tanto democratica, fondata sul segreto di stato e sull’omertà della sua classe dirigente. Caro Paolo non mi arrendo e non lo farò mai… ma solo perchè ti voglio bene e non meriti questo paese di merda!


Martina

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