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Lettera da Giuseppe del Giudice

Caro Dott. Borsellino,
sono un giovane studente universitario in quel di Lecce in Puglia.
Mi permetto di inviarle poche righe, per contribuire, nel mio piccolo, al coro di coloro che “il movimento culturale e morale” lo fanno.
Penso che il miglior modo per alimentarlo sia “il sapere”, il conoscere le verità che tanta fatica fanno i media lottizzati e “privati” a diffondere. 

L’iniziativa da Lei presa è condivisa oltre ogni dire, è questa la strada da percorrere.
Anche nella mia terra, la mafia l’abbiamo sempre vista (invero i postumi, visto che la c.d. Sacra Corona unita è stata il più smantellata).
In paese ci uscivamo insieme a questi “quasi capi” i figli di… i nipoti di… Conosciamo le “movenze”, i comportamenti, le “sparate dialettali che intimoriscono”.
La “cultura mafiosa” insomma, la si conosce. I fatti del 1992 hanno cambiato molte cose. L’effetto lo si respira, “si sono smosse le coscienze”.
Nuove generazioni crescono, educate con l’esempio di “grandi uomini”.
C’è ancora chi subisce il “fascino dell’uomo d’onore”, ma sono di più, ora, chi li ammonisce, chi le rifiuta,disprezza. Mi congedo augurandoLe buona fortuna per tutte le Sue iniziative. Con enorme rispetto La ringrazio e saluto.

Giuseppe Del Giudice

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