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Lettera da Giuseppe (da Irene del Prato)

Mi scrive un giovane dando immeritatamente a me una qualche parte nella battaglia di cui io solo marginalmente fino ad oggi mi ero occupata, la giro a voi, che siete per me la luce che illumina le buone azioni di molti, nostra coscienza ogni giorno. Gli ho scritto che avrei girato a voi le sue commoventi parole.

Ciao Irene,
mi permetto di darti del tu e di risponderti tramite messaggio privato, ma lo ritengo un dovere quasi morale o etico, non saprei dirti di preciso.

Ti ringrazio per averci informati della tristissima perdita di Giuseppe Gatì, anche io non sapevo molto di lui, avevo giusto visto un paio di giorni fa il suo video sul blog di Piero Ricca e sulla Repubblica, e ne ero rimasto colpito, il coraggio, la forza, la giovane età e soprattutto il fatto che era praticamente quasi solo in mezzo ad un branco di lupi, per urlare a testa alta il suo sdegno, il nostro sdegno, subendone le conseguenze sulla sua pelle.

Io ho 20 anni, studio e ho tanti problemi ma se c’è una cosa che non riesco a fare è provare indifferenza, è restare in silenzio almeno nel piccolo per ora, ho bisogno di sapere, di conoscere, di informarmi, ora, come non ho mai fatto, prima che sia troppo tardi. Purtroppo intorno a me non vedo molta gente interessata a quel che succede REALMENTE in Italia, forse a 20 anni si pensa più a farsi una vita, studiare, lavorare, curare le relazioni, illudendosi che si possa restare indifferenti a quella collettiva, quasi tranquillamente rassegnati ad una possibile voce in capitolo nella storia del nostro paese. Mi sento spesso solo in questo senso, la gente sembra annoiata se provo a spiegargli che le cose non vanno e PERCHE’, mostrando evidenza di fatti poco o per nulla noti, che noi tutti dobbiamo fare qualcosa, e a quel punto non posso che ricordare una massima di Leopardi che conservo appesa nella bacheca qui davanti alla mia scrivania da un paio di anni “Sogliono essere odiatissimi i buoni e i generosi perchè ordinariamente sono sinceri e chiamano le cose coi loro nomi. Colpa non perdonata del genere umano, il quale non odia mai tanto chi fa male, nè il male stesso, quanto chi lo nomina.”

Dobbiamo risvegliare le coscienze, dobbiamo crearle da zero se necessario, dobbiamo ricordare, la memoria è l’informazione sono armi troppo potenti da far paura. Giuseppe Gatì vivrà ancora, nel nostro ricordo e resterà un esempio per tutti, un’altra persona per cui lottare ancora, resistere, resistere, RESISTERE!, come ha detto Salvatore.

Dobbiamo sensibilizzare l’opinione pubblica sulle intercettazioni, per esempio, molti mi dicono “Perchè devono sapere i fatti miei?!”. Basterebbe imparare a guardare le cose dal giusto verso, se mai un unico giusto e insindacabile verso possa mai esistere: le intercettazioni sono una tutela anche per le persone innocenti. E mi spaventa vedere quante poche persone siano favorevoli alle intercettazioni, o piuttosto preferiscano non pronunciarsi in merito: spero di essere solo miope. Se il ddl a riguardo passa, io mi impegnerò nella realizzazione di un video-documentario, risultante dalla rassegna video e stampa della storia passata e presente dell’Italia della Repubblica, specie di quella ignorata dai media tradizionali, che sto portando avanti da mesi, in memoria di chi è morto per la giustizia e di chi è tutt’oggi costretto a morirne in silenzio sotto il peso di disinformazione e illegalità “di Stato”. Alle volte mi chiedo cosa direbbe in questo istante Montanelli se fosse ancora tra noi, forse che ce lo meritiamo quel che accade, o forse che non è che l’inizio di una nuova e diversa seconda Resistenza a cui siamo chiamati per dimostrare e rivendicare il nostro amore per la vita e la giustizia.

Voglio ringraziare non so se Dio o il fato che esistano persone come te e Sonia per esempio che spero di conoscere un giorno.

E ricordando Sandro Pertini “Non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà.”

A risenterci presto spero,
con stima e affetto da Bari.
Giuseppe

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