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Le richieste di Riina nei nastri segreti di Ciancimino

La trattativa mafia Stato? Adesso c’è anche la ‘prova vocale’: alcuni nastri registrati da Vito Ciancimino, nel suo salotto di piazza di Spagna a Roma, della conversazione con l’allora colonnello dei carabinieri del Ros Mario Mori. Oggetto: le richieste di Riina allo Stato per fermare le stragi. Ma Riina venne arrestato, tradito da quello stesso Provenzano che ne avrebbe preso poi il posto, nella seconda fase della trattativa. È questo il senso delle rivelazioni di Massimo Ciancimino, che ieri ha consegnato ai magistrati della Dda nuovi documenti cartacei ma non quei nastri, dei quali ha detto di non conoscere ancora il contenuto. E, parlando con i giornalisti, ha ribadito di essere stato testimone del tradimento di Provenzano nei confronti di Riina: “Indicò ai carabinieri la zona esatta del nascondiglio in cui Riina trascorse l’ultima parte della latitanza”.

Le rivelazioni del giovane figlio di don Vito, testimone diretto della trattativa mafia-Stato, sono state acquisite agli atti dell’inchiesta che vede indagati Riina, Provenzano e il medico Antonino Cinà per minacce ad un corpo politico dello Stato. A Palermo, per deporre nel processo di appello per riciclaggio, Ciancimino ha poi segnalato di nuovo alcune presunte anomalie nelle indagini a suo carico: “Non ho nulla contro i magistrati che hanno fatto il loro lavoro alla luce degli atti che altri hanno trasmesso – ha detto Ciancimino, riferendosi ai carabinieri che hanno condotto quelle indagini – quello che so, però, é che non hanno avuto tutto il materiale che era necessario per far luce sulla mia vicenda”.

Ma è sui nastri, che potrebbero gettare nuova luce sulle fasi ancora confuse di quella trattativa, che si è acceso adesso l’interesse dei magistrati: “Ho tutta una serie di nastri – ha detto ai giornalisti Ciancimino – ma devo capire di cosa si tratti. Mio padre era solito registrare eventi importanti, ma non ho avuto ancora contezza personale di cosa sia impresso nelle bobine in mio possesso”. E ai magistrati ha parlato di ‘’appunti vocali per un libro’’ redatti dal padre insieme ad alcune conversazioni con il colonnello Mori. Una prova vocale dell’intesa. Che avrebbe avuto nell’arresto di Riina un importante ‘stop and go’: il tradimento di Provenzano, raccontato da Massimo Ciancimino, al quale l’allora capitano del Ros Giuseppe De Donno avrebbe fornito alcune mappe di Palermo, chiedendogli di darle a suo padre e sperando di avere un contributo utile per l’arresto del boss latitante. Il padre, don Vito, avrebbe trattenuto una copia delle mappe e un’altra l’avrebbe affidata al figlio perché la consegnasse a un uomo di fiducia del geometra Lo Verde, il nome con cui l’ex sindaco indicava Provenzano. L’uomo del capomafia avrebbe, poi, restituito a Ciancimino la mappa con un cerchio proprio sopra la zona del quartiere Uditore in cui si nascondeva Riina. La cartina venne poi fatta avere ai carabinieri e Riina nel gennaio ‘93 finì in manette.

Giuseppe Lo Bianco (da Il Fatto Quotidiano del 6 novembre 2009)


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