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Agnese Borsellino ai magistrati palermitani: “Paolo si sentì tradito da quell’operazione”

Cosa si nasconde dietro la non-sorpresa di Borsellino nell’apprendere dell’insolita iniziativa avviata dal Ros? Secondo gli stretti familiari di Paolo Borsellino, il suo rapporto con Liliana Ferraro non era fra i più confidenziali, ristretto unicamente alle questioni professionali e, inoltre, Borsellino in quel periodo non si fidava più di nessuno. Non è da escludere che abbia voluto celare la sua sorpresa. Così come il “se ne sarebbe occupato lui”, secondo il vissuto dei suoi familiari, andrebbe letto come un modo per dire che “si sarebbe fatto sentire” dai soggetti interessati. Secondo gli inquirenti è possibile che Borsellino avesse già “naschiato” (annusato) che il Ros si stava muovendo in quella direzione.

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Ma non sarebbe stato Mario Mori a dirglielo, seppur i due si sono incontrati il 25   giugno 1992, tre giorni prima che il magistrato incontri la Ferraro. Testimoniando al processo Borsellino-ter a Caltanissetta, nel 1998, il generale dell’Arma ha escluso categoricamente che in quell’incontro – avvenuto in via riservata nella sede del Ros – si fosse parlato di Ciancimino. Quindi l’ipotesi è che Borsellino, scoperta l’operazione del Ros con le relative richieste di appoggio politico – avanzate al ministero della Giustizia, al presidente della Commissione antimafia Luciano Violante e alla presidenza del Consiglio tramite Fernanda Contri – si sarebbe sentito “tradito”, come rivelerà la moglie Agnese ai magistrati palermitani. Poi c’è il filone del rapporto mafia-appalti, quello per cui prima Falcone e poi Borsellino sarebbero stati uccisi secondo la tesi di Mario Mori e  del suo difensore, Piero Milio. Un rapporto condiviso e avallato dai due magistrati. La Ferraro rivela agli inquirenti di aver letto quel rapporto e di averlo poi sigillato e rinviato alla Procura di Palermo, seguendo le disposizioni di Giovanni Falcone. Anche Paolo Borsellino era a conoscenza della vicenda e durante l’incontro nella saletta dell’aeroporto di Fiumicino, avrebbe chiesto alla donna quale fosse stata la reazione di Falcone. Secondo Mori, l’ultimo incontro con Borsellino sarebbe stato il 10 luglio 1992 ma anche lì non una parola sulla questione Ciancimino. Il giorno dopo il magistrato sarebbe stato a cena al circolo del comando generale dell’Arma con il generale Subranni, il capo del Ros. E quella sera non avrebbe proferito una sola parola.


Andrea Cottone -  in Il Fatto Quotidiano, 9 aprile2010

 

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