Il 29 luglio è il giorno della triste ricorrenza della strage di via Pipitone Federico a Palermo dove perirono il giudice istruttore Rocco Chinnici, gli uomini della scorta, il portiere dello stabile; una giornata della memoria e soprattutto delle passarelle degli uomini delle istituzioni e della politica, di quella politica che in queste ore tenta di approvare la riforma “salva -ladri”del duo Cartabia Draghi. Un vero affronto ai magistrati e ai tanti servitori dello stato vittime innocenti di vile mano criminale e mafiosa. Dopo i riti commemorativi di maggio con la strage di Capaci e la morte del giudice Falcone, del 19 luglio con la strage di via D’amelio e l’uccisione di Paolo Borsellino, il 29 luglio l’attentato e l’uccisione di Chinnici, un lungo elenco di nomi caduti per mano mafiosa ha caratterizzato la cosiddetta mattanza, allungando molte ombre su questi delitti eccellenti. Delitti eccellenti che certa politica, uomini delle istituzioni, servizi segreti deviati e mafia contribuirono all’inizio della stagione stragista. Risuonano prepotentemente le frasi simbolo di Falcone: “Gli Uomini passano, le idee restano, e restano anche le loro tensioni morali che continueranno a camminare sulle gambe di altri Uomini. Restano impressi i nomi dei tanti Eroi, come Scaglione, Dalla Chiesa, Chinnici, Falcone, Borsellino, Costa, Cesare Terranova, Montana, Cassarà, Calogero Zucchetto, Rosario Livatino, Saitta, Peppino Impastato, padre Pino Puglisi, le vittime della strage di via dei Georgofili a Firenze e tanti altri servitori dello stato e Uomini della società civile che con il loro sangue hanno scritto le pagine più importanti della lotta alla mafia. E’ proprio in queste settimane e chissà quante volte il cittadino si sarà chiesto di fronte la dabbenaggine dei rappresentanti del governo dei “migliori”, a che cosa sia servito il prezzo pagato da queste vittime tranciate dalla violenza mafiosa. La ministra Cartabia dovrebbe sapere che l’arma della mafia è il denaro e quindi non va sottovalutato e colpito duramente il fenomeno della corruzione. E’ una situazione di disagio strisciante che pervade le coscienze della popolazione, ed è come se le armi, l’asfalto di Capaci e di via Pipitone Federico avessero finito di fumare e fossero rimaste inghiottite dall’oblio della incapacità della politica. In memoria di questi Eroi resterà magari la riforma Cartabia che riuscirà a salvare tanti ladri, i colletti bianchi della politica, dell’imprenditoria, i corrotti e corruttori in grado sempre più di condizionare la vita democratica del Paese.
Dott. Paolo Caruso