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La guerra tra procure e quelle “soffiate” interne

L’inchiesta passa a Perugia, Roma beffata. Il ruolo del pm Achille Toro

A Perugia. Gli atti delle varie inchieste sul “sistema gelatinoso” del Bertolaso-gate sono destinati a finire nello stretto imbuto della procura umbra. A partire dal processo Andreotti, da tempo su questo tribunale di provincia finiscono per rovesciarsi grandi indagini e grandi processi. Sempre per colpa del comportamento poco trasparente di un magistrato romano. Questa volta si tratta di una soffiata, a risponderne è il numero due della Procura di Roma, Achille Toro, responsabile fino a pochi giorni fa di tutte le inchieste sulla Pubblica amministrazione, dunque supervisore degli atti di indagine sui Grandi appalti, dal G8 a La Maddalena, all’Unità d’Italia, fino ai Mondiali di Nuoto. La notizia non è ufficiale, ma il destino sembra già scritto.

Una decisione difficile da digerire per i magistrati fiorentini, costretti ad abbandonare l’inchiesta proprio nel momento in cui stava approdando ai piani alti delle Protezione civile. Quasi umiliante, per i pm romani che ieri hanno vissuto una cattiva giornata. In particolare Sergio Colaiocco e Assunta Cocomello che erano partiti di prima mattina portandosi carte da mostrare ai colleghi e anche qualche colpo messo a segno nelle ultime ore, come una perquisizione della Gdf nell’ufficio di Diego Anemone più volte visitato negli ultimi mesi dal Ros. Forse un tentativo in extremis di dimostrare un certo attivismo. Invece le cose si sono messe subito male. Da un lato i pm toscani che non oppongono resistenza di fronte all’eventualità di abbandonare l’inchiesta, anzi appoggiano la tesi che il caso Toro trascina con sé l’intero malloppo . Poi il colpo gobbo. Di fatto la Procura di Perugia ha subito aperto l’inchiesta sul caso Toro ascoltando i pm come “persone informate dei fatti”, ovvero testimoni del comportamento presumibilmente illecito del procuratore aggiunto.


Difficile sostenere che la parte più importante dell’inchiesta, relativa al G8, possa proseguire a Roma in un clima di veleni e sospetti, anche se Toro si è immediatamente dimesso dall’incarico. Il procuratore Ferrara fino a tarda sera ha tentato di svelenire il clima: “Abbiamo consegnato gli atti, sarà Perugia a decidere se ci sono o no connessioni”. Ma a Perugia la partita romana è data per persa. C’è un antefatto che trapela da Firenze e basta a spiegare la guerra sotterranea tra procure. All’inizio della scorsa estate un articolo di Fabrizio Gatti su L’Espresso rivela che la Procura di Firenze indaga sull’abbandono dei cantieri del G8. E ciò, a quanto emerge dalle intercettazioni del Ros, crea notevole apprensione. Diego Anemone telefona a Balducci, seguono contatti frenetici tra i carbonari della Ferratella, tesi a individuare il canale che possa offrire informazioni su quanto sta accadendo sul fronte giudiziario.

Alla fine viene individuato in Edgardo “Edy” Azzopardi, vecchio amico di Toro, la persona giusta. Poco tempo dopo, anche la Procura di Roma si attiva presso i colleghi di Firenze per sapere cosa sta accadendo, offre la propria collaborazione. Da Firenze nessun problema: “Abbiamo disposto delle intercettazioni, volete farle voi?”. Va bene. Passano due o tre mesi, non succede niente. Il Ros procede per conto di Firenze monitorando tutti i contatti che accompagnano il tentativo di scoprire notizie sulle indagini che li riguardano. Subito si capisce che Azzopardi è in contatto con un “padre e con un figlio”. Ancora un giro di telefonate ed è chiaro che si tratta di Achille Toro e del figlio Camillo.

Il vecchio Azzopardi va spesso a trovarlo, preme per parlare direttamente con il magistrato. “No, papà lascialo perdere”, scongiura il giovane che ha un problema di riconoscenza nei confronti dell’avvocato che gli ha trovato lavoro. Poi arrivano le telefonate con Toro che lo ringrazia del “formaggio” che gli ha mandato per Natale. Il procuratore è sui carboni accesi, i congiurati nel frattempo scoprono di essere intercettati e decidono di comunicare via Skype. In una delle ultime telefonate il messaggio di Edy è chiarissimo: “Come va”. “Eh…piove…pesantemente… piove parecchio? Madonna mia!!”. “Piove tanto…speriamo che non ti piova dentro casa”.

Rita Di Giovacchino (il Fatto Quotidiano, 17 febbraio 2010)

 

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