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Cosa Nostra e la Fininvest: quando Bossi accusava B.

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Nel 1998 La Padania faceva domande al Cavaliere su mafia, camorra, politica e finanza. Oggi il senatur attacca Spatuzza

“Non credo che Berlusconi sia uno che vada in giro a mettere bombe”. È un Bossi rabbonito dall’età e dagli acciacchi, quello che ha parlato di mafia e politica, Spatuzza e Berlusconi, domenica sera a Milano. C’era il presepe da inaugurare a Palazzo Marino, ma soprattutto taccuini e telecamere da soddisfare sul tema del giorno: le rivelazioni torinesi del signor “Tignusu”, assassino e depositario di segreti-bomba sui rapporti tra il Cavaliere e i vertici di Cosa Nostra.
 
“La verità è che la mafia si è arrabbiata perché noi abbiamo fatto leggi pesantissime”, spiega il senatur ai cronisti. E poi, questi pentiti parlano troppo. “Bisogna rivedere la legge”.

Punto e tanta acqua passata sotto i ponti da quando Umberto Bossi agitava come una clava il sospetto dei rapporti tra le fortune imprenditoriali del Cavaliere e la Cosa Nostra siciliana.

Perché è lo stesso Bossi a spiegarlo a un cronista dell’agenzia Ansa il 21 luglio 1998. “Sono stato io a mettere fine al partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l’ho abbattuto. In Italia ci sono tre poli, quello palermitano è rappresentato da Berlusconi, lo hanno mandato per fregare il nord”.

Ma è a La Padania, il giornale della Lega, che Bossi e i suoi (Bobo Maroni compreso), affidano l’attacco finale contro il Cavaliere. Roba forte, altro che bombe atomiche finiane.

8 luglio 1998, il giornale inaugura, ancor prima di Repubblica, la serie delle dieci domande a Berlusconi. Per la verità sono 11. E toste. Prima pagina: “Mafia, camorra, politica e Finanza”.
Foto di Berlusconi sull’orlo di una crisi di nervi. Imperativo: “Cavaliere risponda a undici domande e potrà scagionarsi”. Il giornale di Bossi vuole sapere l’impossibile. In sintesi: chi ha dato i soldi a Berlusconi per fondare le sue imprese, per aumentarne il capitale, i suoi rapporti con finanzieri in odore di…

Le risposte non arrivano e il giornale attacca. Il 30 agosto insiste su “I dieci misteri di Silvio” con una intera paginata. Il titolo lascia poco spazio alla fantasia: “Le gesta di Lucky Berlusca”. Lucky, come Salvatore Lucania, alias Lucky Luciano, il boss dei due mondi che si mise a disposizione degli Alleati per lo sbarco in Sicilia.

L’occhiello aiuta il lettore a capire: “Il curriculum del Cavaliere farebbe invidia a un boss della mala”. Sommario: “Per salvarlo un plotone di avvocati, parlamentari e giornalisti”.

A completare la pagina un titolo, a seguire, sui misteri del “fido Dell’Utri”. È ampia la collezione dei titoli del giornale leghista sull’argomento mafia-Berlusconi, ma sopra tutti spicca la copertina dal titolo Baciamo le mani, con una ampia carrellata di foto.

Da Buscetta a Brusca, da Totò Riina a Pippo Calò e Stefano Bontate. Tutti in compagnia di Giulio Andreotti, Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri



Le 11 domande de La Padania a Berlusconi

 

Anno 1998, su La Padania una radiografia in 11 domande di ciò che già allora non tornava sull’impero di Berlusconi.

1. Il 26 settembre 1968, la sua Edilnord Sas acquistò dal conte Bonzi l’intera area dove lei edificherà Milano 2. Lei pagò il terreno tre miliardi di lire. Questa somma del ’68, quando lei aveva 32 anni e nessun patrimonio familiare a disposizione, era di enorme portata. Oggi equivarrebbe a oltre 38.739.000.000 di lire. Dopo l’acquisto, lei aprì un gigantesco cantiere edile, che in 4-5 anni edificherà l’area abitativa di Milano 2. Tutto questo denaro chi gliel’ha dato?

Il 22 maggio 1974 la sua società Edilnord Centri Residenziali Sas compì un aumento di capitale che così arrivò a 600 milioni di lire. Un anno dopo nuovo aumento fino a due miliardi (14 miliardi di oggi). Da dove e da chi le sono pervenuti tali capitali in contanti? Se lei non lo spiega, signor Berlusconi, si è autorizzati a ritenere che sia denaro dall’orribile odore. (Stesse domande anche la 3, 4 e 8 dedicate alla Italcantieri, al cambio di nome della Edilnord in Milano 2 e per la Romana Paltano)

Nel marzo del ‘75 lei diede vita alla Fininvest Srl, 20 milioni di capitale, che l’11 novembre diventeranno 2 miliardi con il contestuale trasferimento della sede a Milano.

L’8 giugno 1978, ancora a Roma, lei fondò la Finanziaria di Investimento Srl, soliti 20 milioni, amministrata da Umberto Previti, padre di Cesare.

Il 30 giugno 1978, quei 20 milioni diventeranno 50, e il 7 dicembre 18 miliardi (81 miliardi di oggi).

Il 26 gennaio 1979 le due “Fininvest” si fonderanno. Questa massa di capitali da dove arrivò? (Idem la 6)

Sul finire del 1979, lei diede incarico ad Adriano Galliani di acquistare frequenze tv. Galliani entrò in società con i fratelli Inzaranto nella loro rete Sicilia Srl. Soltanto che Giuseppe Inzaranto era anche marito della nipote di Buscetta che nel 1979 non è un “pentito”, è un boss. Lei lo sapeva?

Lei fondò l’immobiliare Idra col capitale di 1 milione. Questa società, che oggi possiede beni immobili pregiatissimi in Sardegna, l’anno dopo – era il 1978 – aumentò il proprio capitale a 900 milioni. Come fu possibile?

Perchè ha acquistato il giocatore Lentini attraverso la finanziaria Fimo che era sede operativa di Giuseppe Lottusi, riciclatore di soldi sporchi della cosca dei Madonia e Lottusi?

Fonte: il Fatto Quotidiano (Enrico Fierro, 9 Dicembre 2009)

 

 

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