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Bavaglio

 Titolo: Bavaglio
Autori:  Peter Gomez, Marco Lillo e Marco Travaglio-Introduzione di Pino Corrias
  Casa Editrice: Chiarelettere  -  prezzo: 12 euro                                                                     

Lodo Alfano e immunità per le alte cariche
Non è vero che «Così fan tutti»
di Peter Gomez, Marco Lillo e Marco Travaglio
Esce oggi «Bavaglio», il nuovo libro di Peter Gomez, Marco Lillo e Marco Travaglio, con introduzione di Pino Corrias (Chiarelettere, pagg. 240, 12 euro). Sottotitolo: «Bloccare i processi, cancellare l’informazione, difendersi con l’impunità. Ecco perché Berlusconi sta preparando il bavaglio». Alla vigilia dell’approvazione del Lodo Alfano, che regala l’impunità al premier e alle altre tre cariche dello Stato, anticipiamo brani del capitolo che racconta quel che accade all’estero in materia di immunità.
La spericolata bugia che ritorna uguale a se stessa come nel 2003, è che «nelle altre democrazie», o in «molte» di esse, sia già prevista l’immunità per le alte cariche o almeno per il premier. La realtà è opposta: «In nessun Paese d’Europa – come ha ricordato Leopoldo Elia, già presidente della Corte costituzionale, l’Unità il 7 giugno 2003 – esiste nulla di simile. La Legge Berlusconi è un unicum nel mondo democratico. La sospensione dei processi per fatti estranei all’esercizio dei poteri della carica vale solo per tre capi di Stato: Grecia, Portogallo e Israele. Il presidente del Consiglio, invece, non ha alcuna protezione particolare da nessuna parte». In tutti i Paesi europei i parlamentari non sono perseguibili per opinioni e dichiarazioni espresse all’interno del Parlamento. L’immunità per le frasi calunniose e diffamatorie pronunciate extra moenia è invece una specialità tutta italiana, come ha stabilito nel 2003 la Corte europea per i diritti dell’uomo, condannando l’Italia per avere «salvato» Vittorio Sgarbi e Francesco Cossiga: secondo Strasburgo, l’insindacabilità vale solo per fatti legati all’esercizio della funzione. In Germania, addirittura, l’immunità per opinioni e dichiarazioni all’interno delle aule parlamentari è esclusa per il reato di calunnia. E persino il Brasile ha abrogato l’immunità parlamentare nel 2003 grazie al nuovo presidente della Camera Aecio Neves, elogiato per questo dal suo omologo italiano Pierferdinando Casini.
Altri azzardano arditi paragoni tra il Lodo e la pur deprecabile forma di immunità votata ad ampia maggioranza il 4 giugno 2003 da quasi tutti i gruppi del Parlamento europeo. Paragoni del tutto arbitrari. Anzitutto perché quel voto – che ha approvato lo Statuto del deputato europeo – non ha fatto che confermare un istituto già presente nell’ordinamento comunitario: cioè nel trattato di Bruxelles dell’8 aprile 1965. (…) Va detto che l’Europarlamento ha fatto un uso molto oculato, e dunque eccezionale, di quell’istituto. Ne sa qualcosa Bernard Tapie: imprenditore, presidente dell’Olympique Marsiglia, ex ministro amico di François Mitterrand, fu condannato in appello a due anni di reclusione, più cinque di interdizione dai pubblici uffici, per 30 miliardi di tasse non pagate. All’epoca era eurodeputato socialista, ma rinunciò all’immunità e chiese al Parlamento di autorizzare il suo arresto. Poi si dimise da Strasburgo e si recò con le proprie gambe in carcere per scontare 8 mesi. Altri eurodeputati che erano «solo» imputati si son visti negare o revocare l’immunità: come il leghista Borghezio e il nazionalista francese Le Pen. Nel 1999 la Commissione europea presieduta da Jacques Santer dovette dimettersi in blocco per alcuni scandaletti finanziari: in particolare perché la commissaria francese Edith Cresson, ex premier a Parigi, era stata incriminata dalla magistratura belga per aver assunto un dentista suo amico. Anziché immunizzare lei, se ne andò tutta la Commissione.
Vediamo ora come si regolano alcuni Paesi europei, e non solo.
Francia. Nel 1995 è stata soppressa l’autorizzazione a procedere per le indagini sui parlamentari, che dunque possono essere liberamente indagati. Fatte salve, ovviamente, le loro opinioni. (…) I giudici devono chiedere il permesso all’Assemblea nazionale (come in Italia dopo il ’93) soltanto per arrestare un parlamentare. Ma il presidente del Consiglio e i suoi ministri non possono essere parlamentari, dunque non godono nemmeno di quel po’ di protezione (per i reati di opinione) riservata agli eletti: né per gli atti legati alla loro funzione, né per quelli al di fuori. Sono cittadini come tutti gli altri. Anche il primo ministro. (…)
Spagna. Il “modello spagnolo” di immunità, di cui si favoleggia da anni in Italia, non esiste. I parlamentari, in Spagna, sono perseguibili per i loro reati senz’alcuna limitazione. I magistrati, al momento del rinvio a giudizio di un eletto, devono chiedere l’ok del Parlamento. Che, in trent’anni, non ha mai negato una sola autorizzazione al rinvio a giudizio (salvo in un caso: quello di un ex magistrato, poi eletto, che per errore aveva diffuso la fotografia del fratello di un latitante anziché quella del latitante). Quanto ai membri del governo (capo e ministri), sono responsabili penalmente per atti commessi all’interno e al di fuori delle loro funzioni: in questi casi, i processi vengono esaminati dalla Corte suprema. Senz’alcuna autorizzazione a procedere da parte del Parlamento, salvo che per i casi di alto tradimento o di un altro crimine contro la sicurezza dello Stato.
Gran Bretagna. Parlamentari e ministri sospettati di reati sono trattati esattamente come gli altri cittadini, sia nelle cause civili sia in quelle penali. Possono essere esonerati dal comparire come testimoni in tribunale soltanto in procedimenti a carico di altri. Lo stesso vale per il premier e per gli altri ministri, che in pratica non godono di alcun privilegio in materia penale né civile: salvo le scarse garanzie riservate ai parlamentari, sono cittadini di Sua Maestà come tutti gli altri. Solo la Regina, capo dello Stato, gode di immunità assoluta. (…)
Germania. Nessuna protezione particolare per il premier e i suoi ministri. Per le indagini e l’arresto a carico dei parlamentari, la legge prevede l’autorizzazione a procedere del Parlamento, salvo che per i casi di flagranza del reato. La prassi vuole, però, che il Parlamento autorizzi preventivamente e automaticamente le indagini a carico dei suoi membri, con una deliberazione assunta una volta per tutte all’apertura di ogni sessione parlamentare. (…)
Stati Uniti. Nessuna immunità per i parlamentari e nemmeno per l’uomo più potente del mondo: il presidente Usa. Che può essere indagato per reati precedenti o collegati all’esercizio delle funzioni. Il caso Nixon, incriminato da un procuratore speciale, oltreché dal Parlamento per il Watergate, è celeberrimo. Il caso di Bill Clinton è ancor più esemplare: il procuratore Kenneth Starr investigò e lo interrogò sia su un fatto commesso da presidente (le bugie sulle relazioni sessuali con Monica Lewinsky ), sia su vicende precedenti ed extrafunzionali (bancarotta e truffa per i pasticci finanziari del caso Whitewater). (…) Scagionato penalmente nel caso Lewinsky,
 

in L’Unità, 22/07/2008

Le sue Italie     Zar Silvio
Brani estratti dall’introduzione di Pino Corrias
Fonte: chiarelettere.it

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