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Architetti e brokers: il nuovo volto di Cosa Nostra

Il PM Ingroia analizza l’arresto di Liga

Prima gestivano rapporti economici, drenavano finanziamenti, coltivavano relazioni a cavallo tra affari e politica, ma rispondevano sempre al boss di turno: erano, in una parola, collaterali. Oggi sono i nuovi capi: non hanno, probabilmente, mai sparato, ma possiedono autorevolezza e pedigree per traghettare Cosa Nostra verso una nuova fase di crescita e sviluppo. L’arresto dell’insospettabile architetto palermitano Giuseppe Liga accende i riflettori sulla mafia dei broker, i nuovi vertici operativi più abituati a tessere trame politiche che ad impugnare revolver. Per riportare Cosa Nostra ai tempi delle frequentazioni nei salotti buoni della città. Dice il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia: “La parentesi corleonese si è definitivamente chiusa, l’arresto di Liga è la conferma delle mutazione delle strategie mafiose dentro un processo di spiccata finanziarizzazione. Si   torna al passato dei Greco e dei Bontade con le relazioni sociali con spezzoni della società civile coltivate ai livelli più alti e non a caso si riallacciano rapporti con quella che una volta era considerata la mafia perdente, gli ‘scappati’ americani’’.


Dottore Ingroia, questo però non è un fenomeno completamente nuovo…
No, diciamo però che negli ultimi tempi si è fortemente accentuato. Le ultime inchieste, e questa di Liga in particolare, condotta, voglio ribadirlo, con l’utilizzo di non solo di dichiarazioni di collaboratori, ma soprattutto di indagini pure (intercettazioni telefoniche e ambientali, pedina-menti e servizi di osservazione, fonti documentali), hanno confermato ciò che pensiamo da tempo: il ruolo finanziario ha assunto sempre di più una funzione di guida, di vertice dell’organizzazione, il mafioso diventa un factotum al quale rivolgersi per ogni esigenza.

In questo contesto ricompaiono personaggi legati alle famiglie perdenti degli anni ’80, gli Inzerillo, con solidi legami americani. Che ruolo hanno oggi nel controllo del territorio palermitano?
Cosa Nostra ha il volto dei colletti bianchi per tornare ad essere accolta nei salotti buoni della città. Non è un caso il recupero della mafia cosiddetta “perdente”, vagheggiata con un po’ di nostalgia da Buscetta, e capace di rapporti strettissimi con esponenti della società civile. Si tenta di rimettere in piedi i ponti tagliati dai corleonesi di Riina con l’altra sponda dell’oceano, e per farlo   ci si rivolge ad esperti in investimenti finanziari.

Dalle indagini di qualche anno fa era emerso un contrasto tra i boss palermitani Rotolo e Lo Piccolo sull’opportunità di consentire il ritorno in città ai cosiddetti “perdenti”. Il primo era contrario, il secondo favorevole. L’indagine su Liga sembra confermare quelle acquisizioni investigative…
Non è certo un caso che Liga sia vicino a Lo Piccolo. E, ma questa è una mia ipotesi, io penso che fosse proprio il professionista, e non Lo Piccolo, ad elaborare le nuove strategie di Cosa Nostra. Del resto c’è un pentito, Isidoro Cracolici, che lo definisce “la mente finanziaria”.

Sessanta anni, da trenta leader del movimento cristiano dei lavoratori, sedicente, in un’intervista, protagonista del movimento dei cattolici del dissenso, schierato negli anni ’80 contro la dc di Salvo Lima ritenuta contigua a Cosa Nostra, Liga ha attraversato decenni di vita cittadina in un movimento che promuove principi e valori agli antipodi di Cosa Nostra. E nessuno si è mai accorto di nulla. Come spiegare questo processo di mimetizzazione così riuscito?
Intanto Liga ha vissuto tutte le stagioni della democrazia cristiana, compresa quella di una sua vicinanza a Lima. Il suo appare un modo di essere cristiano sui generis, ma non mi stupisce la capacità di infiltrazione di organismi che hanno nel loro oggetto sociale la difesa di valori e principi lontani anni luce da quelli mafiosi. Penso ad alcune rivelazioni del pentito Campa-nella sui tentativi di infiltrare organismi antimafia. Diciamo che c’è un modo molto meno ideologico, tra virgolette, e più pragmatico dei mafiosi di affrontare le questioni che via via si pongono. Un esempio sono le condotte processuali nuove, con la citazione, per discolparsi, di dichiarazioni di questo o quel collaboratore di giustizia. Una volta sarebbe stato impensabile.

Si utilizzano, insomma, mezzi e strumenti a disposizione nella societa’ civile…
Si, Cosa Nostra è sempre meno un mondo a parte e sempre più integrato nel tessuto sociale ed economico del nostro Paese.

Ed è per questa ragione, secondo lei, che nessuno si è accorto del ruolo dell’architetto   Liga, a cominciare dall’ordine degli architetti che dopo le prime notizie pubblicate dai giornali non ha adottato alcun provvedimento cautelare?
C’è sempre tempo per gli ordini professionali per fare un passo avanti verso la legalità. 

Giuseppe Lo Bianco (il Fatto Quotidiano, 24 marzo 2010)

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