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“Faccia da mostro”, Paolilli e l’immagine di uno Stato infedele

faccia-di-mostro-bigdi Aaron Pettinari – 27 aprile 2014
 
Non solo Marcello Dell’Utri. La puntata di Servizio Pubblico, andata in onda giovedì scorso con il titolo “Bye bye Marcello” è stata particolarmente intensa non solo per il racconto della “fuga” dell’ex senatore di Forza Italia in Libano.
E’ stata infatti la “prima volta in tv” di Giovanni Aiello, alias “Faccia da mostro”, ex poliziotto in pensione che per anni ha lavorato con Bruno Contrada (ex numero 3 del Sisde ed ex capo della Squadra mobile a Palermo), indagato da quattro procure e considerato come personaggio chiave di tanti misteri che hanno fatto la storia della Sicilia e non solo. La sua figura viene accostata a fatti rimasti ancora oggi senza verità come il fallito attentato all’Addaura, la strage di via d’Amelio fino all’omicidio del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie, incinta, Ida Castelluccio.
Quel nome, “faccia da mostro”, gli era stato attribuito dai pentiti a causa di un volto sfigurato da una fucilata.

Lo chiama così il pentito Giuseppe Di Giacomo che ai pm, nella ricostruzione proposta da Servizio pubblico, raccontava: “C’era il nostro gruppo di fuoco. E poi un altro gruppetto non organico della famiglia. C’eravamo noi, faccia da mostro. Sapevamo che frequentava un campo di addestramento di Gladio, in Sardegna”. Di quel “gruppetto” parlano anche altri collaboratori di giustizia, Francesco Elmo e Vito Lo Forte. Il primo ha detto ai pm: “C’era un gruppo per le operazioni speciali, per il lavoro sporco. C’era la gente dei servizi civili e militari a chiamata di De Francesco e per l’alto commissariato”. Ed il secondo, che avrebbe anche riconosciuto una foto, aggiunge: “Li chiamavamo il bruciato e lo zoppo”.

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