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Stefano e Nunzia Mormile: ‘Togliete il segreto di Stato sul protocollo Farfalla’

di Associazione Memoria e Futuro – 11 aprile 2017

“TOGLIETE IL SEGRETO DI STATO SUL PROTOCOLLO FARFALLA”, accordo illegittimo tra Servizi segreti e Dap, per il quale tutte le informazioni che passano dalle carceri non devono mai essere trasmesse all’autorità giudiziaria, sebbene la polizia giudiziaria abbia l’obbligo di riferire ogni notitia criminis di cui venga in possesso. E’ questo l’appello, rivolto alle istituzioni, di Stefano e Nunzia Mormile, fratello e sorella dell’educatore Umberto Mormile, ucciso l’11 aprile 1990.
Erano le 8,20 del mattino, incolonnato nel traffico, Umberto Mormile, educatore presso il carcere Opera di Milano, viene affiancato da due individui su una Honda 600. Il passeggero della moto, Antonio Schettini, spara sei proiettili che non lasciano scampo a Mormile. L’omicidio viene rivendicato dalla “Falange Armata”, sigla che fa il suo ingresso in scena per la prima volta e che ricomparirà firmando le stragi più cruente dei primi anni Novanta.
Dopo anni di depistaggi, infamanti accuse ai danni di Umberto, dipinto come un corrotto al soldo della ‘ndrangheta, evoluzioni processuali gravide di incongruenze e il sospetto suicidio della direttrice del carcere di Lodi e compagna di Umberto, Armida Miserere, impegnata sin da subito a fare luce sul delitto, la verità arriva per bocca dello stesso Schettini: Mormile viene ucciso per ordine del boss Domenico Papalia in quanto testimone dell’abbraccio, dentro le carceri, tra lo stesso Papalia e uomini dei servizi segreti con i quali si era incontrato.
Cosa aveva visto Umberto Mormile? Nino Cuzzola, il conducente della moto, afferma nel 2004: “Mormile era di ostacolo ad un grande progetto”. Quale? Stefano e Nunzia chiedono si faccia giustizia su una pagina oscura che “ha cambiato la loro vita”.

Associazione Memoria e Futuro

 

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