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Sigfrido Ranucci a Reggio Emilia: ‘Le possibili nuove leggi ci stanno portando verso l’oblio di Stato’

Reggio Emilia, 10 aprile 2025 – In una sala gremita di oltre trecento persone, il giornalista Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione Report ha parlato per più di due ore del suo ultimo libro “La Scelta” (Bompiani).

È stata una meravigliosa occasione per conoscere più a fondo la persona, come ha iniziato il mestiere di giornalista e soprattutto i motivi che lo hanno portato a fare una vera e propria scelta di vita.

Ranucci, che vive sotto scorta per le continue minacce causa delle inchieste della sua trasmissione, ha raccontato del difficilissimo percorso, che lo ha visto al centro anche di false accuse e tentativi di chiusura del programma (nel 2024 sono state rilevati 516 casi di minacce e intimidazioni a giornalisti e blogger), che lui e la sua Redazione devono fare per difendere la libertà di espressione e la possibilità di divulgare fatti che resterebbero sconosciuti “con l’obiettivo di aiutare anche le generazioni future”.

Dottor Ranucci, questa libertà è in pericolo?    

“La libertà di stampa ci chiede di essere resilienti perché le possibili nuove leggi ci stanno portando verso l’oblio di Stato, al carcere per i giornalisti che veicolano informazioni lecitamente raccolte, al meccanismo dell’improcedibilità, voluto dalla Legge Cartabia, che prevede la possibilità di rendersi anonimi anche nei confronti della collettività. E poi c’è l’ultimo Decreto sicurezza che imporrebbe alla Rai di dare informazioni ai Servizi Segreti, quando questi lo chiedano, in merito alle inchieste giornalistiche. Ora, Report raccoglie 120.000 segnalazioni l’anno, se dovesse passare questa Legge le persone non ci scriveranno più”

Le faccio una provocazione: vale la pena andare avanti?

“Certo, bisogna essere resilienti, se non altro in coerenza con le mie scelte di vita”

L’evento è stato organizzato dal Movimento Agende Rosse “Rita Atria” di Reggio Emilia.

Daniela Lugli, una delle responsabili ci racconta chi sono: “Questo gruppo, nato 10 anni per volere di Salvatore Borsellino, prende il nome dalla famosa agenda sparita dopo la strage di Via D’Amelio. Noi ci occupiamo dei problemi nazionali ma anche del territorio come il Processo Aemilia, che abbiamo raccontato in diversi incontri per tutta la provincia, i beni confiscati alla criminalità organizzata e alla riforma della giustizia. Siamo molto contenti di questa serata, che abbiamo pianificato da tempo e che ha superato le nostre aspettative in termini di presenza. Siamo certi sia stata un’ottima occasione per ascoltare un giornalista libero in un momento storico così difficile per la libertà di stampa.”

Guglielmo Mauti (La Gazzetta dell’Emilia)

 

 

 

 

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