Sabato 2 maggio 2020 il Movimento Agende Rosse ha organizzato il primo convegno in streaming, in contemporanea su Facebook e YouTube, dal titolo: «Scarcerazioni di mafiosi al 41 bis e Covid-19: valori e tutele a confronto», per mantenere alta l’attenzione e fornire informazioni chiare e puntuali su questo argomento di grande attualità.
Hanno partecipato: il Dott. Sebastiano Ardita, l’Avv. Fabio Repici e Salvatore Borsellino. Ha moderato l’incontro Alessandra Antonelli, coordinatrice del gruppo “Dalla Chiesa – Setti Carrararo” di Ancona e Provincia.
Riportiamo di seguito il testo e il video degli interventi di Salvatore Borsellino. In successivi articoli riporteremo anche gli interventi del Dott. Ardita e dell’Avv. Repici.
Alessandra Antonelli:
A questo punto volevo fare una domanda a Salvatore Borsellino quale familiare appunto di vittima di mafia e volevo chiederti, Salvatore, quando hai saputo che alcuni boss, alcuni detenuti in particolare al carcere duro avrebbero potuto e poi di fatto hanno beneficiato di queste misure di scarcerazione che cosa hai provato che cosa hai sentito e soprattutto secondo te che segnale si dà da parte dello Stato a rimettere in libertà queste persone, che cosa possono provare le vittime di mafia, i loro familiari, la collettività.
Salvatore Borsellino:
Ma guarda, io capisco le espressioni di sdegno che ho ascoltato dai familiari delle vittime e personalmente questa vicenda non fa altro che spargere il sale, del sale su una ferita che non si è mai rimarginata, cioè la ferita che ho subìto quando nel 2008, se ben ricordo, fu scarcerato Contrada prima che finisse di scontare la sua pena, con la motivazione che era in fin di vita, era in stato di demenza senile avanzata, e addirittura in punto di morte, tanto che la sorella Anna, mi ricordo, chiese addirittura che gli venisse praticata l’eutanasia.
Purtroppo non gli fu praticata e uscì dal carcere e poiché abitava a poca distanza da mia sorella, mia sorella Adele, che adesso lei sì che è morta, contrariamente a Bruno Contrada, il cui stato evidentemente non era quello che veniva raccontato, quello che venne detto da Agnese Pozzi, il medico legale, la quale, al momento in cui subentrò a chi precedentemente aveva fatto i reperti sullo stesso Bruno Contrada, diede un parere anche lei di stato praticamente ormai precomatoso e così Bruno Contrada fu liberato, e mia sorella dovette sopportare di vedere Bruno Contrada affacciata al balcone quando usciva da casa e poi… perché Bruno Contrada abitava vicino a mia sorella e quello forse fu il motivo per cui l’attentato a Paolo non venne fatto quando Paolo, come tante volte faceva, andava a trovare mia madre che stava più presso quella sorella che l’altra sorella che stava in via D’Amelio.
Su questo specifico episodio, anzi tanti episodi di scarcerazione, non mi posso pronunziare perché non ne so ancora abbastanza, ma mi aspetto però che vengano fatte dagli organi competenti delle approfondite indagini e che se alcuni di questi provvedimenti sono stati presi con leggerezza o che se sono stati addirittura non legali vengano revocati e questi criminali possano ritornare a scontare la loro pena in carcere, non come adesso ai domiciliari, cioè esattamente nello stato in cui mi trovo io adesso.
Grazie.
Chiudiamo con un saluto da parte del nostro capitano Salvatore Borsellino.
Salvatore Borsellino:
Sì per l’occasione mi alzo… mi alzo in piedi… io ringrazio tutti i partecipanti a questo incontro, ringrazio il mio avvocato Fabio Repici, ringrazio il dottor Ardita, ringrazio Angelo Garavaglia che è il deus ex machina non visibile ma che ha organizzato perfettamente tutto questo, ringrazio Alessandra Antonelli che è stata veramente splendida, al di là… non al di là di ogni aspettativa, ma era proprio quello che ci aspettavamo da lei, e ringrazio tutti i partecipanti al movimento che da lontano hanno seguìto.
Mi sono reso conto questa sera, guardando questo incontro, questa trasmissione, che ormai il movimento praticamente cammina da solo, questo movimento che io ho creato tanti anni fa ormai riesce a camminare anche senza il mio apporto, un apporto che io non posso dare quando si parla di questioni tecniche come queste, quelle di cui si parla adesso.
Io comunque una cosa in conclusione voglio dire che non è tecnica, è emozionale soltanto, però è quello che io credo e io credo fortemente: io credo che ancora oggi si stiano pagando le cambiali di quella scellerata trattativa che ha portato alla morte di mio fratello e che questa sia forse la cambiale più grossa.
Grazie di tutto a tutti.
Grazie.
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