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Salvatore Borsellino: ”L’Agenda rossa è in mano ai servizi, si riapra il processo sul furto”

5 luglio 2025 – “L’agenda rossa è sicuramente in mano ai servizi, è stata prelevata da loro. Bisognerebbe aprire un processo sulla sua sparizione”. Così Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino, commenta ai microfoni del podcast “Duemila Secondi” di ANTIMAFIADuemila la scomparsa dell’agenda appartenuta al magistrato. “Quella è la scatola nera della strage di via D’Amelio, e non soltanto di quella”, afferma il fondatore del movimento delle Agende Rosse, spiegando che su quelle pagine Paolo Borsellino annotava le sue scoperte e gli appuntamenti più riservati. “Non se ne separava mai”.
Da tempo, denuncia Salvatore Borsellino, sarebbe possibile riaprire il processo sul furto dell’agenda, dopo che il carabiniere Arcangioli – immortalato in via D’Amelio mentre trasportava la borsa che la conteneva – “ha rinunciato alla prescrizione”. “Il processo si potrebbe riaprire in qualsiasi momento”, ribadisce. Ma ciò non accade “perché non si vuole riportare alla luce quella scatola nera. Perché se così fosse, allora verrebbe fuori la verità su tutto. È per questo che viene occultata”. Il processo, ricorda, “non ha mai avuto una fase dibattimentale: Arcangioli è stato assolto in fase di giudizio preliminare per furto, e poi basta”.

Durante l’intervista condotta da Karim El Sadi Aaron Pettinari, Borsellino ha commentato anche l’esposizione in Parlamento della borsa del fratello, asportata dal luogo dell’attentato mentre ancora ardeva tra le fiamme. Un’esposizione “squallida”, l’ha definita, con cui il governo Meloni tenta di appropriarsi della memoria del magistrato assassinato da Cosa nostra. “La presidente del Consiglio afferma di ispirarsi alla figura di Paolo Borsellino, ma sta facendo esattamente il contrario. E deve sapere che non basta passare sotto la gigantografia di Paolo Borsellino perché la sua opera sia legittimata”, chiosa Borsellino. Parole dure anche contro la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, della quale “l’intero coordinamento dei familiari delle vittime di mafia e terrorismo” aveva chiesto lo scioglimento “prima ancora che venisse nominata a quella carica”, dopo la nota foto con il terrorista Ciavardini. “La Colosimo sta isolando la strage di via D’Amelio (il prossimo 19 luglio ricorrerà il 33° anniversario, ndr) dalle altre stragi, alle quali è strettamente legata. Sta indagando solo su via D’Amelio e, per giunta, con una sentenza già precostituita, attribuendo l’accelerazione dell’attentato al dossier mafia-appalti, tirato fuori dal Ros anni dopo la strage”. Una narrativa sostenuta con forza da Mario Mori, ex generale dei Carabinieri in pensione, che ha più volte dichiarato di voler restare in salute “per vedere morire qualcuno dei miei nemici”. Salvatore Borsellino si ritiene uno di questi. “Io sicuramente lo sono, e glielo dichiaro a lettere maiuscole”, commenta.

Redazione AMDuemila

 

 

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