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Ricevo dal Dott. Tindari Baglione ….

Rivevo dal Dott. Tindari Baglione,  e pubblico come richiesto, la seguente “precisazione” relativa al post pubblicato su questo sito il 4 Marzo del 2008 con il titolo “Bruno Contrada e Tindari Baglione”.
Il post conteneva un mio breve commento ad un articolo a firma Gianni Barbacetto, dal titolo “Il Lattaio, il Giudice e il Mammasantissima” pubblicato sul “Diario” del 9 Gennaio 2004.

Riporto di seguito il contenuto del post :

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Non avevo mai sentito il nome del Procuratore Generale della Cassazione Tindari Baglione che ha rigettato l’ordinanza contraria alla scarcerazione di Contrada emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli affermando tra l’altro che nella predetta ordinanza sussiste vizio di motivazione che «risulta ancora più evidente se si tiene conto che nel provvedimento impugnato non si fa alcun riferimento alla attuale pericolosità sociale del ricorrente, valutato il percorso di reinserimento sociale all’interno della struttura carceraria e tenuto conto dell’età avanzata del ricorrente: Contrada Bruno è nato il 2/9/1931. Ha quindi quasi 77 anni».
Chissà perchè mi viene in mente  che Paolo Borsellino se non fosse stato ucciso nella strage di Via D’Amelio avrebbe oggi 68 anni.
 
E mi viene in mente nello stesso momento che piuttosto che pensare alla “attuale pericolosità sociale del ricorrente” sarebbe meglio pensare alla “passata pericolosità sociale del ricorrente” e avviare finalmente le indagini sulla sottrazione dell’Agenda rossa di Paolo Borsellino e degli eventuali coinvolgimenti al riguardo dello stesso Contrada.
Cercando informazioni sulla rete ho trovato, tra gli altri, un articolo di Gianni Barbacetto. E’ un articolo comparso su Diario il 9 Gennaio 2004 e riguarda la vicenda Parmalat, ma mi hanno colpito alcuni passaggi che ho evidenziato in neretto.
La frase che più mi tormenta e’ però la seguente ed è relativa a Rizzone, “un uomo che appartiene a quell’ambiente che tra il 1992 e il 1993 ha realizzato le stragi in cui sono morti, tra gli altri, due suoi colleghi magistrati di nome Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”,
che continua a risonarmi nella mente insieme a quest’altra, pronunciata dal Procuratore della Repubblica Panenbianco durante il suo interrogatorio :
“Rizzone è amico di tanti magistrati di Firenze, lo sa lei?». Poi fa un piccolo elenco di giudici: Carlo Bellitto, Tindari Baglione, Massimo Maione. E Mario Persiano, della Cassazione.

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La notizia del “rigetto” dell’ordinanza dell’ordinanza contraria alla scarcerazione dei Contrada emessa dal Procuratore Generale della Cassazione Tindari Baglione era stata da me ricavata oltre che da varie notizie di agenzia, principalmente da una lettera inviata dall’ Avv. Lipera, difensore di Bruno Contrada, al Capo dello Stato, al Consiglio Superiore della Magistratura e al Ministro della Giustizia, nella quale era contenuta la seguente frase :
Alle predette istanze era allegato rispettivamente l’autorevole parere reso, in seguito al ricorso proposto avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, dal S. Procuratore Generale presso la Corte Suprema di Cassazione, Dott. Tindari Baglione, che censurava pesantemente l’operato del Magistrato di Sorveglianza, nonché dello stesso Tribunale di Sorveglianza di Napoli e che concludeva chiedendo l’annullamento dell’ordinanza emessa dal predetto in data 10/1/2008 nonché la consulenza medico-legale resa dal Prof. Mario Barbagallo, Direttore della Scuola di Specializzazione in Geriatria presso l’Università degli Studi di Palermo.”
Prendo atto quindi sul fatto che non di un “rigetto” si trattava, come titolato dalla maggior parte delle agenzie, ma bensì di un “parere”.
Pur ribadendo la mia assoluta contrarietà alla sospensione della pena ipotizzata per Bruno Contrada, condannato per favoreggiamento della criminalità organizzata, cosa tanto più grave per chi avrebbe invece, per gli incarichi ricoperti, dovuto combattere dalla parte dello Stato, pubblico volentieri la precisazione del Dott. Tindari Baglione, anche per le sollecitazioni che mi sono state rivolte in questo senso da parte dei congiunti diretti di mio fratello Paolo i quali mi hanno riferito dei rapporti di stima reciproca, a me non noti, esistenti tra lo stesso Paolo e il Dott. Tindari Baglione.
Confido, nonostante non mi sia riuscito di trovarne notizia, sul fatto che lo stesso magistrato abbia provveduto, all’atto della pubblicazione dell’artico di Gianni Barbacetto o in una fase successiva, a sporgere querela verso lo stesso a tutela della propria onorabilità.
Per quanto riguarda la domanda che mi viene rivolta, su come cioè sia possibile per un giornalista in uno stato di diritto venire in possesso di determinati atti durante la fase delle indagini preliminari, non sono in grado di rispondere, la mia professione è infatti quella di ingegnere e non di magistrato.

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Egregio dottor Salvatore Borsellino,

circola negli ambienti giudiziari un suo articolo dal titolo “Bruno Contrada e Tindari Baglione”, spesso accompagnato da commenti diffamatori. Ho preso visione di tale articolo, fornitomi in copia da un avvocato amico, ed al fine di tutelare la mia dignità professionale le chiedo di voler prendere atto delle seguenti precisazioni, pubblicandole quindi sul suo sito (www.19luglio1992.com):
1)    nell’esercizio delle funzioni di sostituto procuratore generale presso la Corte Suprema di Cassazione non ho “rigettato l’ordinanza contraria alla scarcerazione del Contrada emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli”, come da Lei affermato, bensì ho espresso un “parere” su detto provvedimento, ravvisandovi difetto di motivazione;
2)    dopo aver letto il suo articolo ho cercato di ricordare, sovvenendomi che in un giorno imprecisato, agli inizi degli anni ottanta, quando ero sostituto procuratore della repubblica presso il Tribunale di Firenze, dopo essere entrato per ragioni di ufficio nello studio del dottor Carlo Bellitto, procuratore aggiunto, mi fu presentato un certo signor Rizzone. Appresi dal collega che l’uomo era un “suo paesano”, proprietario di un bar vicino al Palazzo di Giustizia di Nicosia. Altre volte ho incontrato, quasi sempre in Procura, il signor Rizzone con il quale ho scambiato il saluto e qualche parola di cortesia. In questi giorni ho appreso che il Rizzone, persona incensurata, è stato assolto con formula ampia nel processo di cui si parla nell’articolo di stampa a firma “Barbacetto”;
3)    non ricordo di avere ricevuto telegrammi di congratulazioni dal signor Rizzone, ma questi può ben averne spedito uno dopo avere appreso a suo tempo la notizia della mia nomina a procuratore della repubblica di Pistoia, nel cui circondario si trova Montecatini, città ove il Rizzone sembra risiedere;
4)    nell’articolo di Gianni Barbacetto, da lei riportato, si legge: “Poi, altri siluri. Panebianco…si rivolge direttamente a Suchan: “Mi scusi, mi aiuti lei…che questo Rizzone è amico di tanti magistrati di Firenze, lo sa lei?” Poi fa un piccolo elenco di giudici: Carlo Bellitto, Tindari Baglione e Mario Persiano della Cassazione.” Non capisco il pensiero del giornalista e la parola “siluri” non fa certo pensare a messaggi di pace.
Per concludere mi sia consentita una domanda con riferimento agli atti indicati e riportati nell’articolo “Barbacetto”: come è possibile in uno Stato di diritto che la loro visione sia oggi, a sentenza di primo grado emessa, a me interdetta (non avendovi interesse, dicono gli addetti ai lavori) e viceversa un giornalista durante la fase delle indagini preliminari (quando il segreto investigativo è assoluto) ne è venuto in possesso.
 
La ringrazio per l’ospitalità che mi concede.  
 
Firenze, 23.5.2008.
 
Tindari Baglione

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