Il post conteneva un mio breve commento ad un articolo a firma Gianni Barbacetto, dal titolo “Il Lattaio, il Giudice e il Mammasantissima” pubblicato sul “Diario” del 9 Gennaio 2004.
Riporto di seguito il contenuto del post :
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Non avevo mai sentito il nome del Procuratore Generale della Cassazione Tindari Baglione che ha rigettato l’ordinanza contraria alla scarcerazione di Contrada emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli affermando tra l’altro che nella predetta ordinanza sussiste vizio di motivazione che «risulta ancora più evidente se si tiene conto che nel provvedimento impugnato non si fa alcun riferimento alla attuale pericolosità sociale del ricorrente, valutato il percorso di reinserimento sociale all’interno della struttura carceraria e tenuto conto dell’età avanzata del ricorrente: Contrada Bruno è nato il 2/9/1931. Ha quindi quasi 77 anni».
Chissà perchè mi viene in mente che Paolo Borsellino se non fosse stato ucciso nella strage di Via D’Amelio avrebbe oggi 68 anni.
E mi viene in mente nello stesso momento che piuttosto che pensare alla “attuale pericolosità sociale del ricorrente” sarebbe meglio pensare alla “passata pericolosità sociale del ricorrente” e avviare finalmente le indagini sulla sottrazione dell’Agenda rossa di Paolo Borsellino e degli eventuali coinvolgimenti al riguardo dello stesso Contrada.
Cercando informazioni sulla rete ho trovato, tra gli altri, un articolo di Gianni Barbacetto. E’ un articolo comparso su Diario il 9 Gennaio 2004 e riguarda la vicenda Parmalat, ma mi hanno colpito alcuni passaggi che ho evidenziato in neretto.
La frase che più mi tormenta e’ però la seguente ed è relativa a Rizzone, “un uomo che appartiene a quell’ambiente che tra il 1992 e il 1993 ha realizzato le stragi in cui sono morti, tra gli altri, due suoi colleghi magistrati di nome Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”, che continua a risonarmi nella mente insieme a quest’altra, pronunciata dal Procuratore della Repubblica Panenbianco durante il suo interrogatorio :
“Rizzone è amico di tanti magistrati di Firenze, lo sa lei?». Poi fa un piccolo elenco di giudici: Carlo Bellitto, Tindari Baglione, Massimo Maione. E Mario Persiano, della Cassazione.
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La notizia del “rigetto” dell’ordinanza dell’ordinanza contraria alla scarcerazione dei Contrada emessa dal Procuratore Generale della Cassazione Tindari Baglione era stata da me ricavata oltre che da varie notizie di agenzia, principalmente da una lettera inviata dall’ Avv. Lipera, difensore di Bruno Contrada, al Capo dello Stato, al Consiglio Superiore della Magistratura e al Ministro della Giustizia, nella quale era contenuta la seguente frase :
“Alle predette istanze era allegato rispettivamente l’autorevole parere reso, in seguito al ricorso proposto avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, dal S. Procuratore Generale presso la Corte Suprema di Cassazione, Dott. Tindari Baglione, che censurava pesantemente l’operato del Magistrato di Sorveglianza, nonché dello stesso Tribunale di Sorveglianza di Napoli e che concludeva chiedendo l’annullamento dell’ordinanza emessa dal predetto in data 10/1/2008 nonché la consulenza medico-legale resa dal Prof. Mario Barbagallo, Direttore della Scuola di Specializzazione in Geriatria presso l’Università degli Studi di Palermo.”
Prendo atto quindi sul fatto che non di un “rigetto” si trattava, come titolato dalla maggior parte delle agenzie, ma bensì di un “parere”.
Pur ribadendo la mia assoluta contrarietà alla sospensione della pena ipotizzata per Bruno Contrada, condannato per favoreggiamento della criminalità organizzata, cosa tanto più grave per chi avrebbe invece, per gli incarichi ricoperti, dovuto combattere dalla parte dello Stato, pubblico volentieri la precisazione del Dott. Tindari Baglione, anche per le sollecitazioni che mi sono state rivolte in questo senso da parte dei congiunti diretti di mio fratello Paolo i quali mi hanno riferito dei rapporti di stima reciproca, a me non noti, esistenti tra lo stesso Paolo e il Dott. Tindari Baglione.
Confido, nonostante non mi sia riuscito di trovarne notizia, sul fatto che lo stesso magistrato abbia provveduto, all’atto della pubblicazione dell’artico di Gianni Barbacetto o in una fase successiva, a sporgere querela verso lo stesso a tutela della propria onorabilità.
Per quanto riguarda la domanda che mi viene rivolta, su come cioè sia possibile per un giornalista in uno stato di diritto venire in possesso di determinati atti durante la fase delle indagini preliminari, non sono in grado di rispondere, la mia professione è infatti quella di ingegnere e non di magistrato.
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Egregio dottor Salvatore Borsellino,
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