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Papa Francesco ricorda Pino Puglisi: “la vita non è vivacchiare”

di Federica Giovinco

Di ieri la visita di papa Francesco a Palermo nel quartiere Brancaccio, nel ricordo del primo martire della chiesa ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, beatificato nel 2013 e conosciuto da tutti come PADRE PINO PUGLISI. Nel 1990, don Pino viene nominato parroco a san Gaetano, nel quartiere Brancaccio di Palermo, territorio “storicamente” controllato dalla criminalità organizzata attraverso i fratelli Graviano, della famiglia di “Luchino” Bagarella. Da lì inizia, per don Pino, la missione. Impegnato nel prevenire il male, cercava di avvicinare i bambini alla chiesa, alla vita onesta, ai giochi e non alle armi. I bambini che consideravano “idoli” i mafiosi, iniziarono ad abbracciare gli insegnamenti di quel parroco coraggioso che diceva messa sul sagrato della porta e volgeva la sua omelia ai mafiosi. Ricevette numerose minacce perché toglieva i giovani dal servilismo alla mafia a cui erano destinati e, nel 1993 inaugurò un centro, ente morale, destinato all’accoglienza dei giovani e delle fasce deboli, portato avanti da volontari e operatori sociali, conosciuto come centro “Padre Nostro”.

Padre Pino Puglisi venne ammazzato da Cosa Nostra il giorno del suo 56° compleanno alle 22.45 davanti al suo portone di casa. Si sentì chiamare, lui si girò, guardò in faccia uno dei suoi killer, sorrise e disse: “Me lo aspettavo”. Uno dei killer, per quel sorriso, non ci dormì la notte e, arrestato, iniziò un cammino di pentimento e conversione. Don Pino tolse seguaci alla mafia anche un attimo prima di essere ammazzato. Grigoli e Spatuzza vennero condannati per l’esecuzione materiale del delitto, Filippo e Giuseppe Graviano furono identificati e condannati come mandanti dell’omicidio.

Don Pino sapeva che rischiava, ma sapeva soprattutto che il pericolo vero nella vita è non rischiare, è vivacchiare tra comodità, mezzucci e scorciatoie”, diceva ieri papa Francesco. La sua omelia, forte monito per i mafiosi, suona ancora di scomunica: “Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano, perché bestemmia con la vita il nome di Dio-amore”.

Al di là di tutte le preghiere, dei santini, della terminologia, i mafiosi che si professano cristiani sono un ossimoro: o si è cristiani o si è mafiosi.

Perciò ai mafiosi dico: cambiate, fratelli e sorelle! Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi. Voi sapete che il sudario non ha tasche, non potete portare niente con voi! Convertitevi al vero Dio di Gesù Cristo! Io dico a voi, mafiosi: se non fate questo, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte” -papa Francesco.

 

Federica Giovinco

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