15 aprile 2025 – Per me oggi si conclude una storia durata quasi 13 anni. Come ogni storia che finisce c’è la malinconia per ciò che non sarà più, ma anche la certezza di lasciare per sempre un pezzo di cuore in questa Redazione ed a voi, persone meravigliose.
L’Agi per me è stata molto più di un posto di lavoro, di un’agenzia, è stata una comunità, una famiglia. Ricordo ancora il primo lancio, era l’epoca di Renzi che perdeva le primarie con Pierluigi Bersani, prima che diventasse presidente del consiglio, un’altra era geologica.
Ho imparato tanto dall’Agi e all’Agi ho tentato di dare tutto me stesso, certamente errori compresi. Ho avuto il privilegio di ricoprire tanti ruoli, da collaboratore a condirettore. Ma soprattutto ho avuto modo di conoscere donne e uomini, non solo giornaliste/i, ovvero tutte le persone che dentro ci lavorano o ci hanno lavorato.
Ed è a loro che rivolgo il mio più grande grazie. Non dimenticherò i tanti momenti difficili che mi hanno fatto crescere e diventare ciò che sono.
Viviamo un momento complicatissimo dove le libertà sono sempre più ristrette ed a rischio. Un momento in cui gli ultimi sono, purtroppo, sempre più ultimi, in cui la solidarietà sembra un reato. Un’epoca in cui la fa da padrona l’indifferenza.
Ed io “odio gli indifferenti”.
Non posso, non possiamo far finta di nulla.
Ho scelto di fare il giornalista, vivo da undici anni sotto scorta e nella paura, ma non mi rassegnerò mai all’idea di non fare la mia parte.
Il ruolo del giornalista, in nome dell’Articolo 21 della Costituzione, è quello di aprire gli occhi ai cittadini. Una responsabilità che ci deve accompagnare, che ci deve essere da monito, sempre.
Darò il massimo per continuare a farlo.
Ora è tempo di chiudere l’ultimo scatolone. Sì va verso altri lidi, verso nuove sfide. E come canta il Professore: “Sogna ragazzo, sogna…Quando cade il vento, ma non è finita. Quando muore un uomo per la stessa vita che sognavi tu…”.
Paolo Borrometi
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