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Omicidio Mormile, il giudice: “Intreccio fra ‘ndrangheta e servizi segreti”

13/06/2024 – Carpiano (Milanese) – Umberto Mormile sarebbe stato ucciso, l’11 aprile del 1990, perché era “a conoscenza” dei rapporti tra ‘ndrangheta e servizi segreti, in un contesto di “intreccio di poteri”. Questa tesi “alternativa” sull’omicidio dell’educatore del carcere di Opera, ammazzato dalla ‘ndrangheta nelle campagne di Carpiano, non è “irragionevole”, non è l’unica verità “possibile”, ma è “concretamente prospettabile”.

Si legge così nelle 170 pagine di motivazioni, firmate dal gup di Milano Marta Pollicino, della sentenza del 15 marzo scorso con cui sono state inflitte altre due condanne, a distanza di quasi 34 anni dai fatti: 7 anni ai due collaboratori di giustizia Salvatore Pace e Vittorio Foschini, finiti imputati in seguito alla riapertura delle indagini voluta dai familiari di Mormile, fratello, sorella e figlia, col legale Fabio Repici.

Dalle motivazioni, che ripercorrono passo passo gli atti di numerosi processi del passato tra cui quello sulla cosiddetta “‘ndrangheta stragista” e le dichiarazioni di numerosi collaboratori, viene a galla, in sostanza, una nuova “verità prospettabile”, rispetto a quella emersa con le condanne anni fa per l’omicidio di Mormile, già inflitte, tra gli altri, come mandanti ai boss della ‘ndrangheta Antonio Papalia, Franco Coco Trovato e Domenico Papalia.

Mormile, infatti, ha messo a verbale un collaboratore, doveva essere ucciso, come riportato nelle motivazioni, perché “parlava troppo e perché era a conoscenza dei rapporti” che Domenico Papalia “aveva con i servizi segreti”. Per il gup, dunque, l’omicidio Mormile si potrebbe “collocare” proprio in questo “intreccio di poteri e di precari equilibri tra forze, solo apparentemente antitetiche”.

Il delitto

Umberto Mormile, 34 anni, fu assassinato l’11 aprile 1990 mentre andava al lavoro: venne avvicinato da due uomini in sella a una moto e crivellato da sei colpi di pistola. Il pm Stefano Ammendola aveva chiesto il rinvio a giudizio per Pace, 66 anni, e Foschini, 63 anni, per concorso nell’omicidio aggravato dalla finalità mafiosa. E ciò dopo che un giudice aveva rigettato una richiesta di archiviazione accogliendo l’opposizione dell’avvocato Repici. La famiglia ha sempre sostenuto che l’educatore venne sì ucciso dalla ‘ndrangheta, ma con una sorta di nulla osta dei servizi segreti deviati. La giudice riporta, in particolare ma non solo, le parole di Nino Cuzzola, collaboratore nei processi sulla “‘ndrangheta stragista”, che ha messo a verbale che Mormile fu ucciso perché sapeva dei rapporti ‘ndrangheta-servizi e “parlava troppo”.

Un “movente omicidiario”, riassume la gup, che diverge molto da altre tesi “diffamatorie” e anche da altre più “rispettose” della “memoria della vittima”, come quella che sostiene che non accettò di farsi corrompere da Domenico Papalia, detenuto. La “verità” di Cuzzola e di altri pentiti, spiega la giudice, “nella sua lineare coerenza” è “forse quella, tra le varie prospettabili e prospettate” più “in linea” con “i dati”.

Tra i temi agli atti ci sono presunti trattamenti di favore che avrebbe ottenuto Domenico Papalia (sulla base di un accordo per interrompere i sequestri), come “i permessi d’uscita”, poi bloccati alla fine degli anni ’80. In questo ultimo processo milanese la gup non doveva “individuare la reale causa omicidiaria”, anche perché Pace e Foschini erano imputati, da collaboratori, per aver messo a disposizione “una moto per eseguire l’omicidio”. Però, con tutti gli atti a disposizione, spiega la gup, “la morte di Mormile” si può oggi “ricontestualizzare” alla “luce di un’altra ‘verità'”, all’interno di uno “oscuro, ma verosimilmente ormai disvelato, intreccio di poteri e di precari equilibri tra forze, solo apparentemente antitetiche”.

Fonte: www.ilgiorno.it

 

 

Omicidio Mormile, il giudice: “Intreccio fra ‘ndrangheta e servizi segreti”

13/06/2024 – C’ è una tesi “alternativa” sull’omicidio di Umberto Mormile, l’educatore del carcere di opera ucciso dalla ‘ndrangheta nelle campagne di Carpiano, nel Milanese, l’11 aprile del 1990.

E cioè che venne ammazzato perché Mormile era “a conoscenza” dei rapporti tra ‘ndrangheta e servizi segreti, in un contesto di “intreccio di poteri”, non è “irragionevole”, non è l’unica verità “possibile”, ma è “concretamente prospettabile”.

Lo scrive il gup di Milano nelle quasi 170 pagine di motivazioni della sentenza del 15 marzo scorso con cui sono state inflitte altre due condanne, a distanza di quasi 34 anni dai fatti: 7 anni ai due collaboratori di giustizia Salvatore Pace e Vittorio Foschini, finiti imputati in seguito alla riapertura delle indagini voluta dai familiari di Mormile.

Dalle motivazioni, che ripercorrono passo passo gli atti di numerosi processi del passato, tra cui quello sulla cosiddetta “‘ndrangheta stragista” e le dichiarazioni di numerosi collaboratori, viene a galla, in sostanza, una nuova “verità prospettabile”, rispetto a quella emersa con le condanne anni fa per l’omicidio di Mormile, già inflitte, tra gli altri, come mandanti ai boss della ‘ndrangheta Antonio Papalia, Franco Coco Trovato e Domenico Papalia.

Fonte: www.rainews.it

 

Omicidio Mormile, possibile un’altra verità sul movente

13/06/2024 – Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, in particolare Nino Cuzzola, “inducono a ritenere che la morte di Umberto Mormile si possa e (forse si debba) oggi contestualizzare – o meglio ricontestualizzare – alla luce di un’altra ‘verità”, che non è l’unica possibile, ma certamente è, da quanto si è cercato di fare emergere nelle presenti motivazioni, concretamente prospettabile, in un oscuro, ma verosimilmente ormai disvelato, intreccio di poteri e di precari equilibri tra forze”. Lo ha scritto la gup di Milano Marta Pollicino nelle motivazioni della condanna a Vittorio Foschini, 63 anni, e Salvatore Pace, 66 anni, per il concorso nell’omicidio l’educatore penitenziario del carcere di Opera ammazzato l’11 aprile 1990 a Carpiano, nel Milanese. Foschini e Salvatore Pace, entrambi collaboratori di giustizia, si sarebbero messi a disposizione dei mandanti dell’omicidio fornendo armi e mezzi al killer Tonino Schettini che dal sellino di una moto guidata da Nino Cuzzola sparò e centrò per 6 volte Mormile.

Un fatto che risale a più di trent’anni fa

“Certo è che la prospettazione ‘alternativa’ sulla verità dei fatti, come quella prospettata dal Cuzzola” secondo la quale Mormile fu ucciso perchè a conoscenza dei rapporti tra Domenico Papalia e i servizi segreti “non appare, certamente, irragionevole ed anzi nella sua lineare coerenza, e nel narrato, ripetitivo e costante nel tempo del dichiarante, è forse quella, tra le varie prospettabili e prospettate, che appare maggiormente in linea con la ricostruzione del profilo ‘carcerario’ della vicenda, e con i dati, quelli sì ‘univoci’, traibili sulla vita professionale dell’educatore Mormile”. Tuttavia, – ha precisato la giudice – “sono ormai decorsi più di trenta anni dall’omicidio, risulta obiettivamente difficile e, come più volte evidenziato, anche ultroneo, rispetto ai concreti fini del decidere di questo procedimento, individuare la reale causale omicidiaria”.

Fonte: www.affaritaliani.it

 

 

 

 

 

 

 

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