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Omicidio Castelluccio-Agostino, Nino Morana Agostino: ‘Hanno scelto di ucciderli insieme, perché anche Ida era un obiettivo premeditato’

13/3/2025 – Oggi, insieme a varie realtà amiche di Palermo, abbiamo organizzato un Sit-In davanti al Liceo Vittorio Emanuele ll, per manifestare la nostra indignazione di fronte alla caduta in prescrizione del’omicidio di mia zia Ida Castelluccio.
Il mio intervento di oggi a nome della mia famiglia: sono Nino Morana Agostino, nipote dell’agente di polizia Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio.
Oggi sono qui come portavoce della mia famiglia, e parlo con grande tristezza, disgusto e con tantissima rabbia.
Il 30 gennaio 2025, l’omicidio di mia zia Ida è andato in prescrizione, l’omicidio di una giovane donna di diciannove anni, in dolce attesa del suo primo figlio. Quel giorno, la Prima Sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione si è pronunciata come se Nino e Ida fossero solamente dei nomi scritti su un foglio di carta, come se non avessero vissuto, come se non si fossero amati, come se non avessero appena creato una famiglia. Siamo qui, di fronte al liceo di mia zia Ida, per ricordarci che lei è cresciuta e che si è formata in questo luogo, per ricordarci che era una ragazza in carne ed ossa, viva, solare, con tanta voglia di costruirsi un futuro. In questa scuola si era appena diplomata, pochi mesi prima di essere brutalmente uccisa.
Si è arrivati alla prescrizione perché già nella sentenza di primo grado si era deciso che Ida si trovasse lì per caso, che fosse solo una vittima collaterale e non un obiettivo premeditato. Mio zio Nino poneva fiducia solamente in sua moglie, e il 5 agosto 1989 i mafiosi sono stati così vigliacchi da scegliere deliberatamente di uccidere mio zio in un momento di festa, consapevoli che potesse essere disarmato e che la sua unica priorità sarebbe stata quella di proteggere sua moglie Ida, incinta. Non hanno dato a mio zio nemmeno la possibilità di difendersi, hanno scelto di ucciderli insieme, perché anche Ida era un obiettivo premeditato, sapevano benissimo che mia zia fosse la custode dei segreti di suo marito, e lasciarla in vita sarebbe stato troppo scomodo.
L’omicidio di Ida rientra perfettamente in quel sistema patriarcale mafioso, che, con gli omicidi di altre donne come Lia Pipitone, Lea Garofalo e purtoppo tantisime altre, tende a sminuire le figure di queste donne che invece hanno scelto di combattere per essere libere.
Purtroppo, il duplice omicidio di mia zia e della creatura che portava in grembo rimarrà impunito. Non daranno mai pace a quella povera 19enne, massacrata in questo modo, e non daranno pace alla mia famiglia. Non daranno pace a mia madre, che il giorno del suo diciottesimo compleanno si è trovata morire tra le braccia il fratello che tanto amava, strappandole la sua giovinezza.
La mafia è solo questo, un manipolo di codardi, vigliacchi, senza onore e senza dignità. E quei pezzi deviati dello Stato, i cosiddetti “pupari” e “colletti bianchi”, sono altrettanto colpevoli e vigliacchi, che con le loro omertà e con i loro continui depistaggi si è arrivati a questa prescrizione, con i loro gesti ignobili macchiano le nostre istituzioni e la nostra democrazia.
Il 30 gennaio 2025 è arrivato l’ennesimo schiaffo alla nostra famiglia. In 35 anni ne abbiamo ricevuti tanti, tra depistaggi, false piste, falsi collaboratori, segreti di Stato, archiviazioni, e ora anche questo. Ma ad ognuna di queste ingiustizie abbiamo risposto con forza, a testa alta e schiena dritta, come diceva sempre mio nonno Vincenzo.
Lui diceva che voleva una reale verità su quel triplice massacro che uno Stato complice e spietato ha permesso, solo per proteggere sé stesso e i suoi uomini deviati e corrotti. E non deve importare se, per dire queste verità, si toccheranno “sepolcri imbiancati” e nomi impronunciabili.
Mio zio Nino è forse morto invano? Che senso ha avuto battersi per liberare dalla mafia lo stesso Stato che non vuole dargli giustizia neanche da morto?
Mia zia Ida ha affrontato i suoi assassini, urlando loro in faccia: “Io so chi siete”. Anche il sacrificio della sua giovane vita è stato vano?
I miei nonni, Vincenzo e Augusta, hanno sacrificato 35 anni della loro vita solo per far assistere alla propria famiglia l’ennesima ingiustizia italiana?
Mio nonno si è forse portato inutilmente il fardello della sua barba e capelli lunghi?
Ricordiamoci che mia nonna Augusta ha fatto scrivere sulla sua lapide: “Qui giace Augusta Schiera, madre dell’agente Antonino Agostino, una donna in attesa di giustizia anche oltre la morte”. Lo ha fatto per lasciare un segno indelebile nello Stato. Anche questo è stato vano?
È impensabile che in uno stato di diritto quale siamo un omicidio cada in prescrizione.
È impensabile che la mia famiglia attende ancora una reale verità ed una giustizia completa ad una distanza di quasi 36 anni.
Con questa decisione, pensano di abbattere la mia famiglia, di togliere la speranza ai cittadini e alle cittadine oneste che ogni giorno ci affiancano in questa lotta. Ma non si rendono conto che noi continuiamo, lottiamo, resistiamo.
Continueremo a mantenere Viva la loro Memoria, non permetteremo loro di prescrivere anche le loro vite e di prescrivere i nostri diritti.
Con rabbia e dignità, continueremo a lottare contro tutti: mafia e istituzioni deviate, fino a quando lo Stato italiano non ci darà una vera verità ed una reale giustizia.
Per Nino, per Ida, per il loro bambino, per Vincenzo e Augusta, per l’Italia intera.
Nino Morana Agostino

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