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Lettera aperta di Manfredi Borsellino a Vincenzo Calcara

20 gennaio 2011. Caro Vincenzo, con questa lettera aperta desidero esprimerti tutta la mia solidarietà e il mio sostegno per quanto accaduto ieri mattina in quella Castelvetrano che è e rimane la tua città natale alla quale, so bene, nonostante tutto sei visceralmente legato.

Purtroppo quel preside  che ha “boicottato” il tuo incontro con gli studenti della sua scuola decidendo per loro, poco o nulla conosce del tuo percorso di “redenzione”, iniziato oramai nel lontano 1991 e giunto oggi ad un punto di non ritorno.

Ti è stato impedito non certo di tenere una “lezione di legalità” agli studenti del tuo paese ma semplicemente di raccontare loro il tuo vissuto, perché ascoltassero dalle tue parole come sia stato possibile, come è possibile, che un uomo di Cosa Nostra che si è macchiato di gravi delitti possa uscire da qual tunnel, rivedere la luce, e ritornare ad essere e a vivere come un cittadino normale, a provare sentimenti di amore, a crescere quattro figlie, chiamate “Agnese” “Lucia” “Fiammetta” e “Beatrice” come la moglie e le figlie del tuo adorato giudice Paolo Borsellino, lontano da quel mondo di falsi valori in cui tu eri nato e cresciuto.

Non hai nulla da rimproverarti, i cittadini onesti di Castelvetrano e della Sicilia tutta sono con te; come bene ha detto il Procuratore Aggiunto Ingroia, la grandezza di mio padre stava proprio nella capacità e volontà di dare un’occasione di riscatto a tutti e tu, più di altri, l’hai colta mutando radicalmente la tua vita.

Chi dice che nel tuo caso Borsellino è stato fuorviato, che non era un dio e che avrà preso qualche granchio anche lui, rispondo che se mio padre certamente non era un dio e prendeva granchi, è anche vero che vi considerava persone come lui, con gli stessi suoi sentimenti ma con la sfortuna di non esservi mai imbattuti in chi vi aiutasse a uscirli fuori, ad averne consapevolezza.

Sono orgoglioso in tutti questi anni di esserti stato vicino, anche materialmente, e non rinnego nulla di ciò che ho fatto per te e la tua splendida famiglia, consapevole di avere solo continuato l’opera che aveva avviato mio padre il giorno in cui gli hai confessato che avresti dovuto ucciderlo.

Manfredi Borsellino   


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