‘E’ arrivato il momento. Quelli che sanno parlino’. Paola Caccia, figlia del Procuratore Bruno Caccia, ucciso 37 anni fa quando era una giovane madre, ha seguito da scuola, dove fa l’insegnante, gli sviluppi giudiziari in Cassazione. ‘Sono contenta per un altro pezzetto che è andato al suo posto – dice, a proposito della conferma della condanna all’ergastolo di Rocco Schirripa, come componente dell’organizzazione che progettò il delitto – ma ci sono ancora troppe cose da chiarire e quel che non via giù è che ci siano tante persone in questa città che sanno e non si sono mai fatte avanti’.
Come può avere questa certezza?
‘Lo so da sempre. E ancora con i miei fratelli aspettiamo che venga fuori la verità. E’ il brutto di questa città: troppe cose indicibili.’
Sono trascorsi quasi quarant’anni ormai, pian piano tutti quelli che possono aver saputo qualcosa se ne stanno andando.
‘Per questo è importante farsi avanti adesso. Penso a quello che è accaduto con Luigi Moschella, uno dei colleghi di mio padre, tutti erano convinti che fosse morto. Invece lui è vissuto fino al 2017 a poche centinaia di metri dal palazzo di Giustizia di Torino’.
Il magistrato messinese noto per le sue ‘liaisons dangereuses’ con ambienti malavitosi e personaggi della criminalità organizzata, è stato ricordato in un intero capitolo del libro di Paola Bellone ‘Tutti i nemici del procuratore’ sull’omicidio di Bruno Caccia.
‘Si, ma a Paola Bellone, che è andata a cercare tutti i testimoni, fu detto che Moschella era morto da anni’.
Poi c’è quella cosa che voi figli non siete mai stati sentiti dal giorno dell’omicidio. Come è stato possibile?
‘Per la prima volta un anno fa ci ha convocati tutti e tre il PG di milano che ha il fascicolo su Francesco D’Onofrio, quello indicato da Domenico Agresta come uno dei killer. Poi da quel momento non abbiamo saputo più nulla. Ma più grave ancora è che nessuno dei colleghi di mio padre, quelli che lavoravano con lui, siano mai stati sentiti nelle indagini’.
Il PG di Cassazione nella sua requisitoria ha detto che sono ‘encomiabili tutti gli sforzi delle parti civili per fare piena luce su ogni anfratto di questo efferato delitto’. E’ un bel segnale.
‘Ci ha fatto molto piacere. Noi sappiamo quanto è stato approfondito e ad ampio raggio il lavoro del nostro avvocato, Fabio Repici. Il PG ha anche dichiarato che ‘le trame di questo omicidio sono ampie e complesse’, ciò che noi abbiamo sostenuto da sempre.
Un approccio diverso da quello del tribunale di Milano?
‘Eccome. Nel dibattimento hanno avuto sempre l’atteggiamento opposto, stretti nel piccolo perimetro di quel che riguardava Rocco Schirripa e guai a chi cercava di allargare lo spettro delle indagini. Così oggi le cose che ha detto il procuratore Viola, sono una consolazione da n lato. Dall’altro fanno arrabbiare ancor di più, perché ci mettono di fronte all’evidenza che il primo processo dovesse esser fatto meglio.’
Cosa farete adesso?
Andremo avanti e chiediamo a tutti di aiutarci ad arrivare alla verità. Ci sono ancora due fascicoli di indagine a Milano e tremiamo al pensiero che possano essere archiviati. Il nostro avvocato si è opposto alle richieste di archiviazione, anche per quella che era la nostra prima pista, del casinò di Saint Vincent. Ma da quel momento tutto tace’.
di Giustetti e Ricca (La Repubblica Torino, 21/2/2020)
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