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Le priorità di Claudio Fava e della Commissione regionale antimafia

“Domani la commissione regionale Antimafia deciderà sul mandato da dare al presidente Claudio Fava di denunciare il giornalista Paolo Borrometi, ascoltato mesi fa dall’organismo parlamentare nell’ambito dell’inchiesta sul ciclo dei rifiuti nell’Isola”. ANSA, 27 aprile 2020.

Abbiamo letto lo scambio di accuse lanciate tra Borrometi e Fava come qualsiasi altro cittadino avrà fatto in questi giorni, dai loro post sulle rispettive pagine Facebook: Borrometi denuncia la Commissione di averlo accusato di non aver pubblicato un determinato articolo nel 2015, presente invece in rete, Fava denuncia a sua volta Borrometi di aver pubblicato quell’articolo solo dopo l’audizione, retrodatandolo, Borrometi sostiene di non aver retrodatato o modificato nessun articolo.
Non abbiamo alcun elemento conoscitivo per addentrarci nel caso specifico in questione, ci penseranno gli esperti del settore a farlo e poi ognuno trarrà le sue conclusioni, ma nel frattempo non possiamo fare a meno di porci e porre al presidente Fava alcune domande.

Nel suo primo post su Facebook Borrometi critica la relazione della Commissione regionale Antimafia con diversi argomenti, chiedendo al Presidente spiegazioni su quelle che venivano ritenute da lui omissioni. Riportiamo qualche esempio: la quasi totalità dell’audizione di Borrometi è stata incentrata, invece che sul ciclo dei rifiuti, sullo scioglimento del comune di Scicli per mafia e sull’inchiesta a carico del sindaco Franco Susino per concorso esterno in associazione mafiosa, alla fine assolto dai giudici. Perché la Commissione non ha ritenuto di audire nessuno dei magistrati che ha portato avanti il processo al sindaco Susino o degli organi competenti (prefetti, Tar, Consiglio di Stato) che hanno decretato e confermato lo scioglimento del comune? A maggior ragione dal momento che lo stesso Fava dice: «quando il sindaco Susino è stato scagionato, il giudice, nelle motivazioni, si è chiesto come un’indagine del genere avesse potuto superare la fase istruttoria». E ancora, perché si è voluto rimarcare un collegamento tra Borrometi e Beppe Lumia, quando il senatore era stato solo uno dei tanti ad aver presentato interrogazioni parlamentari basate sugli articoli di Borrometi? Senza contare che Lumia iniziò a presentare interrogazioni su Scicli nel 1994, quando Borrometi aveva undici anni. La presenza (o meno) dell’articolo online era solo una delle questioni. Perché il Presidente, nella sua legittima risposta, ha deciso di prendere in considerazione solo quella critica?

Ma la domanda che più ci preme fare al Presidente è questa: iniziare una “guerra” di querele con un giornalista sotto scorta perché minacciato (e pestato) dalla mafia è davvero l’attività prioritaria per la Commissione regionale antimafia in questo momento? Non sarebbe più utile (e necessario), per esempio, aprire un’inchiesta sulla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto e sulle sue protezioni istituzionali? O denunciare la gravissima circostanza per cui un imputato per associazione mafiosa, che da cinquant’anni entra ed esce dalle inchieste giudiziarie delle Procure di mezza Italia, Rosario Cattafi, aspetta da più di tre anni che inizi il nuovo processo di appello, dopo la sentenza di rinvio della Cassazione (1 marzo 2017), con il reato sull’orlo della prescrizione?

Fava conclude poi le sue dichiarazioni all’ANSA con questa frase: «Considero puro esibizionismo l’uso dei social per fini giornalistici. Uno lancia un’invettiva, l’altro risponde. Ma che gioco è?».

Siamo d’accordo con lei, Presidente. Infatti non capiamo perché, a questo gioco, prenda parte anche lei, viste le sue risposte a Borrometi (ma anche a Gaetano Pecoraro) espresse proprio attraverso la sua pagina Facebook.

Salvatore Borsellino e Movimento delle Agende Rosse

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