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L’affondo dell’Avv. Fabio Repici: il sottosegretario Luigi Gaetti e l’ombra di Saro Cattafi

DI FABIO REPICI

Almeno per un nome, Rosario Pio Cattafi e i suoi amici devono essere rimasti soddisfatti dalla composizione della squadra del nuovo governo. Almeno per un nome: quello di «Luigi dott. Gaetti» (così si firma nelle email), da qualche giorno sottosegretario al ministero dell’interno. Un tecnico in quel ruolo, visto che si tratta di un medico anatomo-patologo: forse chi l’ha suggerito al consiglio dei ministri intendeva che occorresse una necroscopia per la legalità e l’ordine pubblico del nostro Paese.

Ma chi l’ha suggerito? Già, questa rimane la domanda.

Anche perché il neosottosegretario in quota M5S ha una caratteristica unica fra gli esponenti di quel partito: è l’unico per il quale sia stato violato il limite dei due mandati. Nessuno aveva potuto sfatare quel tabù: sindaci, assessori, nessuno. Perfino per Luigi Di Maio si è letto che alla conclusione di questa legislatura e di questo governo, quel tabù sarà inviolabile. Per Luigi dott. Gaetti invece no: consigliere comunale a Curtatone (MN) nel 2000 per la Lega Nord (quella bossiana, fetida e razzista di un tempo; mica quella profumata e filantropica di oggi); deputato dal 2013 al 2018 per il M5S; medico legale del governo oggi.

Va detto, però, a suo merito, che Gaetti nella passata legislatura è stato vicepresidente della commissione antimafia. E pure che ha presentato un’interrogazione parlamentare che ha fatto contenti molti a Barcellona Pozzo di Gotto, ridente località della provincia di Messina: Cattafi in primis. Nel maggio 2017 Gaetti pensò bene di interrogare il governo per chiedere di come fosse possibile che il collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano, arrestato a maggio 2006 su richiesta della D.d.a. di Messina, potesse ancora essere sottoposto a programma di protezione. Il guaio di quell’interrogazione parlamentare è che conteneva (per nulla casualmente, come posso testimoniare) frasi e parole identiche a quelle che possono leggersi nelle memorie difensive scritte dal legale del barcellonese Maurizio Sebastiano Marchetta, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, persone (queste ultime) molto competenti in materia di servizi segreti. E conteneva, come sulle vicende di Barcellona Pozzo di Gotto può sempre capitare, anche le stesse falsità. Ma quell’interrogazione parlamentare, nonostante fu da Gaetti formalmente ritirata, almeno a guardare il calendario, che ha il pregio di essere oggettivo, produsse i suoi effetti. Subito dopo, la Procura di Roma, fino a quel momento inerte, chiese e ottenne un nuovo arresto per Bisognano. Subito dopo, la D.d.a. di Messina, scrivendo cose non propriamente veritiere (e agli antipodi di quelle fino a quel momento sostenute), chiese e ottenne la revoca del programma di protezione. E altro ancora, su cui ci sarebbe solo da testimoniare. O da far testimoniare Gaetti e qualche amico suo.

Il primo che aveva sollecitato la revoca del programma di protezione per Bisognano era stato proprio Cattafi. Poi, mentre indagava su Bisognano, era stata la volta del Commissario di Barcellona Mario Ceraolo, oggi designato a Messina dal partito della legalità, Forza Italia, come assessore (a che?) alla legalità (praticamente collega di Gaetti).

Ora, magari, il neo-sottosegretario si troverà a decidere del programma di protezione di altri pentiti. Se del caso, di altri pentiti che hanno parlato di mafia e Stato a Barcellona Pozzo di Gotto. Vedremo. Intanto non sappiamo cosa sia stato delle dichiarazioni di Carmelo D’Amico sulla loggia massonica deviata che avvolgerebbe almeno la Sicilia orientale e la Calabria e della quale sarebbero stato esponenti di spicco, tra gli altri, il solito Cattafi e l’ex vicepresidente del Senato Domenico Nania. A proposito: quest’ultimo alle ultime elezioni ha appoggiato la Lega salviniana.

Ma Gaetti, va detto, nel marzo 2016 aveva presentato un’altra interrogazione parlamentare, su un tema meritorio: Calogero Montante. Ecco, al riguardo di Montante e dell’inchiesta che un mese fa lo ha travolto, è curioso vedere come la stampa abbia sottolineato certi fatti e certi nomi e sbianchettato altri fatti e altri nomi. Tipo quello che si legge alla pagina 2204 dell’ordinanza di custodia cautelare che ha raggiunto Montante e i suoi complici. In quelle righe si legge di una presunta talpa in Dna e la si accosta alla procedura del Csm in corso nel marzo 2016 per la nomina del nuovo capo della D.d.a. di Caltanissetta. Nessun giornalista d’inchiesta ha approfondito il tema. Chissà.

Quando certi fatti rimangono solo evocati e non esplicitati, è il momento in cui entrano in gioco i ricatti degli apparati. Ma Gaetti sventerà tutti i ricatti, confidiamo.

Post scriptum: Avevo appena finito di scrivere le righe precedenti, e mi sono trovato a leggere la prima dichiarazione pubblica di Gaetti: ‘Dobbiamo lavorare con l’intelligence, con sistemi tecnologici e con una giustizia rapida e puntuale’. Il principiante dimostra di seguire bene la lezione dei suoi consiglieri. E lo annuncia con sfrontatezza. Gaetti e l’intelligence: povera Italia.

 

Fabio Repici (fonte: www.stampalibera.it)

 

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