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La strage di via D’Amelio: uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana.

15 maggio 2021 – “Uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana”.

Dalla lapidaria espressione, contenuta nella Sentenza Borsellino Quater della Corte d’Assise di Caltanissetta, ha avuto inizio l’incontro online del 23 aprile 2021 organizzato dal gruppo di Agende Rosse di Ancona e provincia e introdotto dalla coordinatrice Ilaria Mariotti Ottaviani.
Occasione dell’incontro è stata la concomitanza tra la data del Borsellino quater, emessa dalla Corte d’Assise di Caltanissetta il 20 aprile 2017, e la sentenza sulla trattativa Stato-mafia, pronunciata il 20 aprile 2018 dalla Corte d’Assise di Palermo.
Gli ospiti dell’incontro, Salvatore Borsellino e l’avv. Fabio Repici, hanno ripercorso, grazie anche agli spunti offerti dal moderatore Marco Bertelli, i tratti salienti di una storia ancora in parte da scrivere.

“Borsellino quater e il depistaggio di Scarantino”
È stato un passo fondamentale, anche se è stata soltanto una svolta e dopo una svolta c’è tanta di quella strada da fare”.
Così Salvatore Borsellino ha commentato l’esito della sentenza Borsellino quater, con la quale fu riconosciuto l’avvenuto depistaggio delle indagini sulla strage di Via D’Amelio.
A fargli eco l’avv. Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino, unica parte civile ad aver chiesto, congiuntamente alla difesa di Vincenzo Scarantino, la sua assoluzione per il delitto di calunnia, non allineandosi all’impianto accusatorio della Procura di Caltanissetta.
Fu una sentenza di importanza enorme e storica e una delle persone che ha posto i presupposti per quella sentenza è stato Salvatore Borsellino. È il risultato finale di quella lotta che Salvatore aveva aperto con la lettera sulla strage di stato”.
La strage non fu compiuta solo da Cosa Nostra, c’è una porzione di responsabilità di uomini dello Stato, non solo nella ideazione, nel concorso morale, ma perfino nelle dinamiche esecutive. Spatuzza ha testimoniato la presenza come supervisore di un uomo estraneo a Cosa Nostra, con tutta evidenza, un uomo della polizia o dei servizi”.

Nel Borsellino quater i giudici mettono nero su bianco che il falso pentito Scarantino fu indotto a mentire da soggetti che gli hanno fornito informazioni e dettagli che lo Scarantino non poteva conoscere, in quanto estraneo sia alla fase preparatoria che a quella esecutiva della strage.
Infatti, accanto ad elementi indiscutibilmente falsi Scarantino ha rivelato circostanze vere, riscontrate poi sulla base delle dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia.
Per questo motivo, l’avv. Fabio Repici non esita a definire quel depistaggio come “un depistaggio di Stato”.
Il depistaggio, a dire il vero, ha avuto inizio negli attimi immediatamente successivi all’esplosione, quando fu sottratta e rubata l’agenda rossa di Paolo Borsellino per evitare che finisse nelle mani di quella parte dello Stato che avrebbe ricercato la verità.
Ne è convinto Salvatore Borsellino che sostiene che “non sarebbe servito a niente uccidere Paolo se insieme alla sua uccisione non fosse stata fatta sparire la sua agenda rossa.
Ed aggiunge che la regia dell’operazione di quella strage sia stata fatta con molta probabilità da quel Castello Utveggio da cui Paolo Borsellino temeva di essere osservato fin dentro la sua abitazione.

“L’improvvisa accelerazione e la sentenza Trattativa Stato-mafia”
Uno degli aspetti più rilevanti della stage è sicuramente l’improvvisa accelerazione impressa da un fattore di novità che deve aver cambiato i piani di Totò Riina, determinandolo a procedere rapidamente all’uccisione di Paolo Borsellino. È quanto emerge dalla sentenza sulla Trattativa Stato-mafia, emessa dalla Corte d’Assise di Palermo il 20 aprile 2018.
È proprio sulla causale della strage di via D’Amelio che si è soffermato l’avv. Repici.
Indiscutibilmente l’accelerazione ebbe stretta concomitanza con quello scellerato dialogo tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra. Ma non basta. Occorre risalire a quella indagine della DDA di Palermo denominata “Sistemi criminali”.
L’uccisione di Palo Borsellino rappresentava “un fattore necessario perché ci potesse essere quella svolta, alla fine di quel percorso iniziato nel 1989 con l’attentato all’Addaura e il duplice omicidio Agostino-Castelluccio che poi diede vita alla Seconda Repubblica”.

“Il dossier mafia-appalti”
Sulla ipotesi avanzata da alcuni che la causale di quella strage sia da individuare nel Dossier “Mafia- appalti”, l’avv. Repici sembra non nutrire dubbi sulla non attendibilità di quella pista.
Mi sembra incomprensibile che si arrivi a dire che la causale della strage sia da ricondurre al rapporto del ROS consegnato a febbraio 1991 a Giovanni Falcone. In quel rapporto erano stati depennati i nomi di tutti i politici più importanti, nomi che comparvero solo nel settembre 1992 quando il ROS depositò un secondo rapporto.
Non si può poi dimenticare come la settimana prima di morire Paolo Borsellino disse alla moglie Agnese di aver saputo che il generale Subranni era punciuto.”

“Scorta per la memoria”
Salvatore Borsellino ha poi parlato dell’iniziativa, partita il 1 maggio e in corso per i mesi delle stragi, della Scorta della Memoria, per custodire idealmente il luogo in cui persero la vita Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli.
Volontari provenienti da tutta Italia presidieranno l’albero piantato dalla madre del Dott. Borsellino nella buca scavata dall’esplosione.
(È possibile collegarsi al sito www.viadamelio.it per visionare il presidio)

Conclude l’incontro la coordinatrice Maria Teresa Mancia che parla di quanto emerso nei vari processi come schegge di verità”.
Infatti, aggiunge “la trattativa c’è stata e non è possibile negarla. Come non è possibile negare il triangolo mefitico tra politica, mafia e potentati economici, aggravato del muro di silenzio di Stato”.
Un silenzio omertoso, depistante, inconfessabile.
La vicinanza al 25 aprile non può che suggerire la riflessione che sia il momento di una seconda resistenza, una resistenza per la ricerca della giustizia e della verità.

Ilaria Mariotti Ottaviani – coordinatrice gruppo Agende Rosse Carlo Alberto Dalla Chiesa e Emanuela Setti Carraro di Ancona e provincia

 

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