22 gennaio 2025 – “Gilberto Cavallini è uno degli esponenti dell’eversione neofascista che ha versato tanto sangue nel nostro Paese” ed è stato “condannato per la strage alla stazione di Bologna”, ma “mi chiedo, ci sono state reazioni dal mondo della maggioranza parlamentare?”. È l’accusa che Fabio Repici, legale di molti dei familiari delle vittime di mafia, ha formulato durante la presentazione del libro La strategia parallela (Zolfo editore) a Siena. L’avvocato ha commentato la condanna definitiva all’ergastolo (pronunciata il 15 gennaio scorso) contro l’ex NAR per la strage del 2 agosto 1980, che costò la vita a 85 persone. La sentenza dei supremi giudici, ha spiegato Repici, “è un fatto rilevantissimo per tanti motivi”. “Basti segnalare che, da un lato, Gilberto Cavallini è la proiezione di quegli stessi gruppi criminali neofascisti protagonisti della prima fase della strategia della tensione, dalle bombe di Piazza Fontana in poi, nel 1969 e negli anni ’70. Gilberto Cavallini è il frutto malato di quelle generazioni, ma è anche un soggetto che aveva relazioni con apparati che, a un certo punto, quando furono scoperti, vennero chiamati ‘anello’ o ‘noto servizio’, cioè apparati deviati in connessione con soggetti istituzionali”. Il giorno della sentenza, ha commentato Repici, “mi permetto di dire che è stata una bella giornata per la nostra democrazia e io ho gioito insieme ai familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna e all’associazione rappresentata dal presidente Paolo Bolognesi”. “Ma ci sono state reazioni? Dal mondo del governo non c’è stata una parola”.
Antimafiaduemila
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