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Caso Manca: la replica (virtuale) di un tossicologo alla Commissione antimafia

di Lorenzo Baldo

Le parole del dott. Salvatore Giancane in risposta alla relazione di maggioranza

Per contrastare le conclusioni della Commissione antimafia sulla morte di Attilio Manca – in questo caso nell’ambito prettamente medico trattato nella relazione finale – basta riprendere alcuni passaggi della nostra intervista di tre mesi fa al dottor Salvatore Giancane, medico tossicologo che coordina il Ser.T di Bologna, nonché professore a contratto della Scuola di specializzazione in psichiatria. “Non riesco a capire perché le siringhe non siano vicino al corpo”, si era chiesto il dott. Giancane subito dopo aver visto le foto della polizia scientifica. “Dove sono i residui delle fiale, visto che ci sono le siringhe? Dov’è la stagnolina che solitamente contiene la polvere, o la bustina che contiene la polvere? Devo pensare che questa persona ha preparato due siringhe, dopodiché è uscito di casa, ha buttato la spazzatura, è rientrato e si è somministrato due dosi di eroina… Non esiste!”. Per il tossicologo bolognese un altro “dettaglio inquietante” che “rende il quadro sempre meno coerente” è proprio “la presenza di due autosomministrazioni di eroina: non succede mai! Al massimo può succedere se la droga fa schifo: il tossicodipendente ci rimane male e si droga un’altra volta. Ma se questa è la droga che ha ucciso Attilio Manca indubbiamente non faceva schifo!”. “Solitamente – aveva evidenziato ulteriormente – un eroinomane si fa una somministrazione: il cosiddetto ‘flash’, dopodiché rimane stordito per un’ora. In quel lasso di tempo non è in grado di drogarsi di nuovo”. “Mancano i segni di puntura pregressi – aveva ribadito quindi con forza -. Ci sono solo due segni di venopuntura recentissimi: quelli che corrispondono alle due siringhe ritrovate. Quest’uomo aveva solo due buchi addosso! Cos’era: un eroinomane che in passato la fumava e quella sera ha deciso che si faceva in vena?! Mi sembra molto strano. Un mancino che si droga nel braccio sbagliato? Mai visto!”. “Dov’era questa persona quando si è autosomministrato le dosi di eroina? – aveva chiesto di getto il dott. Giancane – Cosa è successo nei 90/120 secondi da quando ha finito di spingere lo stantuffo a quando ha perso coscienza? Quando uno è da solo, non appena ha finito di somministrarsi l’eroina comincia a barcollare, non sta bene, se parla tartaglia, la perdita di coscienza è l’atto finale”. Il giudizio generale del tossicologo non ammetteva repliche: “Se escludiamo la siringa che è stata ritrovata nel cestino dei rifiuti, bisogna pensare che la siringa corrispondente all’ultima autosomministrazione – quella fatale – è quella trovata in bagno. E’ già molto strano che sia stata ritrovata incappucciata: una persona appena ha finito di schiacciare lo stantuffo lo capisce che ha esagerato. E che fa, mette il cappuccio alla siringa?! Ma non ce la può fare, perché gli tremano le mani!”. “Dalle tracce che vedo nelle fotografie deduco che Attilio Manca sia andato verso il letto, ma – e ci tengo a ribadirlo – solitamente nelle altre scene di questo tipo c’è una sedia rovesciata perché la persona in questione barcolla. E invece in quelle foto è tutto in ordine: quest’uomo arriva davanti al letto, non ha più forze, dovrebbe accasciarsi per terra e invece finisce sul letto…”. “Supponiamo che sia caduto sul letto frontalmente – aveva ribadito –, in questo caso dovevano restare sporgenti le gambe per intero, perché il bordo del letto arriva alle ginocchia. E invece sporgono solo i piedi. Quindi significa che si è messo sul letto e si è rigirato. Ma uno che si mette sul letto e si rigira non si ritrova con le mani sistemate in maniera simmetrica! E soprattutto in quel caso il letto è sfatto. Viceversa in queste immagini il letto è intatto! Sembra piuttosto che quest’uomo sia stato ‘adagiato’ da qualcuno sul letto… E comunque, se si fosse drogato a letto si sarebbe trovata la siringa vicino al letto, su questo non c’è dubbio!”. “E poi c’è l’emorragia che non viene dai polmoni, ma dalle fosse nasali. E questo perché nella trachea e nei bronchi non c’è sangue. Nella foto denominata ‘22’ sulla maglietta si vede un alone di color marroncino chiaro: quello è il liquido che viene dai polmoni, dell’edema polmonare, il trasudato polmonare con qualche capillare che si è rotto per la congestione, che lo ha sporcato di sangue. Ma nel momento in cui si asciuga si vede che di sangue non ce n’era tanto ed è per questo che compare quel colore più chiaro. Quello invece che si nota sulla faccia è ovviamente sangue. Nei polmoni hanno quindi trovato quel liquido presente sulla maglietta”.
Nell’ipotizzare un vero e proprio omicidio il dott. Giancane aveva prefigurato un possibile scenario: Attilio Manca viene tenuto fermo, gli viene fatta la prima ‘pera’, il dott. Manca si agita, viene male il foro, perde coscienza, ma non basta per ucciderlo, viene quindi fatta la seconda iniezione, e a questo punto il foro viene regolare. E per finire, Attilio Manca viene preso e deposto sul letto. Io non ho le prove per dire che questa sia la verità, dico solo che questi tasselli consentono di ricostruire una dinamica di questo tipo e non quella di un’overdose”. Uno dei punti fondamentali della tesi della procura di Viterbo che puntava sulla tossicodipendenza di Attilio Manca riguardava l’esame del capello di cui al momento non è trapelato nulla dalla relazione della Commissione antimafia. Restano però più che attuali le acute osservazioni del tossicologo a riguardo. “E dov’è?” (il referto di cui non c’è traccia nel fascicolo sul caso Manca, ndr), si era domandato Giancane. “Quell’esame deve essere fatto ‘segmentato’. Mi spiego: il capello cresce di un centimetro al mese, io lo taglio in segmenti da un centimetro a partire dalla radice, li numero, e poi eseguo l’esame del capello nei vari segmenti. Solo in questo modo posso dire se si è drogato uno o più mesi fa. Se il capello risulta ‘positivo’ negli ultimi 30 giorni non significa nulla, in quanto potrebbe essere dovuto alle due dosi che Attilio Manca si è iniettato quella sera. Se il tossicologo incaricato dalla Procura ha prelevato il capello intero e ha riscontrato tracce di eroina è chiaro che l’ha riscontrato ‘positivo’ vista l’overdose!”. “Stendiamo un velo pietoso sulla dottoressa Ranalletta – aveva quindi concluso Giancane -. Non c’è dubbio che quando c’è di mezzo una overdose ogni attività successiva viene fatta male. Ecco perché è l’ideale uccidere una persona in questo modo”. Per il tossicologo quindi il decesso di Attilio Manca “è sicuramente dovuto ad overdose di eroina, ma ci sono seri dubbi che si tratti di un’overdose non cercata da parte di qualcuno che voleva solo farsi una ‘pera’. E’ un’ipotesi che non sta in piedi. Questo caso puzza più di omicidio che di suicidio!”. A futura memoria.

In foto: Attilio Manca in uno scatto d’archivio

da www.antimafiaduemila.com

19 marzo 2018

 

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L’analisi e il commento di Fabio Repici, legale della famiglia Manca

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