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I buchi neri dell’informazione in Italia

Proponiamo agli utenti del sito la trascrizione dell’intervento che l’Avv. Fabio Repici ha tenuto nel corso dell’incontro “L’alba di una nuova Resistenza” svoltosi a Palermo il 12 dicembre 2009 ed organizzato da Sonia Alfano. L’Avv. Repici presenta due “buchi neri” dell’informazione in Italia, cioè una serie di nomi e di fatti sui quali gli organi d’informazione (con rare e sovversive eccezioni) tacciono o forniscono un’informazione lacunosa e distorta. In particolare l’Avv. Repici cita i nomi di alcuni ufficiali del Raggruppamento Operativo Speciale (Ros) dei Carabinieri il cui operato è stato od è tutt’oggi al vaglio della Magistratura nel silenzio di quasi tutti i mass media. L’altro “buco nero” dove l’informazione collassa completamente è Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina dove le collusioni tra Cosa Nostra e pezzi delle Istituzioni si manifestano alla luce del sole con il benestare dei cosiddetti organi di controllo. A Barcellona Pozzo di Gotto la “mafiosizzazione” dello Stato si tocca con mano. Chi non si integra nel sistema e rigetta il puzzo del compromesso morale rischia di pagare dal punto di vista personale un prezzo altissimo. Pochi in Italia conoscono la storia umana e professionale di Adolfo Parmaliana.
Marco Bertelli
 
Video di Carmelo Di Gesaro e Francesca Scaglione
(fascioemartello.it)


Testo dell’intervento dell’Avv. Fabio Repici:

Buona sera a tutti, grazie a te e grazie a Salvatore e Sonia che mi hanno chiamato a parlarvi.

 
A proposito di nuova Resistenza da costruire o da proseguire, bisognerebbe parlare di tante cose perché tanti sono i buchi neri dell’informazione da colmare. Nel mio piccolo di avvocato di pericolosi incensurati come hai spiegato, cerco di illustrarvi due buchi neri su due diversi, ma gravissimi fenomeni, che riguardano il presente, il passato e, temo anche, un po’ il futuro del nostro paese. Alla fine della prima Repubblica si poté cominciare a ricostruire in maniera un po’ più profonda la storia delle deviazioni dello Stato, dalla prima Resistenza al 1992, e nel ricostruirle si riuscì a fare luce su una sigla che pochi di voi probabilmente oggi ricordano: UAARR, Ufficio Affari Riservati del Ministero dell’interno diventato noto per un personaggio, noto piduista, Federico Umberto D’amato, poi passato alla storia come famoso recensore gastronomico dell’Espresso. Molte delle deviazioni della prima Repubblica sono passate da quell’ufficio. Mi piace ricordarlo oggi perché oggi, oltre ad essere il 24° anniversario della morte di Graziella Campagna, è anche il 40° anniversario della strage di Piazza Fontana in ordine al quale crimine l’ UAARR lo zampino ce l’ha messo.

 

Ora si dice che siamo ormai al culmine della seconda Repubblica. Si dice che sta sul finire questa esperienza istituzionale. Io comincio a temere per il futuro perché io non ero molto contento della prima Repubblica e speravo nella seconda; dopo aver visto la seconda non oso immaginare cosa ci riserverà la terza Repubblica. Però, visto che siamo sul finire, dobbiamo cominciare a parlare dell’UAARR della seconda Repubblica, che è un argomento sul quale noto grosse riserve anche da parte dell’informazione democratica e grosse difficoltà ad affrontare il tema.

L’ UAARR nella seconda Repubblica si chiamava ROS, Raggruppamento Operativo Speciale, il corpo deviato della seconda Repubblica. Il Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, fondato nel 1990, alla cui guida, fin dall’inizio, ci fu il generale Subranni. Il Generale Subranni non è un nome della preistoria di questo paese, perché, è vero che è in pensione, però, vedete, quel ministro della Repubblica Angelino Alfano, oggi tante volte ricordato, ha una portavoce. Parla con la voce di tale Danila Subranni che del generale Subranni è la figlia. Cioè, oggi, il ministro dei magistrati, il ministro della giustizia, ha come sua portavoce la figlia di un personaggio che è il responsabile dei depistaggi sull’omicidio Impastato, l’allora maggiore Subranni, personaggio che è indagato per favoreggiamento di Bernardo Provenzano, personaggio che è parte della famosa trattativa del Ros del 1992, e non proseguo perché altrimenti la farei troppo lunga. Sul fatto vergognoso che la figlia di un indagato per favoreggiamento di Bernardo Provenzano sia la portavoce del Ministro della giustizia, pochissimi hanno avuto il coraggio di dire qualche cosa. Due, li avete sentiti oggi, sono stati Sonia Alfano e Beppe Lumia, Il resto della politica e dell’informazione ha fatto silenzio.
 

Del ROS dopo la guida del generale Subranni è arrivato il momento del Generale Mario Mori. Il Generale Mario Mori è il responsabile della mancata perquisizione al covo di Riina. Tanti blaterano di una sentenza di assoluzione che gli ha restituito l’onore. Allora, per chiarire, il Generale Mori e il colonnello Sergio De Caprio dalla sentenza di assoluzione sono rimasti definitivamente svergognati perché, con quella sentenza di assoluzione, si è sancito che essi hanno omesso di perquisire il covo di Riina, sono assolti  non per non aver commesso il fatto, ma solo perché il tribunale ha ritenuto che non era stato provato il dolo. L’hanno fatto, ma solo per colpa, inavvertitamente.

 

Un altro personaggio importante di questa seconda Repubblica è il Generale Mori perché è un personaggio che è riuscito ad essere prima il comandante del ROS, per ora è imputato di favoreggiamento per la mancata cattura di Bernardo Provenzano dopo essere stato imputato per favoreggiamento per la mancata perquisizione del covo di via Bernini, ma con queste qualità personali all’attenzione della giustizia, è stato nominato dal 2° governo Berlusconi Capo del SISDE. Ecco, una anomalia che almeno nella prima Repubblica non c’era stata, era stata il travaso tra l’ UAARR e il SISDE, formalmente restavano corpi separati. Nella seconda Repubblica, tra il ROS e il SISDE, ci sono state delle “sliding doors”, porte scorrevoli, per cui si usciva dal ROS e si entrava al SISDE, poi si cambiava il turno: si usciva dal SISDE e si rientrava al ROS, con quello che da questo è potuto conseguire per la sicurezza democratica del nostro paese. Ora, il Generale Mori fu nominato capo del SISDE quando era oggetto dell’attenzione della magistratura per la mancata perquisizione al covo di Riina e per la mancata cattura al latitante, allora, Bernardo Provenzano. Fu nominato dal 2° governo Berlusconi in contemporanea con la nomina a capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del dottor Giovanni Tinebra già procuratore della Repubblica a Caltanissetta. Sarà un caso, era stato proprio il procuratore Tinebra ad archiviare il fascicolo su Alfa e Beta, Berlusconi e Dell’Utri, come mandanti occulti delle stragi del 1992. In quel fascicolo, guarda caso, nel decreto di archiviazione del gip Tona, lo si può leggere, era rimasto in qualche modo oggetto delle attenzioni anche il generale Mori.
 

Il ROS oggi è comandato da un altro generale, l’ex vice di Mori, si chiama Giampaolo Ganzer. Questo signore, da più di 5 anni, è imputato per gravissimi delitti innanzi al tribunale di Milano. Avete sentito qualche esponente della politica dire che non è proprio il caso che il capo del ROS, cioè di un reparto di pseudo investigazioni di eccellenza che deve supportare il lavoro della magistratura, debba rispondere di imputazioni come peculato, traffico di droga, falso e altro?
 

Altro personaggio centrale del ROS è stato il Capitano De Donno, il supporter della trattativa. La trattativa nel 1992, per atti ufficiali, è passata sicuramente attraverso le persone del Generale Mori e del Capitano De Donno e del loro supervisore dell’epoca, così come ha riferito il generale Mori, il Generale Subranni. Il Capitano De Donno naturalmente, quando Mori divenne capo del SISDE, andò al SISDE anche lui. Oggi si occupa di sicurezza privata, ahimè!
 

Altro personaggio – qui rasentiamo il cabaret – che ha contraddistinto il ROS nella seconda Repubblica, è un personaggio che avrebbe un nome e un cognome, che però, come nei fumetti, si fa chiamare per pseudonimo. Ora, ci sono stati esimi esempi di ufficiali nobili ed integerrimi nella storia dell’arma dei carabinieri: Carlo Alberto Dalla Chiesa, il Capitano D’Aleo, il Capitano Basile. Ma voi ve lo immaginereste uno di questi personaggi che si fosse fatto chiamare con uno pseudonimo? Gli avrebbero riso in faccia. Non lo fecero. C’è invece un personaggio, che in teoria all’anagrafe si chiama Sergio De Caprio, che però è conosciuto con lo pseudonimo di Capitano Ultimo perché si sente evidentemente un personaggio dei fumetti. E’ un altro dei responsabili della mancata perquisizione al covo di Riina ed è uno dei personaggi – è un poveretto da come si propone – sui quali è però più difficile parlare, perché appena si cerca di mettere il dito sulle gravissime pecche di quell’ufficiale, ci sono personaggi, anche dell’antimafia ufficiale, che subito saltano in piedi e gridano allo scandalo. Perdonatemi, ma, con i personaggi da fumetti, investigazioni serie non se ne fanno e la storia del ROS è la prova di questo. Non è un caso, per altro, che i supporter di quegli ufficiali del ROS, di questi tempi, sono gli stessi supporter di Bruno Contrada, o gli stessi supporter dei servizi deviati.

 
 

Secondo argomento di cui vi volevo parlare, che è il vero buco nero purtroppo nell’informazione e anche negli ultimi giorni ne abbiamo avuto prova: la Provincia di Messina.
 

Storicamente nelle tradizioni di mafia era la provincia “babba”, posto tranquillo in cui non c’era, non si avvertiva, il problema criminale a differenza di Palermo. Per spiegarvi Messina e il sistema di potere Messinese e quindi, parlare di Barcellona Pozzo di Gotto, devo fare un esempio palermitano. Un esempio irreale per fortuna. Messina è il capoluogo della provincia, Barcellona è la cittadina più grande della provincia e ha circa 50.000 abitanti. Più o meno le stesse proporzioni che ci sono tra Palermo e Corleone. Possiamo dire che Barcellona, nella provincia di Messina, è la Corleone e la Bagheria insieme.
 

Ora, pensate voi che cosa sarebbe oggi Palermo se il procuratore generale di Palermo fosse un cittadino Corleonese, se il sindaco della città di Palermo fosse un cittadino di Corleone, se il personaggio politico di spicco, il presidente del Senato ad esempio, fosse un cittadino di Corleone, e se putacaso costoro fossero stati soci di un circolo paramassonico del quale fosse stato socio anche Bernardo Provenzano. Naturalmente si sarebbe gridato allo scandalo. E ovviamente è una situazione irreale per fortuna. Per carità, il sindaco di Palermo, non è una roba da ridere però, non è di Corleone e non era iscritto al circolo con Bernardo Provenzano, questo almeno glielo dobbiamo riconoscere. Bene, a Messina, il procuratore generale, ha fatto il nome il senatore Lumia poco fa, si chiama Antonio Franco Cassata, è un cittadino di Barcellona. Il sindaco della città di Messina è un cittadino di Barcellona che si chiama Giuseppe Buzzanca, il personaggio politico principale della provincia è il senatore Domenico Nania, vice presidente del Senato, cioè il vice di Schifani per intenderci ed effettivamente le proporzioni sono abbastanza adeguate. Ora questi tre personaggi, cioè i personaggi che oggi incarnano il potere vero effettivo nella provincia di Messina, sono tutti e tre soci di uno strano circolo culturale che naturalmente ha sede nella Corleone di Messina, cioè a Barcellona Pozzo di Gotto. Questo circolo culturale paramassonico, che si chiama Corda Fratres, ha avuto tra i suoi principali protagonisti anche un signore che si chiama Giuseppe Gullotti e che è il capo di Cosa Nostra di Barcellona Pozzo di Gotto. Quindi questi fantastici 4, cioè il più alto magistrato, il più alto politico, il sindaco della città e il capomafia di Barcellona stavano insieme nello stesso circolo culturale. Qualcuno di voi ha letto questa storia sulle grandi testate nazionali oppure in televisione? Ci sarebbe da non crederci e invece è così. Per capire quella città lo si potrebbe fare raccontando la storia di Graziella Campagna, lo si potrebbe fare raccontando la storia di Beppe Alfano. Il papà di Sonia, se non mi sbaglio, è l’ultimo giornalista assassinato dalla Mafia nella storia d’Italia. In Sicilia ne sono stati ammazzati otto. L’ultimo nella storia è stato a Barcellona Pozzo di Gotto, Beppe Alfano.

 

C’è però una storia che maledettamente rappresenta il buio che avvolge la vita della provincia di Messina, che è la più attuale di tutte. C’era un grande scienziato a Messina che era pure un personaggio che aveva grandissima passione politica, uno storico militante di sinistra che andava avanti al grido di “Legalità e Giustizia” ed era un personaggio iscritto al PCI, poi al PDS e ai DS e un grandissimo scienziato al contempo. Il 2/10/2008 questa persona, di cui ho avuto l’onore anche di essere amico, si è suicidata. Questa persona si è suicidata e ha lasciato un’ultima lettera. Questo mio amico si chiamava Adolfo Parmaliana. Era il più grande chimico industriale della Sicilia, uno scienziato riconosciuto a livello internazionale che aveva l’illusione di credere che la legalità potesse trionfare in provincia di Messina e nel barcellonese e nel suo piccolo paese che si chiamava Terme Vigliatore, il posto più caro alla latitanza dorata di Benedetto Santapaola. A proposito delle porcate del ROS, io vi segnalo questo che voi ancora non avete mai letto. Nell’anno 1993 Benedetto Santapaola era latitante a Terme Vigliatore. Era intercettato dal ROS con intercettazioni ambientali, i militari del ROS lo ascoltavano, veniva fatto anche il nome di Benedetto Santapaola, sapevano dov’era, avevano il nome, il cognome, l’indirizzo e nessuno è andato a prenderlo. Ancora nessuno è stato messo sotto processo per quella gravissima condotta.
Ora, in questo paese si svolse la vita di Adolfo Parmaliana. Adolfo Parmaliana aveva sperato nella giustizia e quindi si era rivolto alla magistratura. Alla fine, da un indagine dei Carabinieri, che si concluse con un’informativa, che trovate da leggere sul sito internet
www.illume.it, si chiama Tsunami, scoprì che i politici disonesti del suo paese, personaggi della criminalità organizzata, ufficiali di Polizia Giudiziaria, e magistrati che dovevano reprimere lì il crimine, erano un’unica consorteria. Capì il motivo per cui le sue denunce non erano più andate avanti: perché in realtà il tappo del sistema, come spesso accade, era la magistratura. Naturalmente non si trattava di magistrati per i quali qualunque esponente governativo si è mai lamentato, anzi… Quello stesso CSM vergognoso che ha punito Luigi de Magistris, che ha punito Clementina Forleo, che ha punito i magistrati di Salerno, che avrebbe punito Gioacchino Genchi se fosse stato magistrato, che avrebbe punito qualunque magistrato dalla schiena dritta. Quello stesso vergognoso CSM il 29/07/2008 nominò l’amico dei mafiosi, Antonio Franco Cassata, Capo della procura generale di Messina cioè al vertice della giustizia messinese. Da quel momento nasce lo sconforto in Adolfo Parmaliana che aveva anche testimoniato contro quel magistrato al CSM. Il 2/10/2008 Adolfo Parmaliana si è ucciso.
Poco fa è stato citato Pippo Fava. Nel suo romanzo, “Prima che vi uccidano“, diceva: “quanto vale la vita di un uomo in questo paese?”. Ecco, se voi leggete la storia di Adolfo Parmaliana su un bel libro che un giornalista sanamente conservatore come Alfio Caruso gli ha dedicato, l’editore è Longanesi, il titolo
Io che da morto vi parlo, capirete che in provincia di Messina la vita di un uomo non vale nulla.

Fabio Repici (Palermo, 12 dicembre 2009)

La trascrizione dell’intervento dell’Avv. Repici è stata curata da Angelo Garavaglia Fragetta

 

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