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All’Ungaretti di Grosseto gli studenti incontrano Francesco Mongiovì e Tommaso Catalano

Lo scorso 8 aprile Francesco Mongiovì e Tommaso Catalano, invitati dalle Agende Rosse, hanno incontrato gli studenti della Scuola Secondaria di Primo Grado Giuseppe Ungaretti di Grosseto.

Pubblichiamo le riflessioni che alcuni studenti ci hanno inviato.

 

Riflessioni sull’incontro con Francesco Mongiovì e Tommaso Catalano

Lunedì 8 aprile, a scuola, abbiamo avuto tutti l’onore di incontrare Francesco Mongiovì, ex agente della scorta di Giovanni Falcone e Tommaso Catalano, fratello di Agostino Catalano morto nella strage di Via D’Amelio come agente di Paolo Borsellino.

Tale appuntamento è stato intenso, ma non quanto le parole da loro dette.

Come prima cosa abbiamo parlato dei due attentati che hanno ucciso due magistrati, Falcone e Borsellino, che hanno lottato e dato la vita per sconfiggere la mafia, assieme ai loro agenti.

Gli ospiti e due persone della compagnia delle Agende Rosse, che hanno promosso questo evento, ci hanno presentato dei vari video, aggiungendo ogni volta informazioni e storie vissute personalmente.

Francesco ci ha raccontato come si sentiva ad essere un agente di Falcone, ha detto che si provava tanta paura, perché si sapeva che la mafia avrebbe attaccato il magistrato assieme alla scorta, ma di certo non si aspettavano mille chili di tritolo sotto un’autostrada. Il signore, che si è salvato dalla strage non essendo presente, ci ha detto di aver fatto da scorta a Falcone per tre anni, proprio durante il Maxiprocesso e che sarebbe stato disposto a fare da scudo umano all’uomo protetto perché provava stima nel suo voler sconfiggere la mafia.

Invece, Tommaso mi ha fatto capire che dietro a ogni morto c’è una famiglia che muore assieme alla vittima. Che quando morì suo fratello tutto cambiò: sua madre, i figli, e anche lui stesso. Ci ha spiegato che lui presenta il più possibile la sua storia nelle scuole per portare avanti esattamente ciò che faceva sua madre e per evidenziare che la storia non va dimenticata, che ognuno di noi deve lottare nel proprio piccolo per sconfiggere la mafia che ha presentato come un comportamento. Un comportamento che nasce tra i banchi di scuola, che è anche solo copiare o imbrogliare.

Quello che penso tutti noi abbiamo notato è che mentre ripeteva la storia della sua famiglia era evidente il dolore che provava nelle parole che doveva dire; infatti è proprio questo che mi ha commosso.

Infine ci hanno fatto vedere un video in cui molti mafiosi venivano arrestati, ma Francesco ha voluto evidenziare uno tra i primi arresti: quello di Giovanni Brusca, colui che ha premuto il pulsante per far saltare in aria l’autostrada su cui morirono i suoi colleghi. Ha espresso l’orgoglio che ha provato lui stesso nell’assistere al processo e seguire le indagini su questo criminale.

Per finire non posso fare altro che dire quanto è stato importante questo incontro, che mi ha lasciato, come a tutti noi, un qualcosa di profondo che ci rimarrà dentro.

Sophia – classe II C – Media Ungaretti di Grosseto

 

Incontro con l’Associazione Agende Rosse

L’8 aprile 2019 abbiamo incontrato l’Associazione Agende Rosse, un’associazione antimafia.

Il nome è stato preso dall’agenda rossa che Paolo Borsellino portava sempre con sé dopo la Strage di Capaci.

Nessuno sa che cosa c’era scritto dentro, perché nella Strage di Via D’Amelio, dove morì Borsellino, la borsa che conteneva all’interno l’agenda, rimasta incolume, venne portata via e poi rimessa al suo posto, ma dentro non fu ritrovato più nulla.

Abbiamo avuto l’onore di incontrare Francesco Mongiovì, un ex-agente della scorta di Falcone, che il giorno della Strage di Capaci non era presente, è Tommaso Catalano, fratello di Agostino Catalano, un agente della scorta di Borsellino che ha perso la vita nella Strage di Via D’Amelio.

Mongiovì ha raccontato della paura che si provava a essere nella scorta, perché si poteva perdere la vita in qualsiasi momento.

Ha detto di essere stato felice però quando lui e altri agenti hanno arrestato il mafioso Giovanni Brusca, l’uomo che azionò il telecomando per far saltare in aria i mille chili di tritolo allo svincolo Capaci dell’autostrada A29.

Infatti dopo la morte di Falcone e Borsellino la gente si svegliò e si impegnò di più nella lotta contro la mafia.

Tommaso Catalano, invece, ha raccontato del dolore che ha provato insieme alla sua famiglia quando ha saputo della morte del fratello.

È stato molto commovente.

Secondo me è importante ricordare tutte le persone che hanno combattuto e che combattono la mafia e che sfidano la morte.

È importante educare noi ragazzi a conoscere la mafia, perché così possiamo essere persone migliori e rendere libero il nostro paese da un futuro orribile.

Il coraggio e la passione che ci mettono questi uomini nella lotta contro la criminalità organizzata deve essere fatta nostra.

Solo in questo modo potremo annientare l’organizzazione criminale più grande e potente al mondo: la mafia.

Laura – classe II C – Media Ungaretti di Grosseto

 

Incontro con le Agende Rosse

“La Mafia teme più la scuola che la Giustizia” (Antonino Caponnetto)

La Mattina dell’8 aprile, noi ragazzi della scuola Ungaretti abbiamo avuto l’onore di avere un incontro con due grandi esponenti dell’Anti- Mafia: Francesco Mongiovì e Tommaso Catalano.

Il primo era un agente della scorta di Giovanni Falcone, che però non era presente il giorno della Strage di Capaci.

L’altro è il fratello di un agente della scorta di Paolo Borsellino, morto durante la Strage di Via d’Amelio.

Tommaso ci ha parlato di suo fratello Agostino e di quello che ha fatto nel suo periodo di lavoro.

La sua storia era molto commovente, perché ha dovuto superare diverse difficoltà.

Era rimasto vedovo nel 1989 con tre figli.

Quando ha iniziato a lavorare nella scorta, iniziava ad avere paura ogni giorno, ma era anche molto orgoglioso di ciò che stava facendo.

Tutto cambiò quando c’è stato l’attentato a Falcone, passò da essere una persona energica ad essere sempre più preoccupato.

Aveva molta paura.

Il giorno della strage di Via d’Amelio, Tommaso e la sua famiglia sono rimasti molti scossi, soprattutto la madre.

Il modo in cui Tommaso raccontava la storia è stato molto emozionante, ma nessuno riuscirà mai a capire il suo dolore.

Lui e la sua mamma, ormai deceduta, continuarono a parlare di mafia andando a parlarne nelle scuole.

Personalmente, ho trovato la storia di Tommaso molto commovente.

Lui ci ha insegnato a lottare contro la illegalità fino all’ultimo, come hanno fatto sua mamma e suo fratello.

Invece Francesco, chiamato da tutti Ciccio, ha raccontato come era lavorare per una persona come il giudice Falcone.

Ha iniziato a lavorare con lui durante il Maxi-Processo, fino a poco prima dell’attentato.

Lui ci ha parlato dei comportamenti “mafiosi” che si possono avere a scuola: copiare, non ascoltare, fare i bulli…

Inoltre, ha aggiunto che lo studio non serve né per fare un piacere agli insegnati né per farlo ai nostri genitori, ma deve essere per fare un piacere a noi stessi.

Lo studio ci aiuterà negli anni.

Ciccio ci ha fatto vedere un video sugli arresti più importanti di mafiosi.

Ha spiegato che lui ha arresto il mafioso Giovanni Brusca, l’uomo che ha fatto saltare in aria l’autostrada di Capaci.

Quella è l’arresto di cui va più fiero nella sua carriera da Poliziotto.

L’intervento di Ciccio è stato meno toccante, ma molto più istruttivo.

Ha parlato di tematiche molto complesse.

Il bullismo è una specie di “mafia”, perché te la prendi con uno più debole di te.

La maggior parte della gente durante un atto di bullismo ride o rimane in silenzio, per non essere poi infastidito dal bullo.

La stessa cosa capita con la mafia, perché la gente vede un attentato di mafia e tace per non essere uccisa.

Secondo me è bene insegnare a non vivere nell’omertà.

“La Mafia uccide, il silenzio pure” (Peppino Impastato)

Francesco – classe II C – Media Ungaretti di Grosseto

 

Incontro con Francesco Mongiovì e Tommaso Catalano

Innanzitutto Tommaso Catalano è il fratello di un agente morto nella strage di Via d’Amelio facendo da scorta a Borsellino, mentre Francesco Mongiovì era un agente della scorta di Falcone che durante la strage di Capaci non era in servizio.

Ad un certo punto ci hanno fatto vedere un video che mostrava i familiari delle vittime delle stragi dove parlavano del loro dolore.

Mi ha fatto riflettere molto, dietro ad ogni morto c’è una famiglia, dei figli, delle madri, dei fratelli, di cui noi non possiamo nemmeno immaginare il dolore che hanno provato.

Mentre Tommaso parlava si sentiva il suo dolore che ha reso l’atmosfera pesante, non capivo come facesse a non scoppiare in lacrime mentre parlava di suo fratello, un uomo davvero forte.

Ma soprattutto non possiamo immaginare il terrore, la paura, l’angoscia che ha dovuto passare Agostino Catalano in quei 57 giorni dopo la morte di Falcone, perché sapeva che ora toccava a Borsellino e a lui, il suo scudo umano.

Una cosa che mi ha colpito è che Tommaso fa tutto questo per la madre, che per anni, prima di morire ammalata, girava per le scuole italiane a raccontare il proprio figlio.

Durante i giorni di malattia la cosa che la preoccupava di più era il fatto che non avrebbe più potuto parlare ai ragazzi di mafia e della tragedia che ha sopportato.

Così suo figlio, Tommaso, la rassicurò dicendole che sarebbe andato lui a parlare finché le gambe glielo avessero permesso.

Francesco ci ha parlato di cose più tecniche, ma diceva che in quei tre anni e mezzo di scorta a Falcone non c’era un giorno in cui non ha avuto paura di morire.

Un uomo assai coraggioso.

Lui si è avvicinato alla “mafia” nelle scuole, al bullismo.

Ha detto che parlare mentre parla un insegnante o ridere, copiare e non ascoltare ,sono dei comportamenti “mafiosi”, che poi portano al bullismo.

Mi ha dato un grande insegnamento: studiare per avere la libertà, non studiare per fare un piacere ai nostri genitori o agli insegnanti ma per noi stessi.

Quando una cosa non è giusta non bisogna restare in silenzio.

Dopo di che abbiamo visto un video con tutti gli arresti di mafiosi e Francesco ha fermato su un’immagine di Giovanni Brusca, che è quello che ha spinto il pulsante per far saltare in aria il tritolo per Falcone.

Francesco ha avuto l’onore di arrestarlo e di interrogarlo e ha parlato di lui con orgoglio.

Era orgoglioso di aver fatto del bene per la società.

Credo che per tutti, nessuno escluso, questo incontro sia stato molto significativo; tutti noi siamo usciti da quella stanza con qualcosa in più, qualcosa di utile che ci servirà in tutta la vita: il senso di giustizia.

Sono grata con i miei professori che hanno organizzato tutto, ma soprattutto all’Associazione Agenda Rossa, a Tommaso e a Francesco, che ogni giorno trovano la forza di alzarsi ed andare avanti.

Elettra – classe II C – Media Ungaretti di Grosseto

 

Incontro con Tommaso Catalano e Francesco Mongiovì.

Oggi abbiamo conosciuto Tommaso Catalano che era il fratello di Agostino Catalano che è morto nella strage di via D’Amelio, e Francesco Mongiovì detto anche Ciccio, che era un agente della scorta di Falcone e quando ci fu la strage di Capaci non era in servizio.

Questi due uomini ci hanno raccontato cose che ci hanno fatto riflettere e commuovere.

Francesco ci ha raccontato come era disposto a mettersi davanti alla persona che doveva proteggere.

Ciccio quando fu arrestato il colpevole ebbe un senso di sollievo, perché non aveva arrestato per vendetta, ma per onorare i suoi amici che erano stati uccisi.

E Tommaso Catalano ha raccontato di suo fratello, non so come non abbia fatto ad emozionarsi, quando parlava di lui ce lo faceva immaginare e sentire.

È stato commovente cosa hanno raccontato con tale scioltezza ma in fondo in fondo sentivamo che provavano dolore a ricordare.

Ciccio ci ha detto che non dobbiamo studiare o prendere voti buoni non per i genitori o gli insegnanti, ma per noi.

Noi dovremmo combattere la mafia come il bullismo. Tommaso ci ha fatto una dimostrazione e noi ci ridevamo sù, ma dovremmo rifletterci.

Alessia – classe II C – Media Ungaretti di Grosseto

 

Incontro con Tommaso Catalano e Francesco Mongiovì

Tommaso Catalano è il fratello di Agostino Catalano, che faceva parte della scorta di Borsellino e che è morto il 19 luglio 1992 nella strage di via d’Amelio.

Francesco Mongiovì è invece un poliziotto della scorta di Falcone, che però per miracolo non era presente il 23 maggio del 1992 quando è avvenuta la strage di Capaci.

Sono venuti a scuola a testimoniare questi eventi così brutti e dolorosi.

Nei loro volti e nei loro discorsi si vedevano i brutti momenti che hanno passato, la morte di persone a loro care e la paura che hanno affrontato.

Le loro parole e i video dei familiari delle vittime hanno infatti colpito penso tutti, poiché parlavano di persone che hanno cercato di combattere una grande forza come la mafia e che sono stati poi uccisi crudelmente e ingiustamente.

Mi ha colpito molto il discorso di Tommaso Catalano dove dice che i figli di queste persone non potranno mai più chiamare i propri genitori, perché non li hanno più e ho immaginato come sarebbe stato difficile per me se mi fosse successo.

Li ammiro perché anche dopo queste orribili e indimenticabili tragedie hanno il coraggio e la forza di parlare.

Non si arrendono e continuano a lottare diffondendo in giro per l’Italia i loro pensieri sulla mafia e ricordando tutto quello che queste persone coraggiose hanno fatto per noi prima di morire in un modo così brutto e atroce.

Hanno fatto conoscere meglio a giovani come me cose che non abbiamo vissuto perché in quel tempo ancora non c’eravamo, cercando anche di alleggerire in parte discorsi così pesanti ma facendoci comunque conoscere la brutta realtà della mafia.

Giulia – classe II C – Media Ungaretti di Grosseto

 

Incontro con Francesco Mongiovì e Tommaso Catalano

L’8 aprile nella nostra scuola sono venuti un agente della scorta di Falcone e il fratello di un agente della scorta di Borsellino, Tommaso Catalano (fratello di Agostino Catalano).

Tommaso Catalano ha raccontato di suo fratello e del suo istinto di aiutare. Mi è piaciuto molto il suo discorso anche perché ha cercato di non piangere, per la tragica storia che gli è capitata, davanti a noi alunni. L’avevo visto allontanarsi con le lacrime agli occhi. Di solito a quest’età si consolano le persone per: fine di amicizia, morte di animali domestici eccetera; mentre a quell’uomo una consolazione è quella di aver capito la sua storia e di confortarlo in ogni momento.

La sua storia mi ha fatto veramente emozionare, mi ha fatto anche capire in che mondo siamo e di quali persone dobbiamo fidarci, a quanto dobbiamo voler bene alla nostra famiglia perché prima o poi si perde un membro di essa. In quell’uomo ho visto una forza per guardare ancora in avanti anche se quasi tutto è perduto. Un evento che ci ha raccontato di suo fratello è stato che una volta quando erano andati al mare, lui e tutta la sua famiglia, aveva sentito affogare un ragazzo in mare. Anche se tutti dicevano che ormai era “tardi” lui prese il ragazzo e lo portò sul bagnasciuga. Per salvarlo gli fece dei massaggi al torace e la respirazione bocca a bocca. Quel ragazzo è stato subito portato in ospedale, dove è rimasto in coma per 20 giorni e dopo di essi si è svegliato. Tommaso Catalano ha aggiunto che una volta che era andato al cimitero aveva rivisto quel ragazzo insieme a due bambini. Uno di essi chiese al ragazzo salvato perché fossero lì a mettere una rosa sulla sua tomba. Suo padre gli rispose: “Quest’uomo mi ha salvato la vita.” Questo momento è stato davvero toccante.

Durante questa esperienza con loro hanno fatto più applausi a Francesco perché è un poliziotto invece che a Tommaso per il suo coraggio di parlare. So che fare il poliziotto e quindi salvare il crimine e sentirsi diciamo un eroe per la città è bello ma comunque parlare dei propri dolori e sfogarsi con alunni delle medie vuol dire essere coraggiosi. Io preferisco essere coraggiosa che essere un’eroina. Quando Francesco ha parlato del suo lavoro mi è tornata in mente una persona che conosco, della quale capisco solo ora l’importanza del suo lavoro.

Spesso quando siamo piccoli ci chiedono quale lavoro vogliamo fare da grandi, i maschi di solito rispondono voglio fare un astronauta mentre le femmine hanno un po’ le idee sparse ma quasi tutte portano alla cantante, alla popstar, all’attrice ecc.

Mentre Francesco Mongiovì, faceva parte della scorta di Falcone ma non era presente all’attentato. Era onorato di essere nella scorta di Falcone ma ci sono sempre nei cambi nella polizia e nelle forze dell’ordine, per motivi di turni e sicurezza, ed in quel momento è stato sostituito da un’ altro.

Durante un video, che faceva vedere tutti i delinquenti con la mafia, Francesco si è fermato al primo criminale: “Giovanni Brusca”. Lui lo considero un assassino oltre il fatto che ha schiacciato il pulsante per far esplodere il tritolo ma anche perché ha bruciato nell’acido due figli di un pentito di mafia. Il poliziotto ha anche aggiunto che quando Giovanni Brusca è stato catturato, lui e la famiglia di suo fratello, guardavano il film su Giovanni Falcone. Il bandito chiese un favore ai poliziotti. Voleva salutare la sua famiglia, ma un poliziotto gli rispose: “Tutte le persone morte negli attentati, fatti da voi mafiosi, non hanno potuto salutare la propria famiglia quindi anche tu non la saluterai.”

Francesco ha detto che questa non era verità era giustizia.

Questo incontro è stato molto intenso dal punto di vista della polizia e dei crimini e toccante dal punto di vista delle storie di vita.

Sofia G. – classe II C – Media Ungaretti di Grosseto

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