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Aemilia Nessun Dorma “…solo quando si scioglierà il silenzio, la luce splenderà.”

di Isabella Maselli,  Movimento Agende Rosse ‘Rita Atria’ Reggio Emilia e Provincia.

Non vogliamo ingannarvi, questo non è un invito all’Opera, ma l’analogia con la Turandot pucciniana del secolo scorso ci sembrava colma di quella poetica che si fatica a trovare nella quotidianità, poetica che spesso si ritrova nell’universo femminile e nel suo dono di generare nuove vite. Turandot tuttavia le vite non le generava, bensì le stroncava. Lei era una donna forte, intransigente, giusta per quanto crudele ma, come spesso accade, questo scudo di ferro non era altro che la protezione per un anima timorosa, ferita, tradita e piena d’amore puro. La delusione, le violenze, i soprusi spesso sono la causa scatenante di questi profili e la fiducia diventa così un qualcosa da non concedere a nessuno, mai.

La donna di cui vogliamo parlarvi è molto simile alla bella Turandot; è stata spesso violata, ignorata, denigrata e abusata e proprio per questo con il tempo la sua fiducia nel prossimo si è consumata ma nonostante tutto non smetterà mai di perseguire quella che è la sua perenne missione: far prevalere il bene sul male. Ognuno di noi, infatti, sa che può contare su di lei per far valere i propri diritti, le proprie ragioni, perché sempre disponibile ad ascoltare e lo fa da tempo immemore. Certo, non negheremo che in passato ha commesso qualche errore ma ha sempre cercato di rimediare mantenendo alto il suo onore. Nel tempo le sono stati assegnati diversi nomi, i greci ad esempio la chiamavano Temi, i Romani Giustizia. I suoi costumi di scena non sono molti, le basta una bilancia, dalla quale dipende il futuro di molte persone ed è per questo motivo che il 23 marzo, alle 20,45 a Reggio Emilia, Rivalta, in via Sant’Ambrogio 2, Sala civica,  vi invitiamo a conoscere i risvolti riguardo uno dei processi più importanti del Nostro Paese e della Nostra epoca, il processo AEMILIA, nel quale si cerca di fare luce su un fenomeno che con il tempo si è radicato nella nostra società: quello delle mafie.

Il palcoscenico che offre la possibilità alla Signora Giustizia di operare è quello del Tribunale di Reggio Emilia e anche se ad una prima occhiata le sue scenografie sembrano non avere granché da condividere con quelle della Turandot, considerando la millenaria vita che l’impianto giuridico vanta, l’immensità di documenti che sono lí custoditi e che ognuno di essi racconta un pezzo di vita, vicina o lontana da noi, ci si sente connessi a qualcosa di molto più grande, quel qualcosa che l’umanità intera non smetterà mai di perseguire: la Giustizia.

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